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A Rovigo per scoprire il demone della modernità

Nella città veneta, a palazzo Roverella, una mostra tematica che raccoglie numerosi artisti europei attivi all’alba del Novecento.

Nella città veneta, a palazzo Roverella, una mostra tematica che raccoglie numerosi artisti europei attivi all’alba del Novecento.

Lo hanno chiamato ‘secolo breve’, il XX secolo, così denso di avvenimenti e di idee. Tanto che anche l’arte ha riflettuto in modo forte le inquietudini e i dubbi del periodo. A Rovigo si è aperta il 14 febbraio, e rimarrà fino al 14 giugno, la mostra ‘Il demone della modernità. Pittori visionari all’alba del secolo breve’, dedicata a ciò che l’arte esprimeva negli anni in cui anche Freud aveva appena iniziato a scandagliare la psiche e l’animo umano.

L’esposizione comprende oltre 160 opere di artisti, che hanno cercato di illustrare gli incubi e i demoni che in quegli anni

a cavallo fra Ottocento e Novecento, suscitavano anche le nuove scoperte tecnologiche e il nuovo modo di concepire l’uomo e la modernità. Il percorso è suddiviso per aree tematiche, e la prima di queste si chiama ‘Sotto il segno di Lucifero’: l’arte classica viene vista sotto una luce nuova e le nuove macchine appena inventate suscitano interrogativi mai posti.

 
La donna non è più simbolo di purezza ma di trasgressione e di tentazione; il demonio, Lucifero, non è più solo l’incarnazione del male ma si pone anch’esso come portatore di dubbi. Molto presente la pittura simbolista, che recupera l’arte e i modelli classici trasformandoli. Un soggetto presente è per esempio la figura femminile, come la Sfinge oppure Salomé, o donne peccatrici come Francesca della Divina Commedia.
 
Molti gli scenari di città fantastiche, torri e fortezze, spesso sfondi ideali per scene di morte che sembrano già prefigurare quella che la sarà la tragedia del prima guerra mondiale. I nomi degli artisti rappresentati sono tutti famosi: Marc Chagall con le sue acqueforti che hanno come soggetto i sette peccati capitali, Alberto Martini (1876-1954) e la sua opera grafica, ricca di suggestioni erotiche, gli oli di Gennaro Favai (1879-1958) raffiguranti città, poi Max Klinger, Mirko Racki, il lituano Mikalojus Ciurlionis.