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Alla scoperta della Terra di Lavoro

Lungo la via Appia da Aversa a Curti

Lungo la via Appia da Aversa a Curti

Un percorso che si svolge tra elementi naturali di singolare interesse e paesaggio ‘costruito’: si parte da Aversa, porta meridionale della Terra di Lavoro, la fertile pianura oggi corrispondente alla provincia di Caserta. Aversa conserva nel centro storico una singolare pianta a forma di labirinto, che contrasta con tutte le altre dei centri del Piano Campano, la pianura a nordovest di Napoli percorsa dal Volturno. Gli altri insediamenti mostrano uno schema a maglia quadrata, poiché si seguì per secoli la traccia della centuriazione romana antica. Aversa fu fondata dai Normanni nel 1030, come avamposto per la conquista del Mezzogiorno, in un sito strategico perché collocato allora lungo importanti strade, e la sua pianta fu ideata per la difesa militare secondo i canoni medievali. La città, oltre che per le belle chiese e monasteri, tra cui spicca la normanna cattedrale di San Paolo, si caratterizza per il complicato intrico di stradine, vicoli e piazze del suo centro storico.

Lasciata la città si percorre la zona dell’agro aversano, in direzione di Caserta, tra alti pioppi, più raramente olmi, con grandi festoni di vite abbarbicati su di essi; si creano così dei ‘muri’ verdi alti anche 15 metri. Si tratta di una pratica molto antica, cosiddetta ad ‘alberata’, quasi caduta in disuso negli ultimi decenni del Novecento, ma poi ripresa per la rinnovata richiesta del vino che deriva da quelle uve, l’Asprino o Asprinio di Aversa, un pregiato bianco asciutto che si presta anche come base di un ottimo spumante.

Da Aversa si punta sul Volturno, a Capua, che sorge sul sito dell’antico porto fluviale Casilinum, lungo la via Appia: qui resistette fino al 1943, quando fu distrutto dai bombardamenti, l’antico ponte romano omonimo, a schiena d’asino, che consentiva il proseguimento della via Appia al di là del fiume. La città, oggi notevole centro agricolo e industriale, fu rifondata in un luogo più difeso per opera dei profughi dell’antica Capua (l’odierna Santa Maria Capua Vetere). I bastioni cinquecenteschi capuani ricordano l’importanza strategica del sito durante il viceregno spagnolo. A Capua merita una visita il Museo campano, fondato nel 1870, con sede nel quattrocentesco palazzo Antignano, che raccoglie una ricca documentazione della civiltà campana.

A sudovest di Capua si può sostare a Carditello, il primo dei siti borbonici - cioè quei territori che furono acquisiti dalla corona al tempo di Carlo III di Borbone e poi di Ferdinando IV - che si incontreranno lungo questo itinerario. Il sito di Carditello, opera di Francesco Collecini, che fu una tenuta agricola modello nella fertile pianura, tra il Volturno e i Regi Lagni, antichi canali di bonifica, è uno dei meno noti. Il complesso monumentale è costituito da un’incantevole palazzina centrale (una delle ‘delizie’ del re) con due corpi di fabbrica laterali, nei quali è stato allestito il Museo della civiltà contadina, che presenta attraverso gli arredi e gli utensili in mostra uno spaccato della vita rurale quotidiana del passato.

Riprendendo verso sud la via Appia diretti a Santa Maria Capua Vetere, una piccola deviazione consente di visitare il cimitero dei garibaldini, dove riposano i caduti della battaglia del Volturno (1860). Giunti a Santa Maria Capua Vetere si può ammirare l’anfiteatro campano, il più vasto della romanità dopo il Colosseo. Fu usato come fortezza dai longobardi e poi, a partire dal IX secolo e per gli otto successivi, venne ferocemente spogliato per fornire materiali da costruzione a molti edifici della città. Ciononostante la visita è di notevole fascino: di particolare interesse sono i ben conservati sotterranei dell’arena. Si può anche visitare il Museo dei gladiatori, unico nel suo genere, allestito nell’antiquarium dell’anfiteatro, dove sorgeva una famosa scuola gladiatoria e dove Spartaco diede inizio alla guerra servile contro Roma nel 73 a.C.

Procedendo lungo la via Appia è possibile osservare due famosi monumenti funerari di età romana: le Carceri Vecchie (I secolo a.C.), chiamate così perché erroneamente ritenute in passato una prigione, il più vasto sepolcro romano della Campania, e la Canocchia (I secolo d.C.), dalla forma a cupola. L’itinerario termina a Curti, centro noto per il noto olio extravergine di oliva, che trae il nome dalle dimore a corte tipiche del Piano Campano.

Da Aversa a Curti.
40 km circa