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L'incantata magia dei serpenti

A Cocullo l'incredibile processione di san Domenico e dei serpari

A Cocullo l'incredibile processione di san Domenico e dei serpari

Abbarbicato sui fianchi delle montagne quasi a 900 metri di altezza, il piccolo borgo fortificato di Cocullo conserva l’aspetto di un paese medievale. Qui, in primavera, le antiche strade ospitano la festa di san Domenico Abate e dei serpenti. La data canonica del rito è il primo giovedì di maggio, ma in questi ultimi anni i festeggiamenti sono stati spostati al primo maggio. In questo giorno migliaia di pellegrini provenienti anche da luoghi lontani affollano la strette strade di Cocullo per seguire la processione, momento peculiare della giornata che dimostra come le antiche tradizioni pagane siano entrate a far parte, fondendosi, con la religione e i riti del cristianesimo, rimanendo intatte fino a oggi.

Al tempo dei Romani qui si venerava la dea Angizia, dea dominatrice dei serpenti e per questo dotata di poteri che annientavano il loro veleno, alla quale erano offerti in dono rettili vivi. In questi luoghi, forse intorno al Mille, passò san Domenico, già noto e venerato. Uno storico del Seicento racconta che a Cocullo il santo fu accolto con tutti gli onori, e i fedeli chiesero che lasciasse loro un segno tangibile della sua protezione dagli animali velenosi: commosso dal calore delle preghiere, lasciò loro un dente molare, e un ferro della sua mula. I due elementi divennero oggetto di venerazione, e Domenico acquisì ben presto la fama di ‘santo antiserpenti’.

La preparazione della festa comincia già all’inizio della primavera, tradizionalmente il 19 marzo, festa di san Giuseppe. È in questi giorni che i serpari, gli addetti alla cattura delle serpi, iniziano la loro caccia nei boschi della zona. Le specie catturate sono naturalmente innocue: sono il cervone, il saettone, il colubro liscio, la biscia d’acqua e il biacco. Fino al giorno della festa gli animali sono protetti e tenuti al sicuro in particolari rettilari.

La figura del serparo era in passato quella del ‘ciarallo’, una specie di stregone che, avendo dimestichezza con i rettili, era anche in grado di curarne i morsi velenosi. Gabriele D’Annunzio, nella sua tragedia La fiaccola sotto il moggio, lo descrive come una figura magica e silenziosa, solitaria, quasi capace di incantare i serpenti per riuscire a catturarli.

Il serpente, si sa, fa parte dell’immaginario dell’uomo: un animale che striscia e riesce a insinuarsi ovunque. Non c’è bisogno di ricordare la storia di Adamo ed Eva per assimilarlo all’idea del male; nel mondo pastorale e contadino, poi, il serpente risvegliava paure antiche: si diceva che potesse succhiare il latte delle pecore, delle mucche e perfino della donne, e che potesse entrare nello stomaco dei bambini. Cocullo, invece, per questa sua speciale protezione da parte di san Domenico, era ritenuto un luogo dove le serpi, benché presenti, erano completamente innocue e mansuete.

Il giorno della festa è arrivato: in paese, dove abitano solo 300 persone, arrivano circa 20.000 pellegrini, provenienti dal Molise, dal Lazio (soprattutto Frosinone, dove san Domenico fu particolarmente attivo) e dalla Campania. Oltre alla processione, si svolgono altri due riti molto importanti: si tira con i denti la corda di una campanella, per essere protetti dal mal di denti e dal morso dei cani rabbiosi; poi si raccoglie della terra, custodita in chiesa in una piccola cavità dietro la nicchia della statua del santo, per spargerla sui campi o vicino alle case affinché protegga i luoghi.

Fuori c’è la folla che aspetta, e con lei i serpari con i serpenti in mano. Poi, ecco, quattro uomini portano fuori san Domenico: la statua è in abito monastico, ha il pastorale della mano destra e il ferro della mula nella sinistra. Il santo viene abbassato e i serpari gli gettano addosso i serpenti, che subito gli si attorcigliano sopra. Anche i fedeli sfilano in processione, ‘indossando’ le serpi come se fossero collane o antichi gioielli, perché secondo un’antica credenza il contatto con il rettile li proteggerà per sempre dal morso di animali velenosi e contribuirà a tenere lontano le malattie. Sono portati in processione anche i ciambellati, pani e dolci di grano rituali. Al termine della festa i serpenti vengono liberati negli stessi luoghi in cui erano stati catturati. Nel palazzo comunale è stata allestita una mostra multimediale che spiega nel dettaglio le origini e i momenti salienti della festa, mentre una mostra erpetologica fornisce tutte le informazioni necessarie per conoscere i protagonisti di questo rito straordinario.

www.comune.cocullo.aq.it
www.associazionedinolacocullo.it