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Assistenti sessuali: chi sono e cosa fanno. L'esperienza Love Giver

Maximiliano Ulivieri, presidente dell'associazione, ci racconta cosa fanno gli operatori, formati anche per l'educazione all'emotività delle persone disabili.

Maximiliano Ulivieri, presidente dell'associazione, ci racconta cosa fanno gli operatori, formati anche per l'educazione all'emotività delle persone disabili.

In The Session Helen Hunt è Cheryl, un'assistente sessuale che viene assunta da Mark O'Brien per perdere la verginità. Mark è tetraplegico e, prima di morire, desidera vivere l'amore fisico. In quattro incontri Cheryl gli insegna ad amare col corpo e con l'anima. Ricoverato in ospedale Mark, incontra una giovane volontaria con cui inizia una relazione.

Questo lieto fine non esiste solo nei film. Maximiliano Ulivieri, presidente di Love Giver, ha scommesso sull'assistenza all'emotività, all'affettività, alla corporeità e alla sessualità delle persone con disabilità fisica, intellettiva e sensoriale. L'obiettivo: permettere loro la massima autonomia possibile in amore per vivere una vita piena. Per farlo, ha fondato il Comitato Love Giver, un'associazione che offre assistenza alla sessualità ai disabili e che forma gli operatori all'emotività, all'affettività e alla sessualità (O.E.A.S.).

Foto: Facebook - Maximiliano Ulivieri

Chi sono gli assistenti sessuali

«Innanzitutto – spiega Ulivieri – abbiamo dato una definizione e una preparazione un pochino più ampia a chi lavora con noi. Mentre in Europa l'assistenza si basa soprattutto sull'aspetto fisico, noi valorizziamo anche quello emotivo. Per questo i nostri sono operatori e non semplici assistenti».

Il termine assistenza rimanda anche alla continua cura che i disabili ricevono nella loro vita. Love Giver vuole andare oltre e rendere indipendenti i corpi e i cuori di chi ha quello che Chiara Bersani ha definito “un corpo non conforme”.

Foto: LaPresse

«L'obiettivo finale è dare la massima autonomia alla persona, sia a livello relazionale che fisico. Per farlo, dobbiamo sbloccare e rendere consapevoli le persone. Il mio sogno è che gli operatori possano nascere e sparire dalla vita di una persona».

I contesti in cui l'operatore si inserisce non sono sempre semplici. «Con la disabilità intellettiva grave è più difficile – spiega il presidente di Love Giver – ma si può insegnare la pratica dell'autoerotismo. Alcuni lo fanno già ma in contesti non appropriati, altri non sanno come si fa. L'operatore può insegnargli sia questo sia ad aprire la strada a una relazione di coppia».

Chi è l'assistente sessuale

Nel libro LoveAbilty, l’assistenza sessuale per le persone con disabilità del dottor Fabrizio Quattrini si legge: «L’assistente sessuale è un operatore professionale (uomo o donna) con orientamento bisessuale, eterosessuale o omosessuale che deve avere delle caratteristiche psicofisiche e sessuali “sane”».

Foto: LaPresse

Gli aspiranti O.E.A.S. vengono sottoposti ad un'accurata selezione. Devono superare un test psicoattitudinale somministrato dallo psicologo psicoterapeuta Quattrini per essere certi che le persone non vogliano seguire questa strada per dare sfogo a parafilie o per arrecare danni a se stessi o agli altri.

Superato il test, l'operatore viene sottoposto a 200 ore di formazione, fianco a fianco con psicologi, sessuologi, avvocati e medici. Questi ultimi spiegano le varie disfunzioni sessuali legate alle varie patologie, autismo compreso. Seguono 100 ore di tirocinio all'interno di associazioni che hanno aderito all'osservatorio nazionale di Love Giver.

Dal 2013 oltre 4.000 persone si sono rivolte a Love Giver per chiedere supporto per i propri cari. «La maggior parte delle richieste provengono da famiglie con persone affette da autismo», spiega Ulivieri. Dopo il contatto, c'è il racconto della propria storia: non si accettano casi in base alla patologia, ma a cosa c'è intorno. «Ci sono persone con disabilità gravi, ma con una famiglia aperta. Oppure persone con disabilità più lieve, ma con genitori molto chiusi». Dopo l'esame del caso, si accede a 8 incontri, che comprendono la fase dell'ascolto e della scoperta del proprio corpo.

Da “salvatore della patria” ad “amico del diavolo”

L'impegno di Maximiliano Ulivieri va oltre la mera soddisfazione degli impulsi sessuali umani. Ma i suoi ideali non sempre sono compresi. C'è chi lo accusa di sfruttare i corpi, di essere “un amico del diavolo”, ma lui va avanti. Classe 1970, Ulivieri soffre della malattia Di Charcot-Marie-Tooth (c.m.t.1a.), una neuropatia genetica che colpisce in modo diverso da persona a persona. «Con me, si è accanita particolarmente», sorride Ulivieri.

Ma questo non lo ha fermato nella ricerca di una vita piena, felice. «Ho iniziato con Love Giver perché nella mia vita ho avuto enormi difficoltà a causa della mancanza di relazioni. Scrivevo in un blog, mi raccontavo molto». Oggi Ulivieri è sposato da 11 anni e lavora nel turismo accessibile.

La sua soddisfazione più grande è parlare del suo progetto ai ragazzi, nelle università. «Vedere i giovani ascoltare una tematica di questo tipo, riuscire a trasmettere il fatto che abbiamo gli stessi desideri, è per me motivo di grande orgoglio».

Foto: LaPresse

Poi però deve combattere su più fronti perché quando si parla di sesso, la mentalità si restringe, le cose si fanno più difficili. «Anche i disabili a volte mi sono contro – sottolinea Ulivieri –. Pensano che si debba solo andare fuori e incontrare, ma non è sempre facile. Pensano che gli operatori ghettizzino ancora di più il disabile, trasferendo l'idea che la loro sessualità sia diversa. Se utilizzo una badante, non pensano che sia ghettizzato. Se utilizzo un professionista per il sesso, sì».

L'assistenza sessuale non è amore, gli dicono. «Ma cosa si intende per amore?», risponde allora Maximiliano Ulivieri. È gioco, erotismo, passione, emozione. Ma tutto questo deve passare prima di tutto per il corpo. Ha provato a spiegarlo Valentina Tomirotti con il suo progetto Boudoir Disability. Lo fa sul palcoscenico Chiara Bersani. La chiave sta nel prendere confidenza con una diversa fisicità: «Fino a che non c'è l'abitudine a mostrare corpi diversi, non si potrà andare oltre – aggiunge Ulivieri – La disabilità va vista e amata, non bisogna andare oltre». 

Foto di apertura: Fox Searchlight Pictures