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La culla della cultura greca in Italia

Una visita alla Valle dei Templi di Agrigento

Una visita alla Valle dei Templi di Agrigento

Non si può di certo dire di aver visto la Sicilia se non si è fatto un giro alla Valle dei Templi di Agrigento, un vero e proprio gioiello dell’isola e tra i parchi archeologici più belli d’Italia.

Bene UNESCO dal 1997, le rovine sono circondate dalla natura tipica della macchia mediterranea; ulivi, mandorli e vigneti ricoprono i rilievi sui quali sorge la città e arrivano fino al mare, creando un’ambientazione suggestiva e idilliaca.

La fondazione di Akragas avvenne nel 580 a.C. per opera di alcuni coloni greci. Il nome cambiò in Agrigentum nel 210 a.C. quando cadde in mano ai Romani.  La parte più affascinante della città è sicuramente l’area sacra, dove sono situati i principali santuari dedicati alle divinità più importanti: Zeus Olimpio, Hera Lacinia, Vulcano, Concordia ed Eracle.

Il tempio di Zeus Olimpio era tra i più imponenti dell’antichità, sicuramente il più grande in Italia; sulle pareti esterne, tra le semicolonne, trovavano sede i telamoni, suggestivi giganti alti più di 7 metri che sorreggono la cornice del tempio. In mezzo alle rovine è collocata una copia dei giganti in posizione coricata, mentre uno degli originali è conservato presso il Museo archeologico regionale.

Il tempio di Giunone era dedicato alla protettrice dei matrimoni, dove venivano celebrate le funzioni. Il tempio della Concordia è il santuario dorico meglio conservato del parco archeologico, trasformato in chiesa cristiana nel VI secolo d.C.; il più antico è invece quello di Eracle, della fine del VI secolo a.C., del quale non rimangono che otto colonne.

L’altro grande tempio è quello dei Dioscuri, il simbolo della città, dedicato a Castore e Polluce, i due gemelli figli di Zeus e Leda. È situato proprio al centro del Santuario delle divinità ctonie, dove incontriamo il tempio di Demetra e Kore (Persefone), sulle cui rovine venne edificata la chiesetta di San Biagio.

Tra il tempio dei Dioscuri e quello di Vulcano troviamo la Kolymbetra, la cui fama era già conosciuta nell’antichità, tanto da farla quasi divenire un luogo leggendario. Si tratta di una piccola valle divenuta un vero e proprio patrimonio storico e naturalistico: qui, tra resti archeologici, alcuni sentieri ci accompagnano tra le tipiche piante della macchia mediterranea con agrumi, salici, canne, pioppi, tamerici, il tutto ancora irrigato secondo antiche tecniche arabe. La Kolymbetra è oggi bene FAI.

Un’ampia strada collega questa zona a quella residenziale, costruita secondo il tradizionale reticolato di Ippodamo da Mileto: sono sei strade principali tagliate perpendicolarmente da diverse strade più strette.

Un’altra area d’interesse è il quartiere ellenistico-romano, che ci offre uno spaccato del tessuto urbano e soprattutto del modo di vivere degli antichi abitanti. Della zona residenziale si conservano alcune case con mosaici pavimentali ben conservati raffiguranti piante e animali, e resti di intonaco dipinto. Possiamo vedere ancora oggi i ruderi delle opere urbanistiche quali impianti idrici, strutture di drenaggio e fognature.

Di questa zona si conservano anche i resti di alcune abitazioni a peristilio, l’Ekklesiasterion, quella che era la sede dell’assemblea popolare, e il Bouleuterion, quella del senato.

Da visitare è anche la grande necropoli posta sul pendio che conserva diverse sepolture di epoca pagana e cristiana. Sono da menzionare la tomba di Terone,un edificio in tufo dalla forma squadrata decorato con bassorilievi, risalente al periodo romano, e le necropoli delle grotte Fragapane,complesso sotterraneo del IV secolo d.C.

La villa Aurea, circondata da un giardino, è stata adibita a sede per mostre ed esposizioni temporanee. Completa la visita alla città un salto al Museo archeologico regionale, ospitato nel convento di san Nicola. Qui sono raccolti reperti di epoca preistorica, greca e romana; da non perdere il telamone alto circa 8 metri, una raccolta di vasi a figure nere e rosse, frammenti marmorei di statue del V a.C., un mosaico raffigurante una gazzella e molto altro.

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