Come si prepara il tabulè? Innanzitutto gustandosi l'incontro con l'altro, con la sua cultura e con il suo mondo. Perché di uguaglianza si può parlare anche a tavola.
Come si prepara il tabulè? Innanzitutto gustandosi l'incontro con l'altro, con la sua cultura e con il suo mondo. Perché di uguaglianza si può parlare anche a tavola.La mia amica Claudia fa l’infermiera sulle motovedette della Guardia Costiera a Lampedusa e quasi sempre, quando è di riposo, mi racconta quello che vede e quello che fa, da gennaio a dicembre, in ogni condizione e in qualsiasi momento della giornata.
Quando si parla di razzismo e immigrazione si viene spesso tacciati di fare retorica. Va bene, io voglio fare retorica, sull’articolo mio spero di potermelo permettere e non si può sempre scherzare.
L’altro ieri c’è stato un naufragio a largo di Lampedusa, sono morte 7 donne, recuperate in mare dalla Guardia Costiera, mentre più di 20 persone risultano disperse, che è un altro modo per dire che sono morte: se nessuno ti trova più in alto mare, di notte, su un mezzo di fortuna, sei morto.
Qualche mese fa invece mi ha raccontato del salvataggio di un gruppo di donne e dei loro bambini, i quali le hanno chiesto in francese se “l’avventura fosse già finita”, con un sorriso a 50 denti. Mi ha anche raccontato di lei, che, per lo shock provocato dalla domanda, ha dato di stomaco davanti a tutti (forse si arrabbierà perché lo sto scrivendo).
Il destino di chi arriva in Italia
Quando un migrante arriva in Italia, a seconda del motivo per il quale migra, può richiedere Asilo Politico o Protezione Sussidiaria. Nel primo caso il migrante acquisisce lo status di rifugiato, qualora ci sia la prova reale che il soggetto abbia subito una persecuzione personale per diversi motivi, fra i quali razza, religione e opinione politiche o anche orientamento sessuale. Al contrario, se non si dimostra la persecuzione personale, la Protezione Sussidiaria è garantita a tutti coloro che temono di subire un grave pregiudizio, come tortura o morte, se rimpatriati nel proprio paese.
Un'altra classificazione di migrante è il migrante economico, ossia colui che si sposta per cercare delle condizioni di vita economicamente più vantaggiose, che non potrebbe godere dello status di rifugiato. Naturalmente queste distinzioni non possono essere così nette, perché spesso le motivazioni che spingono la persona a migrare non lo sono altrettanto e gli scenari sono infiniti e complessi.
Perché l'uguaglianza è più importante di qualunque divisione
Capirete bene che il viaggio del migrante nel Mediterraneo è solo il tragico inizio di una trafila infinita e dolorosa, sia dal punto di vista burocratico che dal punto di vista dell’integrazione sociale.
Nel mio vocabolario personale la parola uguaglianza viene prima della parola identità (nazionale).
Ma per uguaglianza cosa si intende? L’uguaglianza è percepire l’altro come uguale a sé, avente gli stessi doveri e gli stessi diritti, non percepirlo come inferiore, sottoposto, meno meritevole di tutela, soprattutto sulla base di criteri innati come la razza. L’uguaglianza passa attraverso il diritto (uguaglianza morale e giuridica), ma soprattutto passa attraverso la garanzia dei diritti fondamentali, soprattutto quello alla dignità e all’integrità fisica e psicologica.
Mia madre era tunisina, proveniva da una famiglia benestante e in Italia ci è arrivata in aereo per andare all’università. Ma comunque un giorno a Firenze senza motivo, subito dopo l’attacco alle Torri Gemelle è stata fermata, identificata e trattata con molto sospetto, riempita di domande su dove alloggiasse, perché fosse lontana dal suo luogo di residenza e perché fosse in Italia, visto che sulla carta di identità c’era scritto luogo di nascita: Tunisi. Le è stato chiesto anche se capisse bene quello che le stavano dicendo, dopo 30 anni in Italia, cittadina italiana.
L’uguaglianza si raggiunge facendo in modo che il migrante sia messo nella condizione di essere percepito come un pari, e questo non può accadere se è rinchiuso in un CPR (centro di permanenza per il rimpatrio), un vero e proprio carcere, in cui il migrante in attesa di rimpatrio si trova rinchiuso, senza aver infranto la legge penale, limitato nelle sue libertà fondamentali. Non può rimanere nel paese di arrivo, ma non ci sono neanche i mezzi per allontanarlo, è incastrato in un incubo. Il detenuto vive in condizioni al limite dell’umano, condizioni che, a maggio di quest’anno, hanno portato all’ennesimo suicidio di un ragazzo della Guinea. Aveva 23 anni.
L’uguaglianza non si raggiunge relegando il migrante in centri di accoglienza, da cui sì, certamente può uscire, ma senza documenti, senza adeguata formazione, senza conoscenza della lingua è completamente emarginato e impossibilitato a trovare un lavoro adeguato e tutelato.
L’uguaglianza non si raggiunge nascondendolo, rendendolo invisibile, costringendolo in molti casi ad unirsi alle file della malavita, dello sfruttamento e del lavoro sommerso, vi giuro che a nessuno piace andare a rubare, ma si può essere costretti dalle circostanze.
Conoscere l'altro, un incontro che nasce anche grazie al cibo
Questa è una rubrica di cucina dicevamo? Lo so incapacy miei, vi ho tediato un bel po’. La conoscenza dell’altro, la familiarizzazione con la cultura dell’altro passa anche attraverso il cibo. Per questo oggi vi insegno un piatto tipico delle cucine libanesi, turche, palestinesi, giordane e di molti altri paesi orientali: il tabulè.
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