Gli esordi della carriera giornalistica di Clelia d'Onofrio, la giudice più amata di Bake Off Italia, presso la redazione della rivista Quattroruote.
Quella a Quattroruote non è stata la mia prima esperienza giornalistica. Era ormai già da un anno che lavoravo nella redazione di Quattrosoldi, una rivista appena nata in difesa del consumatore, quando un giorno mi fu detto: "Non sei un ingegnere ma sai scrivere, quindi passi alla redazione di Quattroruote, quando non capisci, chiedi".
Da quel momento cominciò la mia vita di giornalista dell'automobile in giro per il mondo con inchieste, prove di durata, incontri con personaggi noti del settore.
È chiaro, io di meccanica sapevo quello che avevo imparato quando avevo preso la patente, per cui mi ha molto aiutato partecipare alla realizzazione di una specie di vocabolario che si chiamava TAM, Tutte le Automobili del Mondo, perché così ho imparato tutti i meccanismi, le parti di un'automobile, alcune anche con nomi un po' strani, che colpivano la mia fantasia. Ricordo ancora, a distanza di decenni, il servofreno a depressione perché mi faceva quasi pena: la scatola a ingranaggi planetari che io immaginavo con polvere di stelle e detriti di asteroidi, invece conteneva tutt'altro.
Il controllo della notizia era accuratissimo e quindi le inesattezze iniziali finirono ben presto. Naturalmente non è che io provassi le auto, però se usciva un nuovo modello, tutti i partecipanti di una redazione avevano l'obbligo di partecipare a quelle che erano, diciamo, le prove più semplici: la comodità dei sedili, l'atteggiamento della figura al volante, tantissime cose che potrebbero sembrare semplici e invece no, perché la sicurezza dell'auto è legata anche alla consapevolezza di chi la guida.