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La città che diventò giardino

A Ninfa la bellezza del verde e dell'antico

A Ninfa la bellezza del verde e dell'antico

L’acqua che scorre, il cinguettio degli uccelli e il ronzio degli insetti, una vegetazione straordinaria ed estremamente variata: tutti vorrebbero trascorrere del tempo in un posto come questo, un eden ideale di pace e tranquillità. Questo luogo esiste veramente, e si trova poco a sud di Roma, nell’AgroPontino: è Ninfa. Per secoli giacque dimenticata, e in questo stato di abbandono dovette vederla lo storico tedesco Ferdinand Gregorovius (1821-1891) che, colpito da questa miscela di piante e ruderi, la chiamò nei suoi taccuini di viaggio ‘Pompei del Medioevo’, luogo romantico per eccellenza. E questa sua caratteristica la mantiene ancora oggi.

L’origine è naturalmente romana: qui, dove si trova una sorgente, fu edificato un tempietto dedicato alle ninfe. Anche Plinio lo ricorda, collegandolo a eventi prodigiosi: le isolette ondeggiavano al suono della musica, e lingue di fuoco uscivano dal greto sassoso lungo le rive. Nell’VIII secolo fu donata a papa Zaccaria dall’imperatore Costantino V Copronimo, ma il suo periodo d’oro iniziò nel 1298, quando la città fu venduta alla famiglia Caetani, a cui apparteneva anche papa Bonifacio VIII. Poco meno di un secolo dopo, però, nel 1382, Onorato Caetani, sostenitore dell’antipapa Clemente VII, la distrusse e la saccheggiò. Nessuno volle ricostruirla anche a causa della malaria che infestava la pianura pontina: per qualche tempo ancora gli abitanti delle zone circostanti continuarono a frequentare le chiese, poi presero il sopravvento i rovi e le sterpaglie. Così la rocca, le sette chiese, il palazzo municipale e le 150 case caddero nell’oblio.

La proprietà apparteneva ancora alla famiglia Caetani. Alla fine dell’Ottocento una componente della famiglia, Ada Caetani, inglese di nascita, avviò gli scavi e i lavori nel giardino; poi fu la volta di suo figlio Gelasio che restaurò nel 1921 alcune parti delle mura, piantò dei cipressi e ridisegnò i corsi dei ruscelli sotto i ponti. Il fratello Roffredo e la moglie americana Margherita proseguirono l’impresa, quindi fu la volta della figlia Lelia, che con il marito Hubert Howard impostò i giardini, con la scelta dei fiori da piantare e la ricerca degli scorci e dei giochi di luce. Lelia morì nel 1977, senza lasciare eredi; aveva però già istituito la Fondazione Roffredo Caetani, allo scopo di mantenere la memoria del casato, il giardino di Ninfa e il castello di Sermoneta.

L’intera oasi, al cui interno è il giardino vero e proprio, oggi protegge circa 1800 ettari; vi scorre il fiume Ninfa, che è traversato, nell’area del borgo medievale, da tre ponti, di cui uno di epoca romana. Le mura dell’antica città, discretamente conservate, formano un quadrilatero di circa 1400 metri. I resti più interessanti e più riconoscibili sono il castello con la sua torre, che svetta nel verde: alta 32 metri, si specchia nel laghetto. La chiesa di Santa Maria Maggiore, sorta nel XII secolo, conserva ancora il campanile intatto. Qui, il 20 settembre 1159, fu incoronato papa Alessandro III, in fuga dai soldati di Federico Barbarossa. Sulle pareti dell’abside scoperchiata si riescono ancora a distinguere affreschi della fine del Trecento. Nel municipio restaurato hanno ora sede gli uffici amministrativi. 

Nell’oasi vivono oltre 150 specie animali, dall’airone cinerino, al gheppio, fino alla rara trota macrostigma. Ma è la flora, sicuramente, l’aspetto più particolare: le signore della famiglia Caetani, nel corso degli anni, sono intervenute in modo sapiente, creando un giardino all’inglese dove l’intervento umano non è così evidente. Il trenta per cento delle specie (sono 1300 in 8 ettari!) è autoctono: vi si trovano infatti pini, noccioli, faggi, lecci e allori. A questi si mescolano piante esotiche, come i papiri, i bambù della Cina, la Mahonia del Nepal, gli aceri dall’America e dal Giappone, la casuarina dall’Australia. I fiori sono di ogni tipo, e c’è un profumo per ogni stagione: dal Viburnum fragrans d’inverno alle rose, e poi giaggioli, ciclamini, narcisi, anemoni.

Nel giardino si entra solo con le visite guidate, che durano circa un’ora. L’oasi comprende anche il parco Pantanello, un’altra zona protetta dove sono stati ristabiliti l’ambiente umido e le paludi che dominavano la regione prima che avvenisse la bonifica. Nel vicino borgo medievale di Sermoneta è possibile visitare il castello che fu dei Caetani, di origine duecentesca.

Giardino di Ninfa - Doganella di Ninfa - Via Provinciale Ninfina, 68 - Cisterna di Latina (LT)

www.fondazionecaetani.org