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La straordinaria corsa della Madonna

A Sulmona, in Abruzzo, un emozionante rito pasquale

A Sulmona, in Abruzzo, un emozionante rito pasquale

Suggestive e profondamente sentite sono le processioni e le celebrazioni della Settimana Santa che si svolgono in tutta Italia. A Sulmona, però, nell’entroterra abruzzese, i riti pasquali si estendono anche la domenica con una cerimonia curiosa e particolare. Che cosa può aver provato la Madonna, infatti, alla notizia e alla vista del proprio figlio risorto dalla morte? La risposta è proprio nel rito della ‘Madonna che scappa’.

È la Confraternita di Santa Maria di Loreto che si occupa della cura e dell’organizzazione della cerimonia. Tutto comincia già dal lunedì precedente, quando avvengono i sorteggi del gruppo di sagrestani che avranno l’onore di portare la statua della Madonna il giorno di Pasqua. Martedì è il giorno della preparazione delle statue, degli arredi e dei decori. Il mercoledì è dedicato alle prove dell’evento, mentre il giovedì santo, già nel pieno delle celebrazioni pasquali, la congregazione lauretana appresta una scenografia della Passione e Morte di Cristo, nella chiesa di Santa Maria della Tomba. Il venerdì, poi, si portano per le strade del quartiere intorno alla chiesa le statue del Cristo Morto e quella della Madonna.

La sera del Venerdì Santo sarà la Confraternita della Santissima Trinità a occuparsi della solenne processione, durante la quale sono portate per le strade la preziosa statua del Cristo Morto, di fattura settecentesca, e quella della Madonna, con il suo manto nero, il fazzoletto in mano, un tremendo pugnale che le trafigge il cuore. I membri della Santissima Trinità indossano un caratteristico saio rosso e si muovono durante la processione con un passo detto ‘struscio’, accompagnati da canti e dalla musica. Sabato sera il simulacro della Madonna viene portato nella chiesa di San Filippo, dove si celebra una veglia funebre. Intanto, nella chiesa di Santa Maria della Tomba, si celebra la veglia pasquale e appare la statua di Cristo Risorto.

Finalmente ecco la domenica. Tutti sanno della resurrezione di Gesù, ma non Maria, che è rimasta chiusa nella chiesa di San Filippo; insieme a lei, solo gli uomini con la mozzetta verde (la mantellina che distingue la confraternita lauretana) che sostengono la portantina della statua. Una scena quasi irreale, perché mentre fuori regnano la gioia e la luce, qui ancora ci sono il buio e il lutto.

Intanto, nella grande piazza Garibaldi prospiciente alla chiesa, tutto è pronto: dalla parte opposta sono le arcate medievali dell’acquedotto, con la statua del Cristo risorto. In mezzo alla folla gremita è stato aperto un corridoio; sono san Giovanni e san Pietro, discepoli di Gesù, ad avvertire Maria. Così le portantine con le statue dei santi si avvicinano al portone e gli uomini della confraternita busseranno tre volte, a turno, prima che il portone si schiuda e che Maria si decida a uscire.

Nel silenzio assoluto, la Madonna scende i gradini della chiesa, incerta. Ma appena vede in lontananza, dall’altra parte della piazza, suo figlio, si lancia in una corsa velocissima, ‘scappa’ appunto verso il figlio, perdendo il mantello nero e rivelando la veste verde, mentre dodici colombe volano dalla portantina, e dalla sua mano, al posto del fazzoletto, spunta una rosa rossa. Un rito che si consuma in una manciata di secondi, e che cancella il dolore dei giorni precedenti. Dal modo in cui la Madonna si libererà dal mantello e la corsa sarà senza inciampi si usava, soprattutto in passato, trarre auspici.

Sulmona, antico borgo che fa parte del Parco Nazionale della Maiella, conserva nel suo nucleo più antico notevoli testimonianze medievali. La cattedrale di San Panfilo, eretta su un tempio romano di Apollo e Vesta, fu ricostruita in forme romaniche nel 1078-1119 e poi restaurata; la cripta (XI secolo) ha tre navate con tre absidi. Sulla piazza dell’Annunziata si dispiega il principale complesso monumentale, formato dal palazzo e dalla chiesa dell’Annunziata, fondati nel 1320. Tra gli altri edifici si ricordano la chiesa di San Francesco della Scarpa (1290, rifatta nel Settecento), con un notevole portale romanico nella parte posteriore; la stessa chiesa di Santa Maria della Tomba (ricordata dal 1241, rimaneggiata in età rinascimentale); la monumentale Porta Napoli (sec. XIV); l’acquedotto (1256) ad arcate ogivali; e la fontana del Vecchio (1474). Assolutamente da non perdere i famosi confetti, prodotti artigianalmente, di cui si può conoscere la storia visitando il Museo dell’Arte e della Tecnologia Confettiera presso la storica fabbrica Pelino (1783).

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