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Ricordi di un secolo in miniera

Immagini e suoni del passato minerario nel Parco di Gavorrano, in Toscana

Immagini e suoni del passato minerario nel Parco di Gavorrano, in Toscana

Tutti i giorni, alle 8 e alle 12, il suono di una sirena riempie l’aria e accompagna le giornate degli abitanti di Gavorrano, piccolo comune della Maremma toscana che si erge sul Monte Calvo. Si tratta della ‘corna’, che fino al 1981 ha scandito i ritmi di lavoro dei più di duemila operai della miniera di pirite di questa cittadina del grossetano, la più grande per produzione e addetti nell’Europa del tempo.

Tutto iniziò nel 1898, quando Francesco Alberti, ex-garibaldino gavorranese legato al geologo Bernardino Lotti da un’amicizia personale, aprì una galleria sul fianco ovest dello sperone roccioso su cui sorge Gavorrano e, aiutato da tre concittadini fiduciosi nella buona riuscita delle sue ricerche, raggiunse il giacimento di un minerale lucentissimo, cristallino e friabile che si prestava facilmente all’escavazione: la pirite. Da quel momento, il giacimento rinvenuto iniziò a essere sfruttato dalla ditta Guido Praga di Roma, in seguito dall’Unione Piriti e, dal 1910 agli anni Ottanta, dalla Montecatini.

La chiusura di questa miniera, che aveva modificato radicalmente il territorio e la vita degli abitanti, segnò una ferita profonda nell’intera comunità gavorranese; nel 2003, perciò, il desiderio dell’Amministrazione Comunale e di tutta la cittadinanza di ricordare il proprio passato minerario ha fatto sì che vedesse finalmente la luce il Parco Minerario Naturalistico di Gavorrano,  che si estende per oltre 500 ettari e comprende due aree minerarie attrezzate per la visita: il Parco delle Rocce e l’area di Ravi Marchi.

Il Parco delle Rocce è composto dal Museo in Galleria e dalla Cava di San Rocco e costituisce l’entrata ufficiale del Parco dove si trovano i parcheggi, la biglietteria e il bookshop. Il suo nome è dovuto, essenzialmente, alla sua collocazione: esso sorge, infatti, all’interno di una cava di roccia che venne creata appositamente per riempire le gallerie e i cantieri sotterranei ormai dismessi.

Il Museo in Galleria si trova in un edificio il cui ingresso ha la forma di un cono troncato e ospita un plastico dell’area mineraria. Si tratta di un moderno museo multimediale sotterraneo che descrive le fasi del lavoro dei minatori degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso: dopo aver oltrepassato gli spogliatoi, si giunge alla lampisteria (il deposito delle lampade) e si scende poi nelle viscere della terra, dove si possono vedere la riservetta degli esplosivi, con attrezzi e materiali per l’abbattimento delle rocce, e i sistemi di armatura delle gallerie. A rendere il tutto ancora più realistico e suggestivo, sono ricostruite delle scene del lavoro nella miniera non solo con pannelli esplicativi, ma anche (e soprattutto) con immagini, audiovisivi, foto d’epoca, macchine, luci, suoni, statue lignee raffiguranti operai che svolgono le loro attività, capi di vestiario e utensili per il loro lavoro: tutto ciò dà la sensazione di rivivere sul serio la vita di miniera, seguendo passo passo il lavoro dei minatori.

La Cava di San Rocco è chiamata anche Teatro delle Rocce, ha la caratteristica forma semicircolare di un teatro greco ed è diventato uno spazio polifunzionale per rappresentazioni, concerti, convegni e altri eventi. Ogni anno ospita, inoltre, l’importante Premio letterario internazionale Santa Barbara, un concorso di narrativa per brevi racconti sul tema ‘miniera, natura e cultura’.

La seconda area mineraria visitabile del Parco è quella estrattiva di Ravi Marchi, nella quale si può seguire ‘la via della pirite’, ovvero il percorso del minerale dalla sua estrazione dal sottosuolo fino al momento del carico sui mezzi che lo avrebbero portato agli stabilimenti di trasformazione. In quest’area sono, inoltre, rimasti visibili due pozzi con i relativi castelli minerari in ferro, che svettano sul paesaggio caratterizzandolo fortemente.

Oltre alle aree minerarie, il Parco Minerario Naturalistico di Gavorrano comprende anche delle zone di notevole interesse naturalistico, come i Bacini di San Giovanni (un tempo bacini di flottazione della miniera, oggi piccolo specchio d’acqua dolce per diverse specie di anatre) e il Monte Calvo, la cima più alta del Comune, il cui grande valore l’ha portato a essere inserito tra i Siti di Interesse Comunitario (SIC) censiti dalla Regione Toscana.

www.parcominerario.it