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Le vie dei pastori in Abruzzo

I tratturi dell'altopiano di Navelli

I tratturi dell'altopiano di Navelli

D’Annunzio descriveva i tratturi della sua terra d’origine, l’Abruzzo, come ‘erbal fiume silente’: l’immagine di fiumi d’erba che attraversano la regione colpisce la fantasia e descrive questi paesaggi un tempo percorsi dai pastori con le loro greggi; gli spostamenti avvenivano in primavera per raggiungere gli alti e freschi pascoli, in autunno in direzione sud, verso la Puglia.

Il paesaggio dell’entroterra abruzzese ci ricorda anche i vecchi film western, ci s’immagina avventurieri a cavallo, fuorilegge in fuga o cacciatori di taglie all’inseguimento di banditi. La vita dei pastori era altrettanto dura, risiedevano a casa solo per brevi periodi, e gli spostamenti a cavallo o a dorso di asini duravano in genere due settimane; i gruppi erano formati da circa un migliaio di capi di bestiame, tenuti insieme dall’impiego di cani da pastore. La comitiva doveva inoltre portarsi il necessario per costruire dei ripari durante le soste, e in generale tutto ciò che poteva servire.

Questi antichi sentieri collegavano Abruzzo, Molise e Puglia. Oggi la rete di tratturi della penisola è tutelato come bene di rilevanza archeologica, politica, sociale, militare e religiosa: è indubbio il loro valore di testimoni di una identità pastorale, di un lungo periodo storico, ma la memoria percorre anche i diversi centri che incontra.

L’itinerario comincia da Bominaco, in provincia dell’Aquila, borgo piccolissimo ma dall’elevato valore architettonico. La sua popolazione raggiunge appena i cento abitanti, ma vanta ben due gioielli architettonici, la chiesa di santa Maria Assunta dell’XI-XII secolo e l’oratorio di San Pellegrino. Quest’ultimo è decorato con affreschi duecenteschi che illustrano alcuni episodi della vita del Santo, altri tratti dalle sacre scritture e un calendario della diocesi valvense. Nel Medioevo i due complessi e la soprastante fortezza duecentesca erano parte di un unico monastero, il quale includeva anche l’eremo di San Michele.

La piana di Navelli è famosa per la coltivazione dello zafferano, per questo il paesaggio appare a tratti suddiviso in zone coltivate, che attraversiamo seguendo il percorso del tratturo. In autunno, tra ottobre e novembre, i campi si colorano di una distesa di fiori violacei dai quali si ricava la pregiata spezia.

Si prosegue in direzione Tussio, la successiva tappa del percorso; prima di entrare in città s’incontra la chiesa della Madonna di Loreto del XVI secolo. Alle spalle della chiesa di santa Maria di Cintorelli parte il tracciato che conduce a Prata d’Ansidonia.

Sulla strada ci imbattiamo in una dolina, un laghetto formato dalla depressione del terreno, e nel castello dei Camponeschi, con il borgo fortificato protetto dalla cinta muraria.

Proprio prima di arrivare a Prata d’Ansidonia vediamo i resti dell’antica Peltuinum, che vale la pena visitare, della quale si conservano parte del teatro, di un tempio, tratti di mura e la Chiesa di San Paolo; quest’ultima, esempio di edificio romanico, venne edificata tra il VII e il VIII secolo sul luogo di un precedente sito pagano. Esso era conosciuto anche nel Medioevo con il nome di Civita Sidonia, venne però distrutta dei Franchi. Il tratto di strada che attraversa la città, un tempo abitata da Vestini e Romani, coincide con il tratturo L’Aquila-Foggia, il più lungo tra quelli italiani.

La citta di Peltuinum era attraversata anche dalla via Claudia Nova, costruita dall’imperatore Claudio nel I secolo d.C. Questi percorsi erano già battuti in epoca romana, il termine tratturo, infatti, deriva dal latino tractoria, che significa il lasciapassare, quindi senza dover pagare dazi, per i funzionari di stato, in seguito concesso anche ai pastori. Il punto di arrivo del percorso è Castelnuovo, ma per chi vuole è possibile continuare fino a raggiungere il borgo di Barisciano.

Per chi ama le escursioni e l’aria aperta l’Altopiano di Navelli può essere il punto partenza per visitare l’entroterra abruzzese, ricco di parchi, e i rilievi dell’Appennino centrale. La catena montuosa del Gran Sasso, la Maiella e quella del Velino Sirente circondano l’altopiano e offrono itinerari per tutti i gusti.

www.altopianodinavelli.com