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Il buen retiro di Giuseppe Garibaldi

Caprera: l'isola sarda che conquistò il cuore dell'Eroe dei due mondi

Caprera: l'isola sarda che conquistò il cuore dell'Eroe dei due mondi

Mare cristallino dai riflessi di smeraldo, spiagge bianchissime e una natura rigogliosa e selvaggia. Non si tratta della descrizione di qualche lontano atollo del Pacifico, ma di quella dell’isola di Caprera, ad appena una manciata di chilometri dalla costa nordorientale della Sardegna. Situata nello stretto braccio di mare che separa la Sardegna dalla Corsica, noto con il nome di ‘bocche di Bonifacio’, Caprera è interamente compresa nel Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena, un’area geomarina protetta per il suo alto valore naturale e paesaggistico.

Arrivare a Caprera oggi è semplicissimo: l’isola, infatti, è facilmente raggiungibile non solo via mare, ma anche via terra grazie al Passo della Moneta, un ponte-diga costruito nel 1958, percorribile sia a piedi sia in auto e lungo circa 600 m, che la unisce alla vicina isola de La Maddalena, la quale gode di un efficiente sistema di traghetti che la collegano con i porti di Palau e di Santa Teresa di Gallura.

Le coste di Caprera, frequentatissime dai bagnanti, sono particolarmente frastagliate e formano moltissime calette dalla sabbia candida e dal mare da sogno, tra le quali si segnalano Cala Relitto, nella parte meridionale dell’isola, che deve il suo nome alla presenza suggestiva dello scheletro di una nave arenatasi in seguito a un incendio, e Cala Coticcio. Quest’ultima, protetta da alte pareti rocciose di granito rosato, si trova sulla costa orientale di Caprera ed è chiamata anche ‘Tahiti’ per la sua bellezza quasi esotica; questa bellissima spiaggia è quasi nascosta, e vi si può giungere, oltre che a bordo di imbarcazioni, camminando per circa 2 km lungo uno stretto sentiero che si snoda tra piante di ginepro, erica e lentisco.

Ma più che per le sue pur numerose bellezze naturalistiche, Caprera è divenuta celebre a partire dal XIX secolo per essere stata l’ultima dimora del grande Giuseppe Garibaldi (1807-1882), il quale, dopo averla vista per la prima volta nel 1849 in seguito alla morte dell’amatissima moglie Anita, se ne innamorò al punto tale che decise di acquistarla e iniziò a stabilirvisi a partire dal 1856. L’isola, infatti, univa la sua grande passione per il mare e la natura selvaggia con l’esigenza di vivere appartato (malgrado i sempre numerosissimi visitatori), a contatto con la terra e lontano dai grandi centri urbani di quell’Italia per la quale lui stesso stava gettando le fondamenta.

Sull’isola è ancora visibile la cosiddetta ‘Casa Bianca’, nella quale l’Eroe dei due mondi visse con la famiglia fino al giorno della sua morte. L’abitazione, dalle pareti candide e costituita da una serie stanze comunicanti tra loro, venne realizzata da Garibaldi sul modello delle fazendasche aveva conosciuto nel corso dei suoi viaggi in Sudamerica, e forma oggi, insieme alla vicina fattoria e al cimitero nel quale è sepolto il Generale insieme ad alcuni membri della sua famiglia, il Compendio garibaldino di Caprera, ove sono raccolti un gran numero di cimeli appartenenti al celebre condottiero nizzardo.

L’ambiente più interessante della casa è forse la Camera della morte di Garibaldi, originariamente un piccolo soggiorno nel quale egli volle essere trasportato qualche giorno prima di spirare. La stanza conserva ancora, tra le altre cose, il letto del Generale, la sua carrozzina munita di scrittoio, e un importante ritratto di Garibaldi dipinto da Saverio Altamura. Una curiosità della stanza è la presenza, sulla parete opposta al letto, di un calendario fermo al 2 giugno 1882 e di un orologio che segna le 18.20, data e ora della morte dell’Eroe dei due mondi.

Un’altra attrazione di Caprera legata al suo più celebre abitante è il Memoriale Garibaldi, il quale percorre nelle sue sale, con semplici pannelli e cimeli o con apparati multimediali più moderni, l’intera vicenda storica del grande condottiero attraverso i vari continenti: dalle lotte per la libertà in Sudamerica, ai viaggi commerciali in Africa e Asia e agli anni trascorsi negli Stati Uniti, per finire con l’impegno politico e sociale in Europa.

Infine, sull’isola si trova anche il Centro Velico Caprera, una delle più antiche e più grandi scuole di vela del Mediterraneo, nella quale allievi provenienti da ogni parte del mondo si recano per seguire corsi full-immersion di durata e livello variabili con alcuni degli istruttori più competenti nel settore a livello internazionale.

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