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La caverna degli stracci

Una visita alla maestosa Grotta Zinzulusa, sulle coste meridionali della Puglia

Una visita alla maestosa Grotta Zinzulusa, sulle coste meridionali della Puglia

Il litorale salentino offre ai turisti attrazioni e meraviglie a ogni passo: città stupende ricche di arte e storia, importanti monumenti e resti che testimoniano il passato stratificato della regione, spiagge di sabbia finissima, un mare cristallino, e numerosissime altre bellezze naturali. Tra questo ricco patrimonio si trova anche un misterioso antro oscuro che sorge nel tratto di costa che si estende tra Santa Cesarea Terme e Castro Marina, la Grotta Zinzulusa.

Questa grotta affacciata sul mar Ionio rappresenta uno dei principali esempi del carsismo costiero italiano e prende il suo curioso nome proprio dalle tantissime stalattiti e stalagmiti che caratterizzano il suo interno: la popolazione locale, infatti, conferì al luogo il suo nome a causa della somiglianza di queste concrezioni calcaree con degli stracci appesi ad asciugare, che in dialetto salentino si chiamano appunto ‘zinzuli’.

L’origine della Zinzulusa è davvero antichissima e gli esperti la fanno risalire addirittura al Pliocene (tra i 5 e i 2,5 milioni di anni fa), per effetto dell’azione erosiva operata dall’acqua marina nel sottosuolo calcareo della parte meridionale della Puglia. La grotta fu frequentata dall’uomo fin dai tempi più antichi, ma venne riscoperta solo nel 1793 dall’allora vescovo di Castro, monsignor Antonio Francesco del Duca, che la descrisse minuziosamente in una lettera a re Ferdinando IV di Borbone, nella quale la ribattezzò ‘tempio di Minerva’ per la sua convinzione di trovarsi di fronte alle colonne e alle statue di un antico tempio dedicato alla dea romana della saggezza.

A partire dagli anni Venti del Novecento la Zinzulusa divenne meta di esplorazioni, che coinvolsero sia la parte emersa che quella ancora sommersa, e fu oggetto di studi e pubblicazioni scientifiche riguardanti in particolare le specie vegetali e animali presenti nelle aree più profonde della grotta, gli antichissimi resti fossili e i reperti archeologici appartenenti a un periodo compreso tra la Preistoria e l’epoca romana. Dalla seconda metà del secolo fu aperta al pubblico e oggi è gestita dal comune di Castro che l’ha resa visitabile per tutto l’anno, sempre che le condizioni del mare lo permettano. La visita prevede un lungo itinerario che conduce attraverso il groviglio dei suoi anfratti e permette di riconoscerne l’articolazione in tre parti geomorfologicamente diverse tra loro: l’ingresso, la ‘Cripta’ e il fondo.

Dopo aver percorso una ripida scalinata, si accede alla prima parte della grotta, che si estende tra la mastodontica apertura a picco sul mare e l’area denominata ‘Cripta’; l’ingresso è caratterizzato dalla presenza di una grande quantità di stalattiti e stalagmiti dalle forme diverse. Attraverso uno stretto passaggio, chiamato ‘corridoio delle Meraviglie’ per la varietà delle forme assunte dalle concrezioni calcaree che portano alla mente del visitatore gli oggetti più disparati, si giunge a un piccolo laghetto di acqua dolce mista a infiltrazioni marine, la cosiddetta ‘Conca’.

La seconda parte, che prende il nome di ‘Cripta’ o ‘Duomo’, testimonia ancor più dell’ingresso l’azione erosiva dell’acqua: si distingue, infatti, per le sue alte pareti lisce, che gli conferiscono un aspetto maestoso, mentre il fenomeno dello stalagmitismo si attenua rispetto a quanto si può osservare nella zona antistante. Quest’area era anticamente abitata da un grande numero di pipistrelli che l’avevano ricoperta di un altissimo strato di guano, solidificatosi nel corso dei secoli. Durante gli anni Quaranta, perciò, si rese necessaria un’opera di estrazione del guano per creare i camminamenti interni, destinati a essere utilizzati nel corso delle visite turistiche.

Infine, oltrepassando l’area del ‘Duomo’, si giunge all’ultima zona, che comprende il ‘Cocito’, un particolare bacino chiuso la cui peculiarità più grande è costituita dalla stratificazione delle sue acque, calde e salmastre nella parte inferiore e fredde e dolci a livello superficiale.

La Grotta Zinzulusa offre, insomma, un’occasione eccezionale per ammirare le architetture complesse che la natura è in grado di realizzare, ma chi fosse particolarmente interessato a visitare formazioni carsiche affini può recarsi in altre spelonche che sorgono nelle vicinanze, come la Grotta della Palombara, la Grotta Rotundella e la Grotta Romanelli.

www.grottazinzulusa.it