Vivere eco
Vivere eco

Protein, la plastica che si ottiene dal latte

L'ha realizzato Tessa Silva-Dawson, una studentessa di design al Royal College of Art di Londra, si tratta di un biomateriale che può sostituire la plastica. 

L'ha realizzato Tessa Silva-Dawson, una studentessa di design al Royal College of Art di Londra, si tratta di un biomateriale che può sostituire la plastica. 

"Protein", è una bioplastica ottenuta dal latte di scarto che potrà sostituire la plastica ottenuta dai combustibili fossili.

L’ha realizzato Tessa Silva-Dawson, una studentessa di design del Royal College of Art di Londra usando il latte di scarto di un caseificio del Sussex, che ogni settimana butta circa tremila litri di latte scremato: uno spreco necessario per rispettare le quote e e richieste del mercato.

Questa plastica alternativa, creata a partire dal latte di mucca, ha le stesse prestazioni della plastica che si che produce a partire dai combustibili fossili.

"Protein" si ottiene seguendo lo processo produttivo della produzione casearia: il latte viene scaldato e, con il calore, si separa la cagliata dal siero. In seguito la cagliata viene essiccata con l'aiuto di un macchinario industriale e, per finire, viene mescolata a un plastificante naturale. Alla fine del processo si ottiene una pallina duttile che si può tagliare, modellare, stampare e addirittura intagliare con un tornio.

In realtà questo materiale composto di proteine che derivano dalla caseina estratta dal latte scremato, è stato messo a punto la prima volta nei primi anni del '900, come alternativa a materiali preziosi come tartaruga e avorio

"Protein" non è altro che un'evoluzione di questo prodotto inventato nei primi anni del secolo scorso che può usufruire di processi avanzati. Questa nuova bioplastica è biodegradabile e non miscelata con plastificanti artificiali è si ottiene completamente da materiali biologici di origine animale: una volta aggiunti pigmenti e coloranti si può ottenere qualsiasi effetto desiderato e la finitura delle superfici viene trattata con la cera.

Il prodotto finale si può impiegare tanto nella grande distribuzione che nella piccola distribuzione: la sua creatrice sta ancora studiando quali possano essere gli usi migliori per il nuovo materiale.

Si tratta di un prodotto che potrebbe promuovere l'industria lattiero-casearia e permetterebbe di evitare lo spreco di grandi quantità di latte scremato nel processo di separazione per fare burro e panna

Con questa questo progetto non si va affatto ad aumentare la produzione del latte, ma anzi, si sfrutta al massimo un materiale ampiamente disponibile e che, comunemente, viene sprecato.

Foto @www.repubblica.it