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Tutto il buono del violetto

A Niscemi, in Sicilia, lo straordinario sapore dei carciofi

A Niscemi, in Sicilia, lo straordinario sapore dei carciofi

Quante sono le varietà di carciofo coltivate in Italia? Molte, senza dubbio, dalle varietà spinose liguri e sarde, alle ‘mamme’ laziali, fino alle varietà tipiche dell’Italia meridionale, che in Sicilia hanno il loro apice nel ‘violetto’. E nel mese di marzo, nel periodo massimo della produzione, a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, si celebra questo ortaggio con una famosa sagra: quest’anno la festa, alla sue trentaquattresima edizione, si terrà dal 21 al 23 marzo.

Al carciofo è stato dato il nome dagli arabi, kharshuf, quando tra il IX e il X secolo dominavano la Sicilia. Una delle zone più intensamente coltivate dell’isola è la fascia sudorientale, dove cresce il Violetto di Sicilia o Catanese. Verso la fine del XIX secolo la sua produzione conquistò un posto di primo piano: oggi l’Italia è il maggior produttore del mondo, e la Sicilia è la regione che contribuisce in maggior misura. Oltre che essere buono, il carciofo possiede anche numerose proprietà: è ricco di sali minerali, fibre, vitamine, ferro, ma anche di fosforo, calcio e magnesio, ha una funzione depuratrice e disintossicante.

Questo ortaggio può raggiungere il metro e mezzo di altezza: il fusto è cilindrico e carnoso, ha foglie lunghe e termina superiormente in un capolino di forma più o meno sferoidale. Il capolino del carciofo violetto è piuttosto rotondeggiante, con un diametro di 5-15 cm, le sue ‘foglie’ hanno un’intensa sfumatura dal verde al viola (che sarebbero invece tecnicamente le brattee del fiore) e non hanno la spina: la parte più buona da mangiare sono appunto le foglie e il cuore interno, tenerissimo. Tra le varietà primaverili più famose si possono citare quelle siciliane, che sono, oltre al Verde di Palermo, proprio il Catanese e il Violetto di Niscemi.

In occasione della sagra giungono in paese oltre 80.000 visitatori. In questi giorni si organizzano numerose iniziative: tornei sportivi, musica, convegni, mostre e laboratori didattici, spettacoli. Molto bella anche la sfilata dei coloratissimi carretti siciliani e l’esibizione dei vari gruppi folcloristici. Vengono organizzate anche visite guidate alla città e alla riserva naturale che protegge la sughereta.

Naturalmente uno degli aspetti fondamentali della sagra è la possibilità di acquistare i carciofi, nonché di fare degustazioni a base di carciofo ‘cacucciulata’, che indica la straordinaria varietà con la quale è possibile prepararli: si possono fare fritti, ripieni, come condimento per la pasta o accompagnamento per il pesce, mangiarli crudi o cotti, in caponata o alla brace. La parola cacocciolo significa ‘carciofo’ in siciliano ed è di origine araba. Altri piatti tipici di Niscemi sono i piruna e le mpanate, sfogliate sottili con un ripieno di verdura come cavolfiori e spinaci.

La cittadina di Niscemi sorge a 300 metri di altitudine, in provincia di Caltanissetta, sui primi rilievi che dalla piana di Gela salgono a oriente verso i monti Iblei. Si estende presso i ruderi dell’antica Nixenum. Fu fondata nel 1626 da Giuseppe Branciforte, principe di Butera e in seguito di Niscemi, intorno a una chiesetta costruita dove era stato rinvenuto (pare nel 1599) un velo con l’immagine della Vergine. Fu gravemente danneggiata dal terremoto del 1693. Sulla piazza Vittorio Emanuele si affacciano gli edifici principali: la chiesa madre (prima metà del Settecento), dedicata a Santa Maria dell’Odigitria, con una severa facciata barocca; la chiesa dell’Addolorata, anch’essa settecentesca, a pianta ottagonale; e il Palazzo Comunale, neoclassico, del 1882. La chiesa della Madonna del Bosco, a pianta ellittica, fu costruita nel XVIII secolo su un edificio del Cinquecento; nella cripta sottostante sgorga ancora la sorgente d’acqua in cui venne ritrovato il sacro velo con l’immagine della Vergine.

Nel centro abitato sono presenti anche due musei: il Museo della Civiltà Contadina A. Marsiano che ospita circa 2000 oggetti legati alla vita quotidiana. L’ambientazione è quella degli ambienti domestici e artigianali. Il Museo Didattico Comprensoriale di Storia Naturale illustra alcuni aspetti del territorio. La zona infatti comprende ecosistemi diversi che sono protetti con alcune riserve naturali, come il Bosco di Santo Pietro, il Biviere di Gela e la Sughereta.

www.sagracarciofoniscemi.it
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