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Bohemian Rhapsody (il film): 5 curiosità imperdibili

Alcune curiosità imperdibili sul film Bohemian Rhapsody, l'attesissimo biopic sulla vita di Freddie Mercury e la storia dei primi 15 anni dei Queen. 

Alcune curiosità imperdibili sul film Bohemian Rhapsody, l'attesissimo biopic sulla vita di Freddie Mercury e la storia dei primi 15 anni dei Queen. 

La lunga gestazione di Bohemian Rhapsody è finita. Il film che racconta la vita di Freddie Mercury, la sua storia nei primi quindici anni di attività dei Queen e la nascita del brano più importante della nuova discografia è uscito nelle sale il 29 novembre 2018, dopo lunghi anni di partenze e battute d'arresto. E si è aggiudicato il premio come miglior film drammatico ai Golden Globe 2019 (i premi più importanti del cinema americano dopo gli Oscar).

Registi, attori protagonisti che si ritirano, altri che si preparano il silenzio, dissonanze con la storia vera: dietro questa pellicola ci sono tanti aneddoti e tanti misteri, proprio come nella vita di Freddie Mercury, morto il 24 novembre del 1991 a causa di complicanze legate all'Aids.

Ecco cinque curiosità su Bohemian Rhapsody.

Una lunga gestazione

Bohemian Rhapsody è nato da un'idea di Brian May, che tra i credits del film figura come produttore insieme a Robert De Niro, il regista Bryan Singer e Graham King, premio Oscar per The Departed. A volere fortemente il film è stato anche Robert Taylor, mentre il bassista John Deacon si è da tempo ritirato a vita privata.

Ci sono voluti 25 anni di gestazione affinché il progetto vedesse la luce proprio perché - come per tante cose dei Queen - il film doveva essere perfetto, quello che Freddie avrebbe amato.

Il regista

Dietro la macchina da presa di Bohemian Rhapsody si sono consumati molti dissidi, tra cui quelli con il regista Bryan Singer, licenziato praticamente a ridosso della fine del film per delle assenze ingiustificate che avrebbero bloccato il set per una settimana.

Come ha dichiarato lo stesso Singer, il suo allontanamento dal set era legato a delle serie ragioni di salute legate a lui o a uno dei membri della sua famiglia. Altri invece avevano ipotizzato notevoli divergenze creative tra lui e Rami Malek, l'attore scelto per interpretare Freddie Mercury. Riprese e post-produzione sono state ultimate da Dexter Fletcher, ma nel final cut il nome di Singer resta l'unico accreditato come regista.

Il primo Freddie Mercury

Durante la lunga gestazione del progetto Rami Malek non è stato l'unico Freddie Mercury sul set. Il primo nome scelto per interpretare la voce dei Queen fu Sacha Baron Cohen. Ma anche qui le cose non sono andate proprio lisce come l'olio e l'attore comico, noto per il film Borat, nel 2016 ha abbandonato il progetto.

Foto: Tolga AKMEN / AFP

Cohen voleva che il film raccontasse gli aneddoti più curiosi della vita dissoluta di Mercury, come i festini a base di cocaina a casa sua. «Ma la band non avrebbe mai permesso queste scene nel film - ha dichiarato in una lunga intervista -. Volevano proteggere la loro eredità come band».

Rami Malek il trasformista

Per fortuna, senza che nessuno ne fosse a conoscenza, Rami Malek si stava lentamente e faticosamente trasformando in Freddie Mercury. Infatti l'attore era volato a Londra a sue spese e sempre a sue spese per un anno e mezzo ha studiato per essere la copia più fedele del leader dei Queen.

Malek ha iniziato a lavorare con diversi coach di recitazione per imitare alla perfezione Mercury, le sue movenze sul palco, la sua lingua - un cockney perfetto che solo il cantante aveva. Ha chiesto ai truccatori del film di poter avere dei denti finti che fossero simili a quelli di Freddie Mercury.

Ha studiato le sue movenze, ma non con un coreografo perché nulla di ciò che avveniva sul palco era scelto a tavolino: Malek ha solo iniziato a studiare i filmati e gesti, come quante volte si copriva la bocca nelle interviste per nascondere i suoi denti.

Freddy Mercury ne aveva quattro in più nella sua bocca. Nonostante gli abbiano causato una vita di insicurezze, il cantante non ha mai voluto rimuoverli per paura che il cambiamento avesse delle ripercussioni sul suo modo di cantare. Infatti era convinto che i quattro denti extra gli avessero allargato il palato, offrendogli un’estensione vocale fuori dal comune. Ciò è stato reso alla perfezione da Malek nel film. 

Vita vera e biopic: le differenze

Nel film la formazione del gruppo è molto più semplice di quello che è realmente accaduto. In Bohemian Rhapsody Freddie Mercury incontra Brian May e Roger Taylor nel 1970, dopo un concerto nel giorno in cui il bassista e cantante Tim Staffel abbandona il gruppo. Lo scetticismo dei due musicisti viene superato dopo aver ascoltato la versione di Freddie Mercury di Doing Alright.

In realtà Freddie Mercury era diventato amico di Tim Staffell durante gli anni all’Ealing Art College in London. Qui conobbe anche gli altri membri della band, che allora si chiamava Smile. May frequentava l’Imperial College di Londra, dove stava portando a termine il suo PhD in Astrofisica. È stato lui a raccontare come Mercury li avesse assillati per diventare un membro della band, cosa che avvenne comunque solo dopo l’uscita di Staffell, negli anni Settanta.

Anche il racconto dell’incontro tra Mary Austin e Freddie Mercury è stato falsato nel film. I due fecero coppia dal 1969 al1 1976, quando lui le disse la celebre frase, da lei riportata in una storica intervista: «Penso di essere bisessuale» disse lui, «No Freddie, sei gay», rispose lei risoluta. Ma la loro amicizia non si è mai interrotta, anche dopo la fine della storia.

La vera storia del loro incontro non è quella raccontata in Bohemian Rhapsody. Freddy e Mary non si incontrarono nella stessa sera in cui il cantante entrò a far parte degli allora Smile, bensì iniziarono a frequentarsi dopo la fine della storia di lei con Brian May.

Il primo incontro tra Freddy e Mary avvenne nella boutique di Londra Biba nel 1969, dove lei figlia di due operai sordomuti faceva la commessa. Lì la 19enne spesso odiata dai fan incontrò questo ambizioso ragazzo inglese, originario di Zanzibar: aveva 24 anni ma, come ricorda Mary, sembrava «nato per essere un performer».