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Alla ricerca di un'antica spiritualità

A Roma, nelle gallerie dove si mescolano paganesimo e cristianità

A Roma, nelle gallerie dove si mescolano paganesimo e cristianità

Catacombe. Una parola antica che ci fa pensare a luoghi bui e tristi, nascondiglio per i cristiani che cercavano di sfuggire alle persecuzioni. Invece non è affatto così. Se si procede sulla via Appia antica, dove sembra di ripercorrere due secoli di storia romana in pochi chilometri di acciottolato, si raggiungono anche le catacombe di San Sebastiano, che ci svelano invece una realtà diversa e più affascinante.

La parola 'catacomba' deriva dal greco katà kymbas, che significa presso le cavità. La città di Roma, infatti, poggia le sue fondamenta su un suolo fatto di tufo e pozzolana, magma e lapilli eruttati in epoca remota dall'immenso Vulcano Laziale. Per costruire gli edifici si sfruttò questo materiale scavando diverse cave, che poi furono trasformate e ampliate in cimiteri dai pagani e dai cristiani. Secondo la legge romana la sepoltura dei defunti doveva avvenire fuori dal perimetro delle mura urbane; per questo motivo le vie consolari sono punteggiate di lapidi, cenotafi e mausolei. Per la comunità cristiana sfruttare le gallerie delle cave di tufo fu una necessità ma anche una soluzione pratica. La prima catacomba fu scoperta solo nel 1593 da Antonio Bosio, un agente dell'Ordine di Malta. Da allora fu un susseguirsi di ritrovamenti che destarono l'ammirazione dei contemporanei e degli artisti.

Nella capitale le catacombe sono una settantina, e quelle di San Sebastiano sono fra le più antiche e importanti. Si sviluppano per circa 12 chilometri e su diversi livelli. Dapprima luogo funerario pagano sorto in un'ampia cava di pozzolana, si trasformarono poi, verso la fine del III secolo dopo Cristo, in cimitero cristiano, e solo nel IV secolo presero il nome attuale.

Nelle catacombe i cristiani seppellivano i loro morti, e vi celebravano i riti liturgici solo in occasione delle sepolture. Visitando queste catacombe, si scende e si percorrono le numerose gallerie che si sviluppano sui vari livelli. Quello che colpisce è la temperatura costante e la luce che penetra qua e là dai lucernari, per favorire il ricambio d'aria. Qui si trovano i tre tipi di sepolture catacombali: il loculo, nicchia orizzontale dove il cadavere veniva deposto fasciato da un semplice lenzuolo; l'arcosolio, fossa sormontata da un arco, una sorta di arco di trionfo come quello destinato agli imperatori, sicuramente la tomba di un martire che con la sua fede aveva trionfato; infine il sarcofago, cassa di pietra con bassorilievi, segno di nobiltà di grado e di ricchezza. Per la loro facile accessibilità, queste catacombe furono violate più volte nel corso dei secoli: quasi tutti i loculi furono aperti dai barbari che cercavano oro, poi dai cristiani in cerca di reliquie, nella credenza che tutti i 175.000 sepolti fossero martiri; infine dai papi, che provvidero alla traslazione dei resti al Pantheon.

Un aspetto molto interessante restano i tanti graffiti e iscrizioni sulle pareti: vi appare tutta l'iconografia cristiana, dal pavone simbolo di immortalità alla palma, fino alla colomba e all'olivo, ancora oggi simboli di pace, e anche il pesce, le cui lettere, in greco, sono le iniziali della sigla che designa Gesù Cristo come figlio di Dio e salvatore del mondo. All’universo cristiano si affianca anche quello pagano: negli stessi anni, infatti, tra il II e il III secolo dopo Cristo, furono costruiti dei mausolei pagani. Vennero scoperti nel 1919 e sono scavati interamente nel tufo: il primo è detto dell'Ascia, perché sul timpano del frontone vi è inciso questo attrezzo. Il secondo è detto degli Innocentiores; il terzo, è dedicato a Marco Clodio Hermes, è composto da due camere sovrapposte ed è decorato con una natura morta raffigurante uccelli e frutta.

Risalendo la scala si trovano i resti di un oratorio, costruito alla fine del III secolo interrando i tre mausolei. Qui furono trasportati i resti dei santi Pietro e Paolo, nell'anno 258 sotto le persecuzioni dell'imperatore Valeriano, per evitare che fossero profanati. Qui furono conservati anche i resti di san Sebastiano, che vi rimasero fino all’826, anno in cui vennero portati alla basilica di San Pietro.

Tutto questo, insieme alla via Appia antica, viene protetto dal parco regionale omonimo, che organizza visite e numerosissime attività legate a questo particolare ambiente, dove convivono arte, archeologia e natura; per raggiungerlo, basta salire sull’Archeobus, un comodissimo servizio che parte dalla città e ti porta a fare un viaggio nel mondo dell’impero romano.

Parco Regionale Appia Antica
www.parcoappiaantica.it

Basilica di S.Sebastiano e Catacombe
via Appia Antica, 136
Apertura: da lun a sab 9 -12, 14.00-17.00 
Domenica chiuso 
Chiusura annuale: 15 novembre - 15 dicembre 
Info: 06 7850350
www.catacombe.org