SOS violenza sulle donne: lo speciale
SOS violenza sulle donne: lo speciale

Tutto sul revenge porn: quando la violenza sulle donne corre sui social

Revenge porn: cos’è, il diritto che lo disciplina e cosa fare per imparare a difendersi da questo gravissimo abuso. 
 

Revenge porn: cos’è, il diritto che lo disciplina e cosa fare per imparare a difendersi da questo gravissimo abuso. 
 

I social network sono una piattaforma per la condivisione di foto, idee, informazioni, un luogo pensato per rafforzare i legami e farne di nuovi. Come sempre, però, accade che un mezzo nato per fare del bene si trasformi in una passerella verso un incubo che potrebbe non avere fine. Succede quasi sempre a quelli considerati più deboli di diventare vittime di cyberbullismo, perché dietro la tastiera tutti possono indossare una criniera.

E accade, sempre più spesso alle ragazze, di essere vittima, proprio su quei social network che dovrebbero essere uno spazio sicuro, di vedere il proprio ex postare all’improvviso filmati hard perché deve trovare vendetta dopo la fine della relazione. Questa situazione ha un nome: si parla di revenge porn.

Cos’è il revenge porn

Il termine revenge porn (o revenge pornography) viene utilizzato per indicare la condivisione su internet di immagini o video intimi senza il consenso da parte del soggetto protagonista degli stessi. Ci sono casi nei quali le immagini o i video in questione erano stati realizzati con la complicità della vittima, in un momento di intimità, e altri nei quali la persona che subisce la molestia online non ne era minimamente a conoscenza. Il revenge porn rappresenta una vera e propria forma di violenza psicologica, oltre che di abuso sessuale.

Foto: Diana Eller© 123RF.com

Viene adoperata, non a caso, la parola revenge perché, in genere, chi carica online materiale pornografico relativo a un’altra persona lo fa per vendicarsi di un torto subito, vero o presunto.

Revenge porn: le donne principali vittime

Il revenge porn è un abuso basato su immagini di tipo sessuale, il cui obiettivo principale è quello di umiliare la persona che lo subisce. Molto spesso capita che le immagini siano anche accompagnate da descrizioni precise della persona ritratta, oltre che da link a profili social o, peggio ancora, a indirizzi del posto di lavoro o dell’abitazione. Vendicarsi è già di per sé un atto riprovevole. Farlo attraverso i social network, sconfinando nell’illegalità, è un gesto da codardi, privi di fegato e colonna vertebrale.

Come dimostrato dai fatti di cronaca, nella maggior parte dei casi sono le donne a subire questa forma di violenza. Ma cosa scatena la violenza sulle donne? La fine di una relazione è la condizione durante la quale il revenge porn si verifica con maggiore frequenza. Ci sono anche casi in cui si postano le foto per ricattare poi la vittima e ottenere denaro in cambio della rimozione. Ad ogni modo, da un recente sondaggio, è noto che oggi, solo su Facebook, ci sono 54mila casi di revenge porn al mese. Le conseguenze della vigliaccheria di chi compie una ritorsione di questo tipo sono molto più devastanti di quel che si può immaginare. Non si tratta solo di violare la privacy di un’altra persona, ma soprattutto di farle del male nel profondo, in quello in cui si sente più vulnerabile e su cui può essere attaccata con maggiore accanimento: il suo corpo. 

Revenge porn: il vuoto legislativo italiano

Il proliferare, nel tempo, di un numero sempre maggiore di denunce per casi di revenge porn ha portato alcuni Paesi a introdurre dei provvedimenti al fine di contrastare il fenomeno. Il revenge porn è divenuto così reato: chi lo pratica può essere accusato di molestia, violazione della privacy, diffamazione e, nei casi peggiori, istigazione al suicidio.

Foto:  dmitrimaruta© 123RF.com

In Italia, ad oggi, non esiste una legge che tuteli contro questa forma di abuso. Laura Boldrini, ex presidente della Camera, sta lottando per una proposta di legge che istituisca anche nel nostro Paese il reato di revenge porn, in grado di punire legalmente chi diffonde materiale erotico in rete per vendicarsi. Si tratta di una delle battaglie più grandi e al contempo più difficili da combattere per fare qualcosa di concreto contro la distorsione della rete.

Come difendersi dal revenge porn

Il caso di Tiziana Cantone, la ragazza che si è tolta la vita a 31 anni dopo aver subito revenge porn, è la dimostrazione più lampante dell’atrocità che questa tipologia di vendetta può scatenare nella vita di una persona. Chi subisce il revenge porn viene letteralmente messo alla gogna dalla società. Il web non dimentica e il gesto folle di qualcuno che sta ragionando solo con la rabbia in testa potrebbe togliere non solo il sorriso, ma ragioni per continuare a vivere alla persona che lo subisce. Cosa fare, allora, per difendersi dal revenge porn, dato che la legge non è ancora un alleato?

Si possono mettere in pratica delle strategie di prevenzione, attivandosi subito quando si vede una propria foto intima in rete o su un’applicazione come WhatsApp. Per esempio, si consiglia di:

  • contattare il social network il prima possibile, segnalando il contenuto. In genere lo staff è molto veloce a rimuovere qualsiasi materiale non conferme alle regole di netiquette;
  • denunciare i fatti alla Polizia, trovando la forza di raccontare l’accaduto e fornendo un report dettagliato di tutte le immagini postate e gli eventuali messaggi molesti ricevuti dopo la pubblicazione. In questo modo, sarà possibile richiedere un risarcimento per i danni d’immagine;
  • assumere un’agenzia specializzata, che possa fornire supporto per la rimozione del materiale da ogni sito web sul quale è stato pubblicato o condiviso.

Foto di apertura: Vadim Guzhva © 123RF.com