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Storia dell'omofobia: le tappe fondamentali

Omofobia: ripercorriamo la dolorosa storia di un fenomeno che ancora oggi genera violenza e odio immotivato. 

Omofobia: ripercorriamo la dolorosa storia di un fenomeno che ancora oggi genera violenza e odio immotivato. 

Il 17 maggio l'ONU ha fissato la Giornata Mondiale contro l'Omofobia e la Transfobia, una ricorrenza dedicata a tutte le discriminazioni di genere. Benché l'idea sia da attribuirsi a Louis- Georges Tin, curatore del “Dictionnaire de l’homophobie” (2003), a scatenare la decisione europea furono alcune dichiarazioni omofobe delle autorità polacche contro la comunità LGBT.

Per questo, il 26 aprile 2007 il Parlamento Europeo rispose con una risoluzione in cui ribadì la richiesta di "garantire che la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale in tutti i settori sia vietata completando il pacchetto legislativo contro la discriminazione basato sull’articolo 13 del trattato Ce, senza il quale lesbiche, gay, bisessuali e altre persone che si trovano a far fronte a discriminazioni multiple continuano a essere a rischio di discriminazione". Nella stessa dichiarazione si chiede la depenalizzazione mondiale dell’omosessualità, problema che ha afflitto le legislazioni di tutto il mondo sin dall'origine di quello che, per lungo tempo, è stato considerato un crimine.

Paolo Pedote, nel libro "Storia dell'Omofobia", ripercorre le tappe fondamentali di un fenomeno che ha condannato alla paura e alla persecuzione di milioni di persone in tutto il mondo.

Il termine “omofobia” è un neologismo costituito dall’unione di due parole greche: homos, che signifca “stesso/uguale”, e fobos cioè “timore/paura”. Letteralmente, dunque, signifca “aver paura dello stesso”. Il termine fu coniato da George Weinberg nel 1965: nel suo libro "Society and the Healthy Homosexual", Weinberg definì l'omofobia come "la paura espressa dagli eterosessuali di stare in presenza di omosessuali, e l’avversione che le persone omosessuali hanno nei loro stessi confronti".

Pedote colloca il primo episodio di omofobia nel libro della Genesi, dove si racconta la distruzione di Sodoma. Questo libro ha creato la disciplina in materia nella religione ebraica e di quella cattolica, nonché successivamente dell'Islam. Sodoma e i suoi abitanti, da allora, diedero il nome alle relazioni gay nella lingua latina. Nel Levitico si definiscono i rapporti sessuali tra uomini come abominio e si ordina la condanna a morte.

L'omofobia nei confronti del lesbismo nasce invece con Saffo, poetessa dell'antica Grecia e responsabile di una struttura educativa per future spose, in cui le giovani insieme alla loro maestra imparavano le tecniche di seduzione e le vivevano. L'organizzazione sociale delle polis, dopo Saffo, negò ogni esperienza affettiva alle giovani future spose e le lesbiche (parola che nasce dall'isola di origine di Saffo, Lesbo) dovettero reprimere e nascondere i loro amori.

L'attenzione legale all'omosessualità femminile si ferma con l'antica Grecia. Gli altri ordinamenti, forti della convinzione che la donna fosse un essere inferiore, non hanno mai disciplinato pene contro gli atti di lesbismo.

È Platone a coniare l'espressione che definirà i rapporti omosessuali "contro natura", mentre Aristofane inventa lo stereotipo della "checca", raccontandolo nelle commedie con cui cercava di esorcizzare il declino di Atene.

Nel 1293 secolo si documenta il primo processo italiano contro un omosessuale, il conte di Acerra, che fu impalato e bruciato. In questo periodo si fanno più frequenti le pene mortali per chi commetteva il reato di sodomia. Ma furono applicate raramente in favore di multe molto salate perché, sotterraneamente, i rapporti omosessuali erano molto frequenti.

I Conquistadores spagnoli, alla scoperta del nuovo mondo, riferendosi agli Indios delle coste del Messico, riferivano al re Carlo V di Spagna di atti di sodomia diffusi. Il filosofo Luciano Parinetto, citato da Pedote, definisce l'omofobia e la persecuzione della sodomia "un'arma ideologica strategica di prim'ordine, uno strumento di distruzione e di colonizzazione".

Durante la Rivoluzione francese si aprì uno spiraglio alla riduzione e alla depenalizzazione dell'omosessualità. Infatti, nel 1791 l'Assemblea Costituente abolì la pena capitale per la sodomia e Napoleone trasferì questa norma nel Codice Napoleonico, estendendolo a tutti gli stati conquistati.

Michel Foucault nella sua "Storia della sessualità", ricostruisce il cammino della scienza del tempo, che arriva a formulare il concetto di sessualità così come lo conosciamo oggi. Esso nasce nell'Ottocento. Fino a quel momento le leggi religiose e politiche avevano elencato una serie di atti vietati, ma non avevano mai parlato infatti di un'identità gay.

Con essa arriva anche la scienza a definire l'omosessualità un disturbo, con tanto di genesi, eziologia, sintomi e tratti somatici distintivi di chi ne era affetto. Si credeva fosse una costituzione neuro-psicopatica ereditaria. Secondo i teorici sociali ed evoluzionisti, l'omosessuale è l'espressione di un percorso involutivo, causato per lo più dalla frenetica vita delle grandi città. Nello stesso periodo si rivelano i primi militanti gay che, affidandosi alle teorie del tempo, iniziano a rivendicare la propria identità, forti del fatto che per la prima volta la scienza li stava "salvando dalle fiamme eterne della religione, sollevandoli dalla responsabilità dei propri comportamenti".

Heinrich Hössli, un modista di Glarona, fu il primo a fare un parallelismo tra le persecuzioni delle streghe e lo sterminio degli omosessuali nella storia. Dopo 17 anni di studi da autodidatta arrivò ad affermare che l'amore contro natura non è un vizio, bensì è parte dell'essenza umana.

Tra i grandi perseguitati della storia è doveroso citare due esempi: Oscar Wilde e Alan Turing. Wilde visse agli inizi dell'Ottocento, tempo in cui in Inghilterra vigeva una legge che metteva a morte gli omosessuali. Fu proprio il brillante scrittore dandy a vederla decadere, in favore di una pena detentiva non superiore ai due anni.

Sempre in Inghilterra, ma un secolo dopo, un altro brutto episodio di omofobia fu perpetrato ai danni di Alan Turing, inventore del primo computer. Per evitare il carcere, Turing si sottopose alle terapie scientifiche dell'epoca che miravano a ridurre la sua libido "aberrata". Morì, avvelenato.

Il primo coming out della storia fu dello scrittore, poeta e giurista tedesco Karl Heinrich Ulrichs, che si dichiarò omosessuale il 29 agosto 1867 e si battè per imporre la sua filosofia sul terzo sesso.

Magnus Hirschfeld (1868-1935), un medico sessuologo di origini ebraiche, omosessuale e incline al travestimento, coniò il termine travestitismo (dal latino trans, cioè "al di là, oltre" e vestitus "vestito"). Fu uno dei pionieri degli studi per la difesa dei diritti degli omosessuali durante il Nazismo. Il nazismo considerava l’omosessualità (maschile) una "degenerazione", come la cultura medica ottocentesca aveva imposto.

In Italia alla vigilia dell'unità vigevano leggi tra loro molto diverse. Sotto il governo Depretis per il reato di omosessualità la legge si orientò verso il silenzio. Questa scelta caratterizza ancora oggi i legislatori italiani sul tema, come dimostra la legge sull'omofobia e transfobia ferma in Parlamento da tre anni: per citare Pedote, "legiferare né contro, né a favore". Questo atteggiamento fu perpetrato anche durante il Fascismo.

Negli anni Ottanta del Novecento la diffusione dell'Hiv e dell'Aids diedero un forte impulso all'omofobia, dato che questa patologia veniva principalmente associata alla comunità Lgbt. Come dimostra il film "Philadelphia", non di rado proprio a causa della malattia, venivano perpetrate discriminazioni anche sul posto di lavoro.

Il primo Paese a riconoscere l'unione tra due persone dello stesso sesso è stata la Danimarca nel 1989, ma fu l'Olanda nel 2001 a rendere legale il matrimonio gay per la prima volta nel mondo. Oggi il matrimonio tra persone dello stesso sesso è riconosciuto in 22 stati