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L'incanto senza tempo di Giardino Giusti

Uno dei giardini più belli d'Italia nella città di Giulietta e Romeo

Uno dei giardini più belli d'Italia nella città di Giulietta e Romeo

Se cercate un’oasi verde a Verona, il luogo adatto a voi è sicuramente Giardino Giusti, un classico giardino all’italiana a pochi passi dal centro di e nelle immediate vicinanze del teatro romano in cui poter passeggiare e respirare un’atmosfera sospesa e quasi fuori dal tempo. Questo giardino si trova sul retro di Palazzo Giusti, un edificio dal classico impianto a U che venne scelto come dimora dalla famiglia patrizia Giusti, emigrata a Verona dalla Toscana nel XV secolo.

Già alla fine del Quattrocento, iniziarono i lavori per la conversione dei campi retrostanti il palazzo in un giardino privato, ma il suo aspetto attuale è dovuto al conte Agostino Giusti (1546-1615), cavaliere della Repubblica Veneta e gentiluomo del Granduca di Toscana. Nel 1570, infatti, il Conte decise di commissionare la sistemazione del giardino, prima coltivato a erbe officinali, ortaggi e frutti, a un architetto, rimasto peraltro sconosciuto, con l’intento di ricreare, nella sua abitazione, un tipico giardino toscano rinascimentale modellato sul Giardino di Boboli di Firenze.

Nel corso dei secoli Giardino Giusti conobbe numerose trasformazioni, con contaminazioni barocche e romantiche che ne mutarono parzialmente la fisionomia, finché, nel 1930, un restauro ne ha ripristinato in gran parte l’assetto rinascimentale.

Tra i visitatori di questo luogo si registrano nomi di personaggi celebri della cultura e della storia europea, tra i quali Mozart (1756-1791), Goethe (1749-1732), l’illustratore tedesco Christoph Volkamer (1644-1720), che lo rappresentò su tavole nitidamente incise, il re Carlo Felice di Savoia (1765-1831), l’imperatore Giuseppe II (1741-1790), lo zar Alessandro I (1777-1825), lo scrittore inglese Joseph Addison (1672-1719) e il musicista Gabriel Fauré (1845-1924).

Attualmente, è possibile accedere al giardino dal portone centrale del palazzo, affacciato su via Giardino Giusti, attraversando un atrio cinquecentesco, in cui oggi si trova la biglietteria, e un muro merlato di recinzione nel quale sono incastonate due fontanelle sovrastate dalle statue di Atena e Apollo, che accolgono idealmente il visitatore al suo ingresso nel giardino.

L’asse centrale è costituito dal famoso viale di svettanti cipressi che, grazie a un sapiente gioco prospettico, appare più lungo di quanto non sia in realtà. Proprio all’ombra di uno di questi cipressi, il 17 settembre 1786 trovò ristoro Goethe: in viaggio da Verona a Venezia, il poeta rimase a tal punto colpito dal giardino da darne una breve descrizione nel suo Viaggio in Italia; le parole di Goethe sono riportate sia nella versione tedesca sia in traduzione italiana in un’iscrizione su supporto bronzeo posta accanto a uno dei cipressi.

Il viale di cipressi culmina nella grotta del Genius loci, scavata nel tufo di una rupe preesistente e sormontata da un enorme mascherone di pietra dall’aspetto mostruoso, nella quale si può entrare salendo con una scalinata di mattoni.

Nel progetto originale, il mascherone avrebbe dovuto emettere fiamme dalla bocca, mentre, all’interno della grotta, un gioco di specchi avrebbe dovuto incantare i visitatori; tuttavia nulla di tutto ciò è visibile oggi. Un grazioso belvedere sormonta il mascherone del Genius loci, offrendo un suggestivo panorama di Verona nonché un colpo d’occhio sull’intero Giardino Giusti.

Tra le aiuole del giardino all’italiana circondate da siepi di bossi, inoltre, si snodano diversi percorsi laterali, che permettono di godere della bellezza delle innumerevoli statue e fontane che adornano il giardino e di scoprire preziosità botaniche come la rara varietà delle pallide rose antiche, le siepi dell’antichissima pianta di rusco, i frutti rossi del Taxus baccata e i grandi vasi dell’edera d’oro di Bogliasco.

Nel giardino è presente, inoltre, uno dei labirinti di bosso più antichi d’Europa, che fu ridisegnato dall’architetto veronese Luigi Trezza (1752-1823) nel 1786, semplificando il tracciato originale del labirinto cinquecentesco. Infine, si ricorda la collezione di epigrafi della famiglia Giusti, collocata lungo il viale trasversale che conduce al muro di cinta orientale.

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