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Civita: un posto diverso per storia e cultura

Nel Parco del Pollino il passato industriale rivive tra leggende e natura

Nel Parco del Pollino il passato industriale rivive tra leggende e natura

C’è un piccolo paese, incastonato nei monti del nord della Calabria, che da secoli racconta una storia tutta sua. Un’oasi ‘insolita’ rispetto al territorio che la circonda, le cui origini arrivano da oltre i confini naturali della nostra penisola. A Civita, comune italiano in provincia di Cosenza che conta meno di mille abitanti, l’incontro tra culture diverse ed eccezionali condizioni storiche furono il seme da cui germogliò nel 1467 una comunità sui generis che ancora oggi è capace di raccontare e testimoniare una storia e una tradizione unica nel suo genere.

Sono molti gli elementi che rendono questo territorio degno di una visita e di un’attenzione particolare. Anzitutto il contesto morfologico: Civita è situata interamente all’interno del Parco Nazionale del Pollino (l’area protetta di nuova istituzione più grande d’Italia), in uno dei contesti montani più suggestivi. Il tratto che rende però unico questo piccolo comune è la sua origine: fu fondato infatti da una comunità albanese emigrata dal proprio territorio che nel corso dei secoli ha saputo mantenere vivissima la propria identità sviluppando un bilinguismo, sopravvissuto alle vicissitudini della storia, che oggi è riconosciuto dalla Repubblica Italiana come minoranza linguistica da tutelare. A tutto questo va aggiunta una grande capacità di valorizzazione che gli abitanti e le organizzazioni del luogo hanno dimostrato per esempio con il progetto che ha permesso la realizzazione dell’Ecomuseo dell’antica filanda.

Quest’ultimo è un’occasione estremamante interessante per conoscere una testimonianza unica di archeologia industriale nell’Italia meridionale. Il complesso era all’origine adibito alla cardatura e filatura della lana tramite l’energia idraulica: un gioiello industriale per gli inizi del XX secolo quando fu avviato. L’opificio era ubicato sullo scoscendimento del tratto finale del fiume Raganello e traeva l’energia necessaria alle macchine dal salto d’acqua che si creava tra due vasche situate nelle vicinanze. Dal 2010 è possibile visitare il museo realizzato nella struttura industriale in disuso da anni. L’area espositiva è divisa in tre parti: l’ex depuratore cittadino, che dopo una lunga ristrutturazione è stato trasformato nell’area di accoglienza, la Filanda, fulcro del complesso produttivo, che è stata recuperata alle sue funzionalità originarie e infine l’area del Molino,che è stata integrata con pannelli informativi dedicati alla funzionalità dei macchinari e all’antico processo produttivo. Nel tempo della visita si ha modo di rivivere e ripercorrere i passaggi che determinavano il funzionamento di questa antica fabbrica.

Particolarmente affascinante sono anche i dintorni del museo. Tra il complesso e Civita si può dedicare un momento alla visita del famoso ‘Ponte del diavolo’. La struttura, posta a 260 metri di quota e lunga 36 metri, collega i due versanti del canyon scavato dal fiume Raganello, regalando una vista mozzafiato. È la leggenda ad aver attribuito questo nome così sinistro e particolare. Si narra infatti che fu il diavolo stesso a costruire il ponte (dato che per gli abitanti dell’epoca era un’opera troppo ardita perché fosse fatta dall’uomo) sotto richiesta di un proprietario terriero del posto che in cambio di questo ‘favore’ promise al demonio che avrebbe avuto l’anima del primo essere vivente che lo avesse attraversato. All’indomani però, con un colpo d’ingegno, l’uomo mandò una pecora a passare per prima da un versante all’altro del fiume. Il diavolo, infuriato per l’inganno, cercò di distruggere il ponte ma non vi riuscì perché lui stesso lo aveva costruito troppo bene. In realtà la struttura crollò nel 1998 durante un forte temporale ed è stata ricostruita interamente nel 2005, permettendo a chiunque di visitare questo passaggio suggestivo. Un soggiorno a Civita è anche l’occasione per ammirare da vicino la cultura mista italo-albanese che si esprime nelle architetture del paese, nelle feste tradizioni, nei costumi e nel cibo. Senza dimenticare che ci si trova all’interno del parco del Pollino, ricco di bellezze naturali e culturali da scoprire.

www.prolococivita.it