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A spasso tra i viali, le fontane e le statue del Giardino di Boboli, a Firenze

A spasso tra i viali, le fontane e le statue del Giardino di Boboli, a Firenze

Teatro di alcune delle avventure fiorentine del professor Robert Langdon nel romanzo Inferno, ultima creazione del celebre scrittore statunitense Dan Brown, il Giardino di Boboli non ha mai smesso di esercitare il proprio fascino e di solleticare la fantasia di artisti e semplici turisti.

Questo parco sterminato si estende per 45.000 su una collina nel cuore della città di Firenze, tra Palazzo Pitti (al quale è annesso), il Forte di Belvedere e Porta Romana, e costituisce uno dei primi e migliori esempi di giardino all’italiana, tanto da diventare un modello per molte corti d’Europa; la sua prima creazione risale a più di quattrocento anni fa ma, nel corso dei secoli, con il cambiare dei proprietari e delle mode, si è progressivamente ampliato e arricchito, fino a raggiungere il suo aspetto attuale.

Il giardino venne realizzato a partire dal 1549 per volere di Eleonora di Toledo, moglie del Duca di Firenze, nonché Granduca di Toscana, Cosimo I de’ Medici. La nobildonna, infatti, desiderava riorganizzare e rendere più razionale lo spazio retrostante alla dimora da lei acquistata dalla famiglia Pitti e, a questo scopo, si rivolse a Nicolò Tribolo, famoso architetto fiorentino che si era già occupato della sistemazione dei giardini della Villa medicea di Castello, il quale si servì prevalentemente di piante sempreverdi, realizzò un reticolato geometrico di viali e sentieri in forte pendenza, e collocò negli spazi aperti numerosissime statue di soggetto storico, mitologico o popolare, quasi ad abitarli e a rendere il giardino una sorta di museo di scultura a cielo aperto. In seguito alla morte del Tribolo avvenuta nel 1550, i lavori per il completamento dei giardini furono diretti da altri famosi architetti del tempo, tra cui spiccano i nomi di Giorgio Vasari e Bernardo Buontalenti.

Successivamente il giardino subì importanti interventi che ne mutarono radicalmente il volto. Durante il granducato di Cosimo II (1609-1621), infatti, il parco fu interessato da grandi lavori di ampliamento verso sud a opera di Giulio Parigi e di suo figlio Alfonso e quasi triplicò la sua estensione in seguito alla realizzazione di un nuovo asse diretto verso Porta Romana, il cosiddetto Viottolone; infine, Pietro Leopoldo di Asburgo-Lorena, diventato granduca di Toscana nel 1765, provvide a effettuare ingenti restauri e ordinò la creazione di un orto botanico e di nuovi edifici lungo i viali del giardino.

Boboli cela meraviglie a ogni passo (vasche e fontane decorate, statue romane e settecentesche, architetture suggestive, siepi di lecci altissime, bossi sapientemente curati etc.), ma tra queste spiccano senza dubbio l’anfiteatro, la Kaffeehaus e l’Isolotto.

L’anfiteatro sorge lungo l’asse principale del giardino ed è addossato sulla collina retrostante Palazzo Pitti; inizialmente realizzato in verzura e spartito da boschetti sempreverdi a partire da un’idea del Tribolo, nel 1599 furono aggiunti gradoni in muratura sormontati da nicchie nelle quali sono collocate statue in marmo o urne in terracotta. Al centro si trova un obelisco egizio in granito rosso realizzato nel XIII secolo a.C., posto qui nel 1790 per volere del granduca Pietro Leopoldo.

La Kafeehaus è uno splendido padiglione in stile rococò collocato nella parte orientale del parco; fu costruita nel 1776 da Zanobi Del Rosso perché il granduca potesse recarvisi con la sua corte e gli ospiti a prendere il caffè, come era di moda all’epoca. Oggi ospita un bar dal quale si gode di una vista mozzafiato del giardino e dell’intera Firenze.

Infine, al termine del Viottolone verso Porta Romana si trova l’Isolotto, ideato da Giulio e Alfonso Parigi nel 1618. Si tratta di un’isola creata in mezzo a una vasca e collegata alla terraferma attraverso due passerelle. L’Isolotto e la vasca ospitano un gran numero di sculture e al centro è posta la Fontana dell’Oceano del Gianbologna, sulla quale si trova la statua di Nettuno che sovrasta quelle dei fiumi Gange, Nilo e Eufrate, ritratti mentre riversano le loro acque nell’Oceano.

Il Giardino di Boboli ha un’enorme importanza culturale e artistica, e ciò è stato ufficialmente riconosciuto nel giugno del 2013, quando l’UNESCO lo ha inserito, insieme a dodici ville medicee e a un altro giardino toscano, nella Lista dei patrimoni dell’umanità.

www.grandigiardini.it
www.cultura.toscana.it