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Sul tracciato della via del ferro

La strada da la Vena tra conifere e antiche miniere

La strada da la Vena tra conifere e antiche miniere

Sulla strada che percorre l’alto Agordino s’intravedono i ruderi di un castello su uno scoglio roccioso: è il castello di Andraz, una vedetta che, fra XIV e XVIII secolo, controllava i traffici del ferro sulla strada che dalle miniere di Fursil conduceva a Bressanone.

Siamo sulle Dolomiti venete, quello che vediamo era un castello di proprietà del vescovo locale posto a sorveglianza della strada da la Vena, una delle più importanti vie di comunicazione tra il Tirolo e la repubblica veneta; venne realizzata nel 1558 quando a Valparola furono impiantati i forni fusori. La strada doveva agevolare il trasporto dei minerali verso i forni della Val Badia: gli otto della regione erano, infatti, quelli dell’Agordino, del Cadore e di Andraz.

Le miniere di Fursil sono collocate sul territorio del Colle di Santa Lucia. La strada fu costruita dalla famiglia Madruzzo, nobili trentini, e utilizzata per i due secoli successivi, prima di sparire dalle mappe locali, ricoperta da erba e fogliame. La via venne riscoperta durante gli anni Novanta del secolo scorso: l’antico tracciato è stato oggi restaurato e rimesso a nuovo insieme ai ruderi del castello di Andraz. È una strada abbastanza lunga che si percorre in circa 6 ore di cammino: parte da Villagrande di Colle Santa Lucia e arriva fino sotto il passo di Valparola.

L’itinerario qui proposto inizia dalla località Castello, frazione di Livinallongo del Col di Lana, proprio sotto la fortezza di Andraz, e sale verso Bressanone per poi ridiscendere come un anello. Castello è il borgo più alto delle Dolomiti venete, a 1750 metri di altezza. La fortezza risale all’anno Mille circa, alla base è circondata da una cinta muraria difensiva; qui risiedevano le famiglie vassalle del vescovo e il capitano di giustizia. Oggi della fortezza restano purtroppo solo i ruderi, poiché l’edificio fu danneggiato durante i bombardamenti della prima guerra mondiale.

Posto in posizione più bassa rispetto al castello incontriamo il forno fusorio, quello che in dialetto locale viene chiamato il ‘prà dal fuorn

Il percorso escursionistico accompagna il visitatore alla scoperta di paesaggi di grande bellezza sulla Marmolada, sulla Civetta e sul Pelmo, e attraversa luoghi che hanno fatto la storia locale e nazionale. Il paesaggio è caratterizzato da boschi di conifere e pascoli; non è raro incontrare i cosiddetti tablà, fienili in legno tipici della zona, simbolo dell’identità agricola e pastorale.

Le estrazioni avvenivano alle pendici del monte Pore, quando veniva ancora chiamato Puchberg o Wersil, da cui deriva il nome di Fursil. Il materiale estratto, per lo più siderite manganesifera, era utilizzato per la fabbricazione di spade, ma anche per la produzione di gioielli. I boschi circostanti, invece, erano sfruttati per la fornitura di carbone di legna per alimentare i forni stessi. Nel XVII secolo la miniera di Fursil aveva raggiunto l’apice della sua espansione: si diramava in quattro gallerie, tra le quali una lunga più di un chilometro.

Nei pressi del castello comincia il percorso e si segue la direzione per Valparola; s’incrocia un vecchio mulino e malga Castello, quello che un tempo era un punto di sosta e ristoro per le greggi che salivano ai pascoli sul monte. Da qui comincia la vera e propria strada da la Vena. Il paesaggio è disegnato dalle suggestive cime delle Dolomiti, con i villaggi rustici e gli abeti. La strada prosegue fino a Selva di Cadore, ma se si desidera un percorso più corto e agevole si può puntare in direzione Cernadoi e scendere verso la valle. Sulla strada incontriamo altri tablà, e dopo circa 3 ore di cammino si ritorna al punto di partenza.

La strada da la Vena era fiancheggiata dalla cosiddetta Strada dei Morc, ovvero la strada dei morti che, toccando i comuni del colle di Santa Lucia, conduceva fino al cimitero di Arabba; i parenti dei defunti dovevano percorrere oltre 40 chilometri di strada con la salma, in un viaggio che durava in genere due giorni.

Per completare la visita e per restare in tema, ci si può spostare, con l’auto però, a Villagrande di Colle Santa Lucia, dove era situata la sede amministrativa delle miniere. Questa era ospitata presso un edificio risalente al XVI secolo, casa Chizzali Bonfadini, che riconosciamo dalle artistiche inferriate.

www.collesantalucia.eu