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Cesara Buonamici: «Dare brutte notizie non è affatto piacevole»

È stata ed è ininterrottamente in onda tutti i giorni tra TG5 e approfondimenti per informare gli italiani sull'emergenza coronavirus: abbiamo chiesto a Cesara Buonamici come ha vissuto questo momento tra vita privata e professionale.

È stata ed è ininterrottamente in onda tutti i giorni tra TG5 e approfondimenti per informare gli italiani sull'emergenza coronavirus: abbiamo chiesto a Cesara Buonamici come ha vissuto questo momento tra vita privata e professionale.

Ogni sera alle venti entra nelle case degli italiani, Cesara Buonamici è tra i fondatori del TG5, telegiornale nel quale lavora dal 1992. Prima ancora ha lavorato a Studio Aperto, a Retequattro e agli inizi nelle tv locali toscane. Non si è fermata un giorno durante questo periodo tra telegiornale e approfondimenti come “A Tu per tu” dedicati al coronavirus per informare gli italiani. Toscana di nascita, romana d’adozione, Cesara Buonamici è sposata con il medico Joshua Kalman. A Cesara Buonamici abbiamo chiesto come ha vissuto questo periodo tra lavoro e vita privata.

Come ha vissuto questi mesi? Soprattutto in casa e al lavoro?

«Ho avuto la fortuna di continuare a lavorare al Tg con tutte le dovute precauzioni, che Mediaset ha subito adottato. E questo mi ha aiutato molto a superare la fase della chiusura più forte».

Ci sono nuove abitudini nella sua vita introdotte dal lockdown? Ha cucinato anche lei come la maggior parte degli italiani?

«Si, ho cucinato forse più del solito. Ma soprattutto mi sono accorta di poter fare a meno di un sacco di cose che prima mi sembravano indispensabili: per quanto riguarda il cibo e non solo».

Cesara, Lei è sposata con un medico, i veri eroi di questa emergenza. Come ha vissuto questa situazione con lui?

«Come tutti abbiamo seguito con sgomento quello che stava succedendo negli ospedali e nelle case di riposo: per l’enorme numero di decessi e per il sacrificio di medici e infermieri stravolti da turni impossibili e senza le difese che avrebbero dovuto avere. Purtroppo si paga sempre l’antico vizio di considerare “spese inutili” quegli strumenti e quelle dotazioni che ti consentono di affrontare situazioni eccezionali, come in questo caso una pandemia, o come i terremoti».

Che impatto c’è stato nel suo lavoro? Lei è stata sempre in onda con il telegiornale e con gli speciali del TG5 per informare. Quali sensazioni provava, soprattutto nei primi giorni della fase 1?

«Sentivo maggiormente la necessità di essere il più precisa possibile. Soprattutto c'è la curiosa teoria secondo la quale i giornalisti amano dare cattive notizie, perché una cattiva notizia è una vera notizia. In realtà non piace a nessuno parlare giorno dopo giorno di fatti negativi, di morti ridotti a statistiche, magari con continue polemiche. Informare è un dovere, è un servizio pubblico fondamentale per una società. Ma qualche volta non è affatto piacevole».

Come si è comportata l'informazione in Italia secondo lei in questo momento? "Ha retto"?

«Sì, la copertura dei fatti della pandemia è stata abbondante e continua, non è stato tralasciato alcun lato del problema. Un po' meno accettabili sono state le lunghe e continue polemiche politiche in momenti del genere. Ma anche questo rientra nelle cose del mondo, e l'informazione deve essere servita».

Come influirà (se influirà) la pandemia nell'informazione e nei TG nei prossimi mesi? Cosa dobbiamo aspettarci?

«Non credo che si avrà uno stravolgimento. Semmai dovrà crescere l'accuratezza, la precisione, perché le persone di questo hanno bisogno, di capire: certo non sarà semplice perché tutto è sempre nuovo: il virus, gli effetti, i rimedi, i riflessi sociali ed economici. E tutto questo andrà raccontato con garbo e con onestà».

Ha fondato il TG5 con Enrico Mentana, Clemente Mimun, Lamberto Sposini e Cristina Parodi che ha vissuto mesi difficili a Bergamo. Vi siete sentite in questo periodo?

«Il vero vantaggio che io ho avuto nell'essere presente sin dall'inizio al tg5 è di avere avuto direttori dai quali ho potuto solo imparare. E in un giornale, forse più che in altri luoghi, la presenza di persone di qualità influisce enormemente nella tua crescita. È stato così all'inizio ed è così oggi con Mimun. Poi le strade si separano, ma quel che si è appreso resta un legame che prescinde dai rapporti diretti».

Lei è uno dei volti più amati della tv e del tg. Anche nel recente "A tu per tu" l'abbiamo vista alle prese con interviste a volti famosi. Le piacerebbe un suo salotto televisivo ?

«Lo dico con sincerità. Io ho la fortuna di fare quello che mi è sempre piaciuto fare. E di poterlo fare in una grande redazione con colleghi di pregio. Il resto lo lascio al direttore e all'azienda. Posso solo garantire che quello che faccio o che potrò fare mi vedrà impegnata con tutto quello che so e posso. Io sono contenta».

Foto apertura: LaPresse