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La Wanda Gastrica: «L'odio è figlio dell'ignoranza, siamo tutti cittadini del mondo»

 Intervista a La Wanda Gastrica, la Drag Queen più simpatica d'Italia. 

 Intervista a La Wanda Gastrica, la Drag Queen più simpatica d'Italia. 

È uno dei volti più noti della scena Drag milanese: nel corso della sua carriera è stata cantante, ballerina, speaker radiofonica, presentatrice TV, organizzatrice di eventi benefici.

Simpatico, sagace e travolgente, Diego, in arte La Wanda Gastrica, ci ha fatto conoscere più da vicino il mondo delle Drag Queen e ci ha dato una grandissima lezione di umanità.

Una carriera lunga più di 20 anni, nel corso dei quali ha fatto davvero di tutto. Com'è cambiata La Wanda Gastrica nel tempo? E soprattutto, cosa c'è di diverso nel rapporto con il tuo pubblico?

È cambiato sicuramente tanto. Innanzitutto, io ho sempre cercato di reinventare il mio personaggio. Non mi sono mai accontentato del solo recitare o lavorare nelle discoteche o fare teatro. Ho sempre cercato e cerco ancora, in continuazione, di offrire qualcosa di diverso, sia per il pubblico, sia per me stesso, per non fossilizzarmi. Anche il pubblico ha seguito tutte le mie varie evoluzioni e mi è rimasto fedele nel tempo.

Ci sono state delle cose che sono state più apprezzate, altre magari un po' meno, però cambiando anche settore in alcuni momenti ho acquisito un pubblico che fino a quel momento non avevo. Quando dal privilegiare le discoteche sono ritornato alla mia passione per il teatro e il musical, sicuramente è cambiata anche una parte di target. I risultati, comunque, ci sono sempre stati in ogni settore, quindi sono sempre rimasto soddisfatto.

Dunque l'ambiente nel quale ti senti più a tuo agio è quello del teatro?

Sì, a me piace presentare. Quindi è di sicuro la dimensione che mi dà più soddisfazioni, quella nella quale mi ritrovo maggiormente. Mi piace proprio il fatto di improvvisare, cogliere i momenti e rendere lo spettacolo di natura informativa, divulgativa, divertente, riflessiva. Mi piace in questo senso.

Una delle prime cose che mi ha colpito di te è stato il tuo sorriso, che reputo una grandissima qualità che riesci a portare con te in tutto quello che fai. Che consiglio daresti a chi ha appena iniziato questo progetto di vita e si sente ancora tanto fragile? Tu come riesci a sorridere nonostante tutto, nonostante le difficoltà?

Il mio sorriso è sicuramente un'arma che mi aiuta in tantissimi momenti così come potermi trasformare in Wanda mi ha aiutato in tantissimi momenti, soprattutto perché mi ha sempre dato forza. In uno dei miei monologhi di cabaret io associo l'essere Drag Queen all'essere un supereroe, una supereroina proprio perché abbiamo dei poteri speciali.

E uno di questi è il fatto che, com'era Pagliacci di Leoncavallo, tu sei costretto a sorridere perché è ovvio che devi comunque trasmettere un messaggio di serenità e di benessere al tuo pubblico, però questa costrizione a volte ti aiuta anche a superare determinati momenti, ti dà la forza.

Veniamo da un periodo pessimo. Ho visto intorno a me tutto il mondo e tutti i miei amici che iniziavano a crollare psicologicamente. E io invece ho continuato a rimanere sorridente per tutto il tempo proprio perché ho detto “Io ci credo, sono ottimista, voglio essere ottimista. Se arrivo ad abbattermi io, vuol dire che veramente la situazione è arrivata a dei livelli pesantissimi”. Invece io ho provato e sono riuscito a superare anche questo brutto periodo grazie a quello che ho fatto online e grazie al fatto che, comunque, sono rimasto e sono ancora sorridente.

Hai vissuto diversi anni in Toscana, ma so che adesso sei stabile a Milano. Ritieni che qui si respiri un'atmosfera più internazionale?

Milano è una città nella quale ho iniziato a lavorare nel 2009, quindi diversi anni prima di trasferirmici e ho sempre rifiutato di venire a vivere a Milano perché non mi piaceva. Poi invece nel 2017 mi sono reso conto che Milano mi aveva permesso di stringere tante amicizie, cosa che invece in Toscana non ero riuscito a fare. In Toscana ero completamente solo.

Alla fine è stato per le amicizie che mi sono trasferito a Milano e ho iniziato, vivendola, ad apprezzarla sotto tutti i punti di vista. Credo che dal punto di vista lavorativo non ci siano città come Milano. È una città dove di sicuro non puoi stare fermo. Milano mi piace proprio perché lancio idee, propongo cose e trovo sempre qualcuno che comunque appoggia queste mie idee, cosa che invece altrove, in altre Regioni, era una battaglia totale, continua, giorno per giorno. È anche per questo che alla fine le ho lasciate.

Quando ti trovi all'estero, ti senti più libero? Pensi che l'Italia viva ancora una condizione di arretratezza rispetto ad altri Paesi?

Sicuramente all'estero le Drag sono viste e vissute in maniera diversa. All'estero alle Drag viene permesso non solo di apparire in TV, ma in maniera dignitosa, mentre qua in Italia purtroppo ci relegano sempre in secondo piano, oppure ci prendono come sfottò, come macchiette. In Italia la situazione Drag è ancora pessima dal punto di vista televisivo. Insomma, non c'è una rappresentante Drag.

Dovrebbero iniziare a vederci come portatrici di messaggi, come degli artisti a 360° e non come la macchietta dell'uomo che si veste da donna e fa la cretina in TV. Io ho declinato tante partecipazioni in TV, nonostante le telefonate arrivino, perché se lo faccio il mio personaggio deve apparire dignitoso, altrimenti non ho tutta questa smania di andare in TV e farmi prendere in giro.

Quanto sono importanti i concorsi per una Drag? Che ruolo giocano nel suo percorso?

I concorsi per Drag che io ritengo più importanti sono due, che curo in prima persona. Miss Drag Queen Italia è sicuramente quello storico ed è il concorso più importante per le Drag. È importante non solo perché è una vetrina, ma soprattutto perché molto spesso quando si è nella propria zona comfort, nella propria Regione, nel proprio paesino, nel proprio locale ci si sente delle regine oramai arrivate. Non hai modo di confrontarti.

A Miss Drag Queen Italia io vedo tutto il meglio che c'è in giro per l'Italia e quindi molto spesso mi capita di vedere gente che nella propria Regione è idolatrata, che arriva a Torre del Lago, alla finale di Miss Drag Queen Italia, e rimane scioccata perché è l'ultima ruota del carro. Perché comunque ti confronti con gente che non solo si sa truccare e ha una bella immagine, ma soprattutto sa anche fare qualcosa. Sa tenere un palco, sa improvvisare, e così via.

L'altro concorso è Regina d'inverno che ha avuto diverse evoluzioni, nel senso che è un concorso non concorso. La finalità di Regina d'inverno è quella di raccogliere fondi per aiutare associazioni. Ogni anno abbiamo aiutato associazioni diverse: quest'anno stiamo raccogliendo fondi per la LILA, la Lega italiana contro l'AIDS. Quindi l'importanza di Regina d'inverno è quella. Sì, devi prendere parte ad un concorso, vincere la coroncina e tutto quello che vuoi, però alla fine lo si fa per una finalità benefica.

Non sono molto d'accordo sui concorsi di bellezza per Drag perché li reputo superflui. Oramai sono pochissime le Drag che si sanno fare le parrucche, si sanno truccare, si sanno fare gli abiti. Quindi per partecipare ai concorsi di bellezza una Drag spende migliaia e migliaia di euro e alla fine è un manichino. Alla fine quel concorso lo vince lo stilista, lo vince il parrucchiere, lo vince il gioielliere, non è che lo vinca la Drag, perché la Drag deve solo sfilare. La Drag deve essere brava. Poi, se è anche bella, è un valore aggiunto. Però io ho sempre puntato molto più sulla bravura della Drag.

la Wanda Gastrica

A me le Drag convincono se le sento parlare al microfono e non tutti vogliono farlo, e non tutti hanno la possibilità di farlo. Ci sono dei locali in cui non vieni neanche annunciato: compare il tuo nome sul ledwall, tu entri in scena, fai lo spettacolo e si chiude il sipario. Stop. E quindi queste Drag non hanno proprio modo di fare gavetta al microfono. Poi ci sono tante che non hanno neanche intenzione di farlo, si accontentano di essere solo immagine. C'è spazio per tutti. Però, nel momento in cui tu vuoi che la tua carriera sia la più duratura possibile, arrivati a un certo punto secondo me devi imparare o dimostrare di saper fare anche altro.

Cito alcuni nomi che abbiamo letto tra le pagine della cronaca delle scorse settimane. Il suicidio di Sarah Hegazi. Gli insulti ad Antonia Monopoli. Cosa spinge determinate persone a riversare il proprio odio nei confronti di ciò che non riescono a capire perché diverso rispetto alle proprie convinzioni?

Sicuramente l'ignoranza. Abbiamo paura di qualcosa perché non sappiamo di cosa stiamo parlando. Abbiamo paura del buio perché non sappiamo se accendendo la luce ci troveremo un mostro o se ci troveremo qualcosa di bello, quindi è sicuramente l'ignoranza che spinge a provare odio o, in realtà, ad avere paura. In realtà anche l'odio secondo me nasconde della paura, il non saper gestire una determinata situazione. Chi ha paura delle api è perché non sa effettivamente se l'ape lo pungerà o meno, se potrà causargli danni o meno, o se alla fine le api si fanno i fatti loro e se tu non vai a rompere le scatole alle api loro non ti attaccano.

Quindi tutto l'odio che c'è in giro, tutta la cattiveria, nasce sicuramente dall'ignoranza. Ignoranza proprio nel senso di non sapere quali possano essere le conseguenze, quanto una determinata cosa, legata al sesso, alla religione, alla politica, mi possa far male. Ma nel momento in cui invece so e capisco che il mondo è bello perché è vario e si può convivere tutti quanti sotto lo stesso cielo senza creare danni all'altro, a quel punto le cose hanno una maggiore possibilità di cambiare.

Ho letto di una bellissima iniziativa che stai portando avanti durante il Pride 2020, la lettura di Fabulous Families - Love beyond gender and color. Ti va di parlare di questo libro e del progetto? Secondo te, partire dall'educazione, quindi dal parlare ai bambini di ciò che non conoscono, può essere il primo step per provare a cambiare realmente le cose?

Presentare a dei bambini un mondo fatto da tantissimi colori e non solo dal bianco e nero della propria famiglia è sicuramente un passo avanti. Il progetto di Fabulous Families è bello innanzitutto perché racconta 7 storie vere di 7 animali realmente esistiti e vissuti in situazioni atipiche, ma che comunque si sono rivelate 7 situazioni vincenti. Può insegnare ai bambini proprio questo: non sentirti diverso perché hai due mamme, due papà, o perché sei stato cresciuto solo dalla mamma o solo dal papà, o non hai nessuno dei due, o i tuoi sono divorziati, o i tuoi genitori sono biondi e tu sei nato con i capelli neri. Il messaggio fondamentale è che l'importanza della famiglia e del supporto della famiglia è il fatto di non essere da solo, che è sicuramente la cosa più grande che si possa vivere.

L'importante è essere circondati dall'amore e trasmettere questo messaggio ai bambini che purtroppo spesso in casa nascono con genitori omofobi o razzisti e si ritrovano a ripetere frasi che non sono le loro, è davvero importante. Io partecipo al Rainbow Garden da due anni, ho fatto una mia serie online nella quale raccontavo favole per bambini sempre con messaggi di inclusione e sto supportando Fabulous Families perché ci credo tanto. Nel momento in cui li facciamo già crescere con questa mentalità più aperta, un domani non dovremmo vivere i problemi che stiamo vivendo adesso.

Parliamo del Pride 2020 e di questa versione speciale. Secondo te l'impatto è lo stesso di quello degli anni passati? Lo scorso anno a Milano eravamo 300.000 a sfilare. Pensi che, essendo un'edizione del tutto digitale, il messaggio siano meno forte e ci siano più haters, i famosi leoni da tastiera che vengono fuori facilmente in queste situazioni?

La mamma degli haters è sempre incinta, quindi da questo punto di vista a un certo punto chi se ne frega. Sono talmente abituato da sempre alla presenza degli haters che oramai non ci faccio neanche più caso. Questa versione tutta digitale purtroppo ci priverà della bellezza di tutto quello che è comunque l'abbracciarsi, il condividere, il ridere insieme, bere una cosa insieme, ballare per strada, tutta la parte della caciara, ma anche la parte legata agli incontri e alle riflessioni dal vivo. Tutto quello che è fisico ovviamente quest'anno ci mancherà ed è un vuoto che stiamo vivendo da fin troppo tempo.

Di contro, c'è il fatto che magari negli anni scorsi molto spesso è capitato che chi non fosse ancora in pace con sé stesso o non potesse per motivi familiari seguire e prendere parte alla parata o ad altri eventi, quest'anno se lo può guardare tutto da casa, anche nascosto nella propria cameretta, e dunque essere in qualche modo partecipe dell'evento, sperando che poi dal prossimo anno decida di prendervi parte anche fisicamente.

Quindi sicuramente l'essere tutto online ci permette di arrivare a un pubblico maggiore e un determinato discorso che senti dal vivo in un convegno, in una conferenza, adesso lo trovi online e te lo puoi riascoltare, lo puoi metabolizzare, puoi rifletterci meglio. C'è la fortuna che tutto quello che stiamo facendo rimarrà a testimonianza e c'è la sfortuna del fatto che sicuramente sarebbe stato bellissimo poterci incontrare.

Quali sono le tue speranze per il futuro?

La mia speranza per il futuro è innanzitutto che venga approvata in maniera totale la legge contro l'omofobia e quindi che si venga tutelati in maniera totale. Che non ci vengano più dati i contentini. Per dire, la legge sulle unioni civili, è sicuramente positiva e bellissima, un grandissimo passo avanti, però, sotto alcuni punti di vista, è anche quella una sorta di contentino.

Quindi quello che mi auguro è che quando si parli di diritti al 100% per tutti, siano davvero al 100% e non al 70, la possibilità di sapere di essere coperti sotto tutti i punti di vista, ma non in quanto omosessuali. Questo significherebbe volere dei privilegi. In quanto cittadini, in quanto essere umani. Non chiediamo più diritti degli altri, chiediamo gli stessi diritti, che ci spettano. Il concetto di normalità, di equilibrio, passa anche attraverso questo: il fatto che siamo cittadini del mondo e come tali meritiamo di essere protetti e curati come chiunque altro.