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Come gestire la paura di essere incinta

Stressarsi da sole ed entrare in tensione e paranoia al primo ritardo. Ecco cosa fare.

Stressarsi da sole ed entrare in tensione e paranoia al primo ritardo. Ecco cosa fare.

Ci sono ansie che non passano mai di moda. Come quella di essere incinta, se hai fatto sesso “non totalmente protetto” con qualcuno. “La probabilità c’è sempre”, dicono. E per quanto tu possa sforzarti di esser positiva e dirti che “in fondo il rischio è stato minimo”, ci sono situazioni in cui la paura ti sale alla testa.

Come quando hai un ritardo mestruale, e allora inizia il conteggio dei giorni di ritardo.

Uno, due, tre, quattro giorni. Più il numero aumenta, più hai la sensazione di perdere il controllo ed entrare nel “panic mood”. Soprattutto se il potenziale padre è qualcuno con cui non hai una relazione o che stai frequentando ma che, dentro di te, sai già che non sarebbe la persona “giusta”. Partiamo col dire che ci auto-condizioniamo.

Non è un caso che, più abbiamo paura di essere incinta, più il ritardo aumenta.

Il corpo entra in tensione e risponde ai pensieri stressanti della testa. A volte l’ansia di essere incinta sopraggiunge ancora prima della data in cui il ciclo dovrebbe tornarci. Come una sorta di auto-punizione, che ci infliggiamo perché “sono stata una stupida e dovevo farlo totalmente protetto”. Essere consapevoli di quanto ci condizioniamo, è già un buon inizio.

Abbiamo una forte influenza sul corpo, tanto più se siamo soggetti sensibili e predisposti alla somatizzazione.

Presa questa consapevolezza, varrebbe la pena tentare di rilassarsi, mentalmente e fisicamente. O, quanto meno, provare a staccare la testa dalla preoccupazione fissa. E qui facciamo i conti con i primi due ostacoli. Ostacolo numero uno: bisogna aspettare un minimo di giorni di ritardo perché il test di gravidanza sia attendibile. Ostacolo numero due: come passerai questi giorni di attesa?

Quando non possiamo farci nulla e l’unica cosa che resta da fare è aspettare, anche se non ci sembra, consumiamo energie.

Nulla è più energicamente dispendioso dello stare ferme quando si vorrebbe “sapere” quanto prima cosa ci aspetta! Allora ci sentiamo pesanti, stanche, angosciate. Non vogliamo parlarne con lui perché non ci vogliamo evitare di coinvolgerlo prima di esserci accertate. Magari neanche usciamo, perdiamo il sorriso, facciamo fatica a concentrarci sul lavoro e anche con le amiche scherziamo meno.

Le amicizie fidate in questa fase sono essenziali.

Parlarne, sdrammatizzare, condividere le preoccupazioni aiuta: non solo ad avere un secondo punto di vista ma anche a riprendere i ritmi normali di vita. “Esci, smettila di angosciarti: tanto, che cosa puoi farci?” - ti dice un’amica. “Non preoccuparti, mal che vada ti sarò vicina e capiremo insieme il da farsi” - ti dice l’altra. O ancora: “Io sento che non sei incinta. Ti fidi di me? Stai tranquilla.”

Magari non avranno un effetto totalmente calmante, ma un conforto di là e un conforto di qua aiutano a smorzare la tensione.

C’è chi corre subito in farmacia a fare il test di gravidanza, anche se i tempi non sono ancora quelli minimi per l’attendibilità. “Se il risultato è positivo, probabilmente sarà così”, ti dicono in farmacia. “Ma se il risultato è negativo, bisogna ripetere ancora il test dopo tre o quattro giorni per confermare la negatività dell’esito”. Insomma, pare che per mettersi l’anima in pace non esista un responso negativo unico.

Il rischio è quello di entrare in un mulinello di timori e paranoie, in cui ogni test di gravidanza con risultato negativo continua ad alimentare l’ansia, anziché placarla.

Meglio, quindi, aspettare il periodo finestra minimo di ritardo per avere risultati attendibili ed evitare di sottoporsi a più test dei cui risultati non ci fidiamo abbastanza. Una buona mossa sta nell’approfittarsi del periodo minimo di attesa per provare a lasciarsi andare e vedere “come reagisce” il corpo. Esci, scegli cose che ti rilassano, stai con persone che ti fanno “staccare”. Probabilmente il ciclo ritornerà magicamente proprio in quel giorno in cui, per un po’, hai smesso di pensarci. C’è anche chi si aiuta dicendo che “se è destino, è destino”. Dipende dal carattere della persona: per alcune rassegnarsi al karma può essere una buona soluzione per scaricare la tensione e “riprendersi”.

Ci vuole karma, il relax giusto e sangue freddo.

Ma soprattutto, alla fine dello stress, se il timore si sarà dimostrato infondato e la fortuna avrà remato dalla nostra parte, che ci serva da lezione.

Foto @andriano_cz | Fotolia.com