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Come vincere la sindrome del precario

Vivere nell'incertezza non fa bene a nessuno. In alcune persone la paura si trasforma in malattia psico-fisica. Ecco come vincere la sindrome da lavoro precario

Vivere nell'incertezza non fa bene a nessuno. In alcune persone la paura si trasforma in malattia psico-fisica. Ecco come vincere la sindrome da lavoro precario

Non avere un lavoro stabile e duraturo produce uno stato psicologico ed emotivo che spesso è sottovalutato da osservatori e legislatori che non comprendono gli effetti che si determinano quando una persona non intravede per se e per la sua famiglia un futuro.

Angoscia e sentimenti depressivi hanno portato alla nascita della sindrome da lavoro precario che, come comferma l'Eurodap (Associazione europea disturbi da attacchi di panico) è una realtà a tutti gli effetti.


Il timore di essere licenziati genera malessere sul luogo di lavoro che produce effetti notevoli sull’umore: agitazione, crescente intolleranza all’incertezza, rabbia che generalmente nell’ambiente di lavoro viene repressa per poi ripercuotersi sulla sfera affettiva.


Ansia, frustrazione, insonnia, depressione, tachicardia, senso di inadeguatezza, paura, ed anche problemi fisici come colite, dermatite, mal di testa, sono solo alcuni dei sintomi riconducibili alla sindrome del lavoro precario.


Tra le persone più a rischio ci sono i giovani laureati che sempre più spesso sono alle prese con lavori poco gratificanti o che nulla hanno a che vedere con il loro percorso di studio e con le loro aspirazioni.


Ecco alcuni consigli per reagire e vincere la sindrome del precario:

 

  • Pensare positivo. Siamo ciò che pensiamo: ogni azione segue un pensiero, un modo di vedere le cose e di interpretare la realtà. Poiché i nostri pensieri influenzano ciò che ci circonda si consiglia di sforzarsi di pensare sempre in modo originale e favorevole: in questo modo sarà possibile intravedere delle soluzioni alternative
  • Dire basta agli stereotipi. Spesso si rimane bloccati dall’idea che ci hanno trasmesso fin da bambini: un percorso lineare dalla laurea alla professione. Meglio liberarsi dall’angoscia delle aspettative e indirizzarsi verso il lavoro che si desidera. E’ importante farsi un’idea di ciò che siamo e sappiamo fare senza pregiudizi
  • Essere meno rigidi. Meglio non irrigidirsi sulle proprie posizioni pretendendo il posto fisso o pensando al passato. Meglio sviluppare l’intelligenza della flessibilità imparando ad adattarsi e ad accettare l’imprevisto in maniera costruttiva. Come? Vedendo nelle difficoltà un’opportunità per evolversi .

 

  • Trovare motivazione e fiducia. I si e i no assoluti non esistono . Spesso si rinuncia alle sfide con la scusa che “tanto non ci interessano davvero”. Diventa importante, allora, imparare a governare le forze che spingono o frenano nella ricerca di un’occupazione più gratificante
  • Non chiudersi. Per affrontare i problemi c’è bisogno di energie che arrivano da ciò che ci fa  stare bene: gli amici, gli affetti, lo sport, gli hobby
  • No all’invidia. La rabbia e l’invidia verso le persone che “ce l'hanno fatta”, che hanno ottenuto un contratto a tempo indeterminato amplifica il senso di inadeguatezza. Meglio riflettere sui  loro pregi e far si che siano da stimolo a migliorare.
  • Dormire bene. Il riposo  è importante. Aiuta anche fare  degli esercizi di rilassamento e di respirazione durante il giorno.

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