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Santa Maria della Scala e i suoi segreti

Un inaspettato museo per bambini nel cuore di Siena

Un inaspettato museo per bambini nel cuore di Siena

Il complesso museale non ha bisogno di presentazioni: Santa Maria della Scala, un tempo antico ospedale della città, è completamente inserito nel tessuto cittadino di Siena in un’ottima posizione, sulla collina del Duomo, di fronte alla cattedrale.

Una città nella città, che offre al visitatore una miriade di esperienze da vivere: cominciamo dal Museo Archeologico ospitato nei suggestivi cunicoli, c’è poi il Centro d’Arte Contemporanea, oltre alla Biblioteca e Fototeca d’Arte di Giuliano Briganti. Santa Maria della Scala però è ben nota anche per gli ambienti monumentali che la compongono e per il vasto patrimonio artistico che conserva: il Pellegrinaio, la Cappella del Manto, la Sagrestia Vecchia, la Cappella della Madonna, la Chiesa della Santissima Annunziata, gli oratori di Santa Caterina della Notte e di Santa Maria sotto le Volte, tutti visitabili.

Aspetti noti ma anche meno noti costituiscono questo polo espositivo: sicuramente vale la pena approfondire la sezione dedicata al Museo d’arte per bambini. Gli spazi sono quelli della Sala San Leopoldo per la collezione e quelli attigui dell’ex-spezieria, dove si sviluppano le attività collaterali.

Dal 1998, anno di nascita del Museo d’arte per bambini, si è sempre cercato di rendere familiare l’ambiente espositivo e le sue opere anche ai più piccoli. A quel tempo però il museo non aveva una sede, operava in maniera itinerante. Alla fine del 2000 finalmente gli si trovò una casa, in via dei Pispini, e nel 2007 l’ultimo trasferimento, quello nel complesso di Santa Maria della Scala.

I bambini dai 3 agli 11 anni, target per cui è stata pensata l’esposizione,  solitamente percepiscono una visita di questo tipo come qualcosa di noioso. In questo caso si è cercato di sovvertire la vecchia concezione del museo, proponendo una collezione mirata e dedicata all’infanzia, suddivisa in tre tematiche principali: fiabe, personaggi e generi.

Nella Sala San Leopoldo convive una vasta gamma di soluzioni artistiche: dalla scultura alla pittura, dalla fotografia al video, fino all’installazione. L’approccio alle arti visive è interdisciplinare, con l’obiettivo di far vivere al giovane visitatore un’esperienza da non dimenticare. Gli artisti presenti nella collezione sono tanti e molto diversi tra loro: si va da Emanuele Luzzati ad Antoon Van Dyck, passando per Hanako Kumazawa e Mikidadi Bush.

Uno spazio del polo museale dove i bambini possono esprimere in libertà le loro inclinazioni artistiche è la Graffiti area, completamente dedicata alle creazioni dei più piccoli.

Due gli appuntamenti fissi del Museo per bambini: l’installazione natalizia all’interno del cortile del palazzo pubblico in occasione delle feste e la mostra sull’illustrazione per l’infanzia, che si svolge da aprile ai primi di giugno di ogni anno.

Molte le mostre temporanee: fino al 30 giugno 2014 ci si può addentrare in ‘Viaggiando con gusto’, un’esposizione dedicata a opere straniere che vogliono unire il ‘lontano’ e il ‘vicino’, testimoniando i valori culturali a volte così simili o così diversi. Otto artisti per rappresentare otto paesi non europei, col racconto di Luisa Carretti che guida il viaggio alla scoperta dei cibi tipici dei luoghi da cui provengono le opere.

Da marzo il museo ha accolto anche l’istallazione ‘I sassi cantori’ di Bruna Esposito, parte di un ciclo più ampio chiamato ‘Gioia piena’, curato da inner room. Le opere appartenenti a questo ciclo vogliono far sorgere nel visitatore la domanda più semplice è più difficile del mondo: che cosa rende felice un essere umano? Tra campanelli a molla e ciottoli si può provare a rispondere al quesito filosofico, muovendosi tra le sculture della Gipsoteca Tito Sarrocchi in cui si conservano alcuni modelli in gesso dell’artista senese.

I bambini saranno invitati a scegliere un sasso prima della visita e a portarlo all’interno dell’esposizione. Sulla pietra verrà poi applicato un campanello cantore a cura degli operatori del museo stesso, che farà sentire la sua presenza con un gioioso tintinnio mosso dall’instabilità del sasso dalla forma arrotondata.

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