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Il castello di Paolo e Francesca

A Gradara per visitare i luoghi della famosa storia d'amore

A Gradara per visitare i luoghi della famosa storia d'amore

Conosciamo tutti la tragica storia d’amore di Paolo e Francesca raccontata da Dante nella Divina Commedia. Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancora non m’abbandona. Il poeta incontra i due innamorati nel V canto dell’Inferno, nel girone dei lussuriosi. Non è altrettanto nota, però, la cornice di tale storia d’amore: la rocca malatestiana di Gradara nelle Marche.

Il borgo ha origini medievali, le notizie più antiche risalgono al XII secolo. I primi proprietari furono i conti Griffo, che costruirono il primo nucleo del castello; in seguito il maniero venne ceduto ai Malatesta di Verucchio, dai quali prende il nome, che costruirono la rocca sulla parte più alta del colle e innalzarono la cerchia intorno all’abitato. Dal 1463 la fortezza fu di proprietà degli Sforza, ai quali si deve l’aspetto tipicamente quattrocentesco, fino al 1512, quando passò ai Della Rovere. Le famiglie trasformarono la rocca in una maestosa residenza nobiliare, per poi diventare possedimento dello Stato Pontificio dal 1631.

È proprio alla famiglia Malatesta apparteneva lo sfortunato Paolo, innamorato di Francesca, la giovane moglie del fratello Giovanni Malatesta. La storia narra che i due s’innamorarono leggendo della vicenda tra Lancillotto e Ginevra; Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse, raccontano i due personaggi a Dante, e così fu amore. I due amanti vennero scoperti proprio dal marito di lei, colti in flagrante furono entrambi trafitti dalla sua spada.

Si accede al borgo circondato da torri e torrioni dalla porta dell’Orologio. Il mastio e la torre maestra con la Sala della Torture si affacciano sul Cortile d’Onore. La rocca a pianta quadrangolare è l’elemento di maggiore spicco, elegante e altamente suggestiva, circondata da ben due cerchia murarie.

Gli appartamenti nobili raccontano la storia dei personaggi che vissero tra queste mura, visitiamo il Salone di Sigismondo e Isotta, la Sala della Passione, il Camerino di Lucrezia Borgia, la Camera del Cardinale, la Sala dei Putti, la Sala del Consiglio, la Camera di Francesca, la Cappella Gentilizia e la Sala del Corpo di Guardia. Nella cappella della rocca si conserva sull’altare una terracotta invetriata di Andrea della Robbia, lo stesso scultore che operò al Santuario della Verna.

Gli arredi che vediamo oggi nel castello, però, non sono originali: sebbene risalgano al XV e XVII secolo, vennero scelti come decoro per le camere durante i restauri degli anni Venti del Novecento.

Il luogo più suggestivo è sicuramente la ‘camera di Francesca’, dove si consumò la storia d’amore intorno al 1289. La camera è decorata con i simboli dei Malatesta, una botola indica quella che doveva essere la via di fuga di Paolo.

La fama del castello è principalmente legata alle vicende dei suoi personaggi. In queste stesse stanze venne ospitata un’altra donna celebre, Lucrezia Borgia, la seconda sposa di Giovanni Sforza. La donna è passata alla storia come la terribile avvelenatrice, che uccideva in questo modo i suoi amanti. Lucrezia era inoltre la pedina del padre, il papa Alessandro VI, che utilizzava i matrimoni della figlia per i propri intrighi di potere. Probabilmente il camerino della nobildonna fu decorato da Amico Aspertini, proprio in occasione del matrimonio con Giovanni. Allo stesso artista si devono le decorazioni della sala della Passione di Cristo.

La sala dei Putti fu invece decorata dall’Aspertini e da Zaganelli, con degli amorini per la nascita dell’erede Costanzo Sforza nel 1510.

Oltre alla rocca, di notevole interesse sono anche le doppie mura che circondano il castello di Gradara. Queste sono dotate di camminamenti di ronda per tutta la lunghezza del loro perimetro, con una parte aperta ai turisti: da lassù, oltre a poter godere di una bellissima vista panoramica del territorio circostante, che un tempo permetteva di controllare i movimenti dei borghi limitrofi, si possono osservare da vicino le feritoie e la merlatura.

Per concludere la visita vale la pena fare un salto al Museo di Gradara che raccoglie armi e strumenti di tortura, attrezzi agricoli, riproduzioni in scala di oggetti antichi; viene dedicata particolare attenzione alla storia di Paolo e Francesca attraverso documenti, costumi, immagini e ricostruzioni dei personaggi a grandezza naturale

www.gradara.org
www.castellodigradara.org