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Bello come un bronzo

Le leggendarie figure della calabrese Riace

Le leggendarie figure della calabrese Riace

Il loro ritrovamento fece il giro del mondo in pochissimo tempo, la loro bellezza fu subito paragonata a quella del Davide di Michelangelo, il loro stato di conservazione era sorprendente. Stiamo parlando dei Bronzi di Riace, che finalmente, dopo oltre 40 anni dalla scoperta, dovrebbero avere a breve una collocazione degna e definitiva nel museo archeologico di Reggio Calabria. Tutto cominciò il 16 agosto del 1972, quando un sub dilettante, Stefano Mariottini, nuotando nelle acque davanti alla spiaggia di Riace, lungo la costa ionica calabrese, notò tra la sabbia del fondo una mano che spuntava: era di bronzo, e provando a scavare dopo la mano trovò un braccio. Nel giro di qualche ora la squadra sommozzatori dei Carabinieri e la Soprintendenza scoprirono che si trattava di una statua, e che accanto ce n'era un'altra: tutte e due erano intatte e bellissime.

La scoperta ebbe una risonanza immediata e mondiale, che potrebbe essere paragonata a quella della città di Troia da parte di Heinrich Schliemann se a quel tempo, nel 1871, i mezzi di comunicazione fossero stati gli stessi. Infatti nessuno avrebbe pensato che le acque dell'Italia meridionale potessero ancora nascondere tesori di quel genere. Le statue furono portate in tournée come due stelle del cinema e 'ricevute' perfino dal presidente della Repubblica a Roma. Ma come purtroppo accade troppo spesso in Italia per le opere d'arte, la loro collocazione definitiva ha subito intoppi e ritardi. La loro sede naturale è infatti il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, che già conservava straordinari tesori, risalenti anche ai tempi preistorici, come i ritrovamenti del villaggio neolitico scoperto a Favella della Corte, o le ceramiche di Capo Rizzuto, Nicotera, Curriga, Crotone. Queste testimonianze del passato, fondamentali per la conoscenza della storia anche se sconosciute per la maggior parte delle persone, risalgono anche a epoche più recenti, dalla Grecia a Roma, fino ai Normanni, i Longobardi e i Bizantini, restituite in buona parte dalle acque cristalline che circondano la regione.

Ma dove sta la magia di queste due figure? Perché sono così importanti? Perché sono dei veri e propri capolavori e testimoniano la maestria dei grandi scultori del periodo ellenistico. Non conosciamo assolutamente la loro provenienza né dove erano dirette: l’origine è forse greca, e i bronzi finirono in mare a causa del naufragio della nave che li trasportava oppure per alleggerire il carico durante una tempesta. Sono due statue alte circa 2 metri, di bronzo, risalenti al V secolo a.C.: battezzate semplicemente A e B, raffigurano due guerrieri, completamente nudi, che in origine forse portavano una lancia nella mano destra e uno scudo nella sinistra, oggetti che però non sono stati trovati. La testa della figura A, detta ‘il giovane’ è quella più finemente realizzata: le labbra sono di rame, i denti sono ricavati da una lamina d’argento, gli occhi hanno ciglia di bronzo e cornee di avorio, mentre le iridi, scomparse, erano forse una pietra preziosa oppure fatte di pasta di vetro colorata. La barba e le ciocche di capelli sono sinuose e ondulate, la testa è completata da una larga fascia. La statua B, detta ‘il vecchio’, porta sulla testa un elmo e ha un solo occhio, l’orbita sinistra è vuota. I corpi di entrambi sono modellati abilmente e la loro muscolatura è pressoché perfetta.

Dopo il loro ritrovamento le statue subirono importanti restauri: vennero eliminate tutte le incrostazioni e furono svuotate dalla terra di fusione per evitare ulteriori processi di corrosione. Dopo essere stati esposti nel Museo Archeologico di Reggio Calabria, i due bronzi sono stati spostati in una saletta del palazzo del Consiglio Regionale, tristemente coricati, in attesa del completamento del restauro e della riapertura del museo archeologico, prevista entro il 2013. Il museo, infatti, è stato riorganizzato completamente, creando un percorso attraverso i tesori e gli oggetti già conservati nel museo, che culminerà nella sala dedicata alle due figure: nell’ambiente è previsto un microclima particolare e i due bronzi appoggeranno su basi antisismiche appositamente create.