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Perché una legge contro l'aborto è un passo indietro nel tempo

Quali sono gli Stati nei quali l’aborto è una pratica vietata per legge e per quale motivo non possiamo fare a meno di leggi a favore dell’interruzione di gravidanza.

Quali sono gli Stati nei quali l’aborto è una pratica vietata per legge e per quale motivo non possiamo fare a meno di leggi a favore dell’interruzione di gravidanza.

Nel maggio 2019 l’Alabama ha deciso di rendere l’aborto illegale, anche in caso di incesto o di stupro. Una scelta in controtendenza? Purtroppo no. Perché dall’inizio dell’anno a oggi sono ben 7 gli Stati americani nei quali sono stati approvati dei provvedimenti per limitare o bandire del tutto le interruzioni volontarie di gravidanza: Georgia, Mississippi, Arkansas, Kentucky, Utah e Ohio.

Religione, etica, motivazioni politiche o pragmatiche: sono principalmente queste le ragioni per le quali in alcuni Stati non è mai esistita una legge a favore dell’aborto o, nel tempo, sono stati fatti passi indietro. Perché di questo si tratta.

La legislazione sull’aborto

L’Organizzazione mondiale della sanità ha decretato che, anche nei Paesi nei quali non vige il diritto all’aborto, l’interruzione di gravidanza è contemplata in casi gravi, per esempio nelle condizioni nelle quali la madre rischia la vita o può compromettere la sua salute fisica e mentale, quali l'eventualità di incesto o stupro.

Nel mondo ci sono 61 Paesi nei quali abortire entro un certo periodo di tempo è una pratica legale. Le legislazioni adottate nei vari Stati sul tema sono molto variegate e hanno portato nel tempo molte donne a rischiare la propria vita per dover ricorrere all’aborto clandestino.

Foto: Igor Stevanovic © 123RF.com

L’aborto nel mondo

In Italia l’aborto è legale dal 1978, anno in cui è stata approvata la legge 194. Si può interrompere la gravidanza entro 90 giorni dell’inizio della gestazione, oppure tra il quarto e il quinto mese per ragioni di natura terapeutica.

L’aborto:

  • è assolutamente vietato a Malta e nella Città del Vaticano;
  • in Paesi come San Marino, Liechtenstein, Andorra, Irlanda e Irlanda del Nord è vietato, ma sono vigenti alcune limitazioni;
  • in Inghilterra, Scozia, Finlandia, Polonia, Islanda e Monaco la legge prevede alcuni limiti, anche se non particolarmente severi;
  • in India e in Cina l’aborto è vietato, ma viene spesso praticato l’aborto selettivo perché la nascita di una sola figlia femmina viene spesso vissuta dalle famiglie come disonore;
  • la lista non finisce qui: Angola, Egitto, Gabon, Guinea-Bissau, Madagascar, Senegal, Iraq, Laos, Isole Marshall, Filippine, Repubblica Dominicana, El Salvador, Haiti, Nicaragua, ma anche molti Paesi del Sud America, dell’Africa, del Medio Oriente e del sud-est asiatico non prevedono la possibilità di poter ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza.

Perché una legge contro l’aborto è un tuffo nel Medioevo

In un mondo in cui le donne lottano per i propri diritti, in cui la cultura dello stupro è il pensiero dominante, insito nelle menti degli uomini come inclinazione naturale, punizione giusta e accadimento meritato, una legge che vieti l’aborto, anche in caso di stupro o incesto, è un buco nero che spazza va secoli di storia e di conquiste.

Non si tratta di una questione femminista. Si tratta di un diritto umano. Il diritto di poter decidere, liberamente, di cosa fare del proprio corpo. Se e quando dare spazio a un altro essere nel mondo, soprattutto nei casi in cui la gravidanza non è stata il frutto della nostra volontà, ma la conseguenza nefasta di un atto spregevole. Si tratta di decidere di essere madre con consapevolezza, orgoglio, pensiero critico. Di non mettere al mondo un’altra persona senza avere poi la capacità, l’amore e l’intenzione di accudirla e trasmetterle dei valori in un mondo che prende decisioni al posto nostro, rendendoci pedine in balia del caso.

Foto apertura: Aleksandr Davydov © 123RF.com