Neonati
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Come gestire la "sindrome di Linus"

Se anche il vostro bambino vive attaccato alla copertina come Linus, un motivo c'è. Ecco cosa ci dicono gli esperti.

Se anche il vostro bambino vive attaccato alla copertina come Linus, un motivo c'è. Ecco cosa ci dicono gli esperti.

L'abbiamo voluta chiamare 'sindrome di Linus' per darvi subito l'idea dell'argomento che affrontiamo. Ovvero quella speciale forma di attaccamento e adorazione che molti bambini mostrano nei confronti di qualche oggetto o giocattolo.

  • Quell'oggetto che pretendono di avere sempre dietro, senza il quale si rifiutano di dormire, di mangiare, di uscire e che nessuno deve toccare.

Il prototipo di questo comportamento è proprio Linus,  il celebre personaggio dei fumetti di Shultz, perennemente attaccato alla sua copertina di lana. Chi non lo ricorda e non ha provato anche tenerezza per il piccolo Linus cercare consolazione con la copertina e il dito in bocca?

L'orsacchiotto, la bambola, una macchinetta, una maglietta, un pezzo di stoffa, qualsiasi oggetto può diventare l'oggetto sacro nel piccolo mondo dei nostri bambini.

Gli psicologi infantili li definiscono oggetti transizionali, cioè oggetti che da un lato accompagnano una fase di transizione del bambino, dall'altro sono oggetti sui quali il bambino proietta la capacità di tranquillizzarlo, rassicurarlo, sopportare momenti di ansia e che tratta anche come oggetti di sua esclusiva proprietà esterni da sè.

E' stato il pediatra e psicoanalista Donald W. Winnicott,  nel 1951, il primo a introdurre il concetto di oggetti transizionali e ad elaborare una teoria che ne spiegherebbe la funzione.

  • Orsacchiotti, bambole, copertine, etc., per il bambino si trasformano in oggetti dal valore affettivo molto intenso in una fase della sua crescita in cui comincia a comprendere la differenza tra sè e il mondo esterno, sperimenta la separazione tra il suo corpo e quello della mamma, sperimenta la distanza anche fisica che esiste tra il suo mondo interiore e il mondo esterno e comincia a sperimentare il possesso.

L'oggetto transizionale, ricorda al bambino la sensazione dei contatti con la mamma (perchè è morbido, caldo, ha l'odore della mamma e anche il suo), ma è anche il primo oggetto esterno sul quale stabilisce il possesso.

Quasi sempre è un oggetto che il bambino può manipolare con le proprie manine e al quale attribuisce il potere magico di proteggerlo, rassicurarlo, dargli coraggio, in momenti particolari.  L'oggetto transizionale è un ponte che aiuta il bambino ad entrare in contatto con la realtà permettendogli di adattarsi ai cambiamenti e di superare le difficoltà.

Secondo Winnicott  

  1. Il bambino assume tutti i diritti sull'oggetto, e noi dobbiamo convenire con lui su questo assunto.
  2. L'oggetto è trattato con affetto, e al tempo stesso amato con forte eccitazione. Egli lo può anche mutilare, seviziare, massacrare; lasciamo questa libertà al bambino.
  3. Non bisogna mai cambiare di nostra iniziativa l'oggetto, a meno che non venga cambiato dal bambino stesso.
  4. L'oggetto deve sopravvivere all'amore, e anche all'odio del bambino, anche se fosse una caratteristica che si mostra nei tratti della pura aggressività.
  5. L'oggetto proviene dall'esterno secondo il punto di vista dell'adulto, ma non secondo quello del bambino. Allo stesso tempo non "viene neanche dall'interno", perché "non è un'allucinazione" (non è un amico immaginario)
  • Come vi sarà certamente capitato di verificare, il bambino pretende di essere l'unico autorizzato a manipolare il suo orsacchiotto (o la bambola) magari anche strapazzandolo o rompendolo, ma viene giù il mondo se lo toccate voi. Non vi venga in mente poi di lavargli l'orsacchiotto o la copertina, di ricucire o incollare delle parti rotte: si apre la tragedia.

Il legame con gli oggetti transizionali sempre secondo Winnicott è destinato a scomparire "l’oggetto transizionale non viene dimenticato, né i sentimenti verso di esso sono necessariamente soggetti a rimozione. Non viene dimenticato e non viene rimpianto. Gli eroi non muoiono: scompaiono".

  • Quindi portiamo pazienza e aspettiamo che sia il nostro bambino spontaneamente a superare il suo legame simbiotico con l'orsacchiotto. Sarà il momento in cui capiremo che è entrato in una nuova fase della sua crescita.

photo credit: Dey via photopin cc