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Il Salento, la Giamaica d'Italia

Da Lecce a Santa Cesarea Terme, nella terra del reggae

Da Lecce a Santa Cesarea Terme, nella terra del reggae

Amanti della musica reggae non disperate se non potete visitare la patria di Bob Marley perché è un po’ fuori mano, basta andare in Salento per conciliare una buona dose di musica e divertimento con un ambiente naturale mozzafiato. 

Nelle serate che passerete in questo angolo di Puglia salite in macchina: guidando tra le stradine dell'entroterra, circondate di ulivi, cercate una candela posata a terra, all'ingresso di una viuzza di campagna. Quando l'avrete trovata imboccatela e scoprirete che lì si nasconde la festa reggae più bella e suggestiva della serata. La musica delle casse dei sound system invade la campagna salentina, ma arriva fino alle spiagge. Potrete infatti anche scegliere di ballare a piedi nudi sulla sabbia, nelle numerose 'discoteche' che vengono organizzate in riva al mare ogni sera nei mesi estivi. Anche nelle altre stagioni, comunque, una vacanza in Salento riserva meraviglie paesaggistiche e naturali. 

Il percorso di questo itinerario è lungo poco più di 50 km e porta il viaggiatore alla scoperta di morfologie costiere e habitat naturali molto diversi tra loro: da litorali sabbiosi a coste basse e rocciose, da falesie a strapiombo sul mare a dune e stagni salmastri, passando per pinete e canneti.

Si parte dal centro storico di Lecce, il cui impianto risale all’età spagnola. La città conserva numerose testimonianze di epoca diversa: a quella romana risale l’anfiteatro in piazza Sant’Oronzo; all’epoca normanna la chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo. Il periodo barocco ha lasciato in eredità alla città la basilica di Santa Croce, il duomo e il palazzo del Governo.

La seconda parte dell’itinerario si snoda per circa 35 km lungo la litoranea salentina da San Cataldo al centro abitato di Otranto e appare caratterizzata da una varietà paesaggistica. Una bonifica realizzata nei primi decenni del XX secolo ha trasformato un’area insalubre di acquitrini e paludi in una zona turistica. A sud della rada di San Cataldo vi sono i resti del porto di Adriano, che lo fondò nel II secolo. Il litorale del comune di Vernole è occupato dall’Oasi e Riserva naturale Le Cesine (620 ettari), una palude bonificata all’inizio del XX secolo dove svernano e si riproducono uccelli acquatici. Il cordone dunale, lungo 6 km, racchiude due stagni salmastri che separano dal mare vaste zone di canneti, gariga, macchia mediterranea e il bosco di pino d’Aleppo e di lecci. Nell’entroterra di Vernole si può visitare il borgo fortificato rinascimentale di Acaya, raccolto intorno al castello progettato nel 1535 da Gian Giacomo dell’Acaya. Lungo questo tratto dell’itinerario sono presenti molte strutture di avvistamento erette quasi tutte nel XVI secolo dagli spagnoli (torre San Foca, torre dell’Orso, torre Sant’Andrea ecc).

Tra falesie, insenature e grotte si arriva ai laghi Alimini, di origine carsica. Alimini Grande si restringe a mo’ d’imbuto verso sud fino a collegarsi, sotto forma di canale, ad Alimini Piccolo, completamente circondato da vegetazione palustre. Le sue acque sono dolci per la presenza di numerose polle sorgive che lo alimentano, da cui il lago prende anche il nome di Fontanelle.

Giunti nella località turistica di Otranto, il porto più orientale d’Italia, tappa obbligata è la visita al centro storico, un fitto dedalo di viuzze pavimentate con lastre di calcare (chianche), con abitazioni bianche e negozietti legati all’artigianato locale (ceramiche, sculture in cartapesta e tufo, tessuti e conserve alimentari). Il centro è ricco di testimonianze di epoca bizantina, come la piccola basilica di San Pietro, di età normanna e soprattutto aragonese come le fortificazioni, il castello e la porta Alfonsina.

Nella terza parte dell’itinerario, da Otranto a Santa Cesarea Terme (15 km circa) il paesaggio appare aspro. Il tratto costiero è un continuo susseguirsi di strapiombi, insenature naturali, calette sabbiose e ciottolose. A 10,5 km da Otranto vi è la piccola e pittoresca baia di Porto Badisco, dove si narra sia approdato Enea in fuga da Troia.

Proseguendo in direzione sud si arriva a Santa Cesarea Terme. I circa 10 km di scogliera calcarea di questa località solo raramente permettono, attraverso sentieri scoscesi, l’accesso al mare: ciò ha conservato l’ambiente naturale. La parte centrale dell’insediamento costiero appare organizzata su più piani posti a diversa altezza. In basso, lungo il viale delle Terme, sorge il complesso termale, nato per utilizzare le acque sulfuree sorgive presenti all’interno delle grotte Fetida, Solfurea, Gattulla e Solfatara, dislocate lungo un arco costiero di circa mezzo chilometro. Emblema di Santa Cesarea Terme è villa Sticchi, commissionata sul finire del XIX secolo da Giovanni Pasca, concessionario delle acque sulfuree, che desiderava una sontuosa dimora che divenisse simbolo della nascente stazione termale.

L’itinerario si conclude sulla piazzola panoramica del bosco artificiale Belvedere, dove si può ammirare l’intero arco costiero da Capo d’Otranto a Castro e, in condizioni di buona visibilità, i monti dell’Albania.

Da Lecce a Santa Cesarea Terme: lunghezza del percorso 50 km circa.