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Alla riscoperta delle solfare

Il recupero del complesso di Trabia-Tallarita, in provincia di Caltanissetta

Il recupero del complesso di Trabia-Tallarita, in provincia di Caltanissetta

Profonde caverne immerse nella tenebra fangosa, ‘ove dietro ogni svolto stava in agguato la morte’. È questo il ritratto delle miniere di zolfo tramandatoci da Pirandello nella novella Ciaula scopre la luna, incentrata proprio sul duro lavoro degli operai delle solfare siciliane. Infatti, le miniere concentrate nella Sicilia centro-meridionale tra le province di Agrigento, Enna e Caltanissetta, ebbero un’enorme importanza per l’economia siciliana tra il XVIII e il XX secolo e divennero uno degli argomenti più presenti nelle opere di poeti, romanzieri, e cantastorie dell’isola.

In particolare, il complesso minerario di Trabia-Tallarita, situato nel territorio posto al confine tra Sommatino e Riesi, in provincia di Caltanissetta, comprende le miniere Trabia e Tallarita Solfara, risultato della ristrutturazione e dello sviluppo di due precedenti unità minerarie (la Solfara Grande e la Solfara Sofia); si tratta delle miniere di zolfo più grandi d’Europa, le quali da sole, all’inizio del Novecento, erano responsabili di circa il 90% dell’intera produzione mondiale di questo minerale.

Attive già nella prima metà del Settecento, queste miniere ebbero una storia costellata di grandi successi e gravi incidenti, e furono chiuse definitivamente solo nel 1975. Recentemente, tutto il complesso minerario è stato sottoposto a iniziative di recupero, soprattutto per quanto riguarda alcuni degli edifici che lo componevano, come l’Edificio delle Poste, la Palazzina degli Uffici e la Centrale elettrica Palladio, ed è diventato uno dei principali esempi di archeologia industriale in Sicilia.

Il parco archeologico comprende i pozzi di estrazione e l’area dell’antico villaggio minerario, sorto negli anni Cinquanta del Novecento nei pressi delle miniere, dove si possono vedere gli alloggi dei dipendenti e della proprietà, una caserma dei Carabinieri, la Chiesa di Santa Barbara, gli edifici delle Poste e degli Uffici e le polveriere, che custodivano gli esplosivi da utilizzare in galleria.

Purtroppo, le gallerie delle miniere, che si inoltravano nel sottosuolo fino anche a 700 m di profondità, non sono agibili e non possono essere visitate, ma si può rivivere virtualmente l’esperienza della miniera all’interno del Museo delle Solfare, nel quale si trovano apparati multimediali che riproducono il lavoro dei minatori fin dal momento della loro discesa nelle viscere della terra.

Il Museo si trova nelle sale della Centrale elettrica Palladio, realizzata nel 1909, che grazie a un generatore elettrico centralizzato e a due dinamo alimentate da quattro motori a gas, riforniva di elettricità tutti gli impianti della miniera e che nel periodo bellico illuminava anche i paesi del territorio circostante. Il percorso permanente del Museo si articola in diverse sezioni, fortemente intrecciate tra loro: la discenderia, il padiglione della miniera, la zona dei motori, gli exhibit scientifici e la linea del tempo.

La discenderia è una sorta di ascensore virtuale all’interno del quale vi sono delle proiezioni che danno al visitatore l’impressione di scendere attraverso i diversi livelli delle gallerie praticate dai minatori. In uno spazio attiguo vi è uno spazio multimediale buio, il padiglione della miniera, dove, attraverso un touch screen, è possibile visionare filmati riguardanti la storia del sito minerario, la dura vita dei minatori e il processo di creazione dello zolfo nella crosta terrestre.

Al centro di un’altra sala si trovano, invece, i grandi motori diesel provenienti dall’importante industria metalmeccanica Franco Tosi, che, grazie a un rivestimento fatto di animazioni e giochi di luci, sembrano tornare nuovamente in funzione.

Nell’ultima sala, infine, dove un tempo stavano le dinamo della centrale, ci sono gli exhibit scientifici, vero e proprio laboratorio esplorativo dedicato all’elettricità, dove si possono fare degli esperimenti che permettono di comprendere meglio il funzionamento di generatori, trasformatori e altri strumenti legati alla corrente elettrica; qui si trova anche la linea del tempo, che illustra la storia del complesso minerario riportando le date e gli eventi più significativi.

Il Museo è, inoltre, sede di eventi culturali di vario genere: mostre di pittura e di scultura, mostre fotografiche e happening generici, conferenze e appuntamenti commemorativi.

www.mstt.it