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Il dodicesimo tocco vintage: il borsellino

Dodicesimo e ultimo tocco di questa serie è per forza un altro oggetto vintage un po’ dimenticato.

Dodicesimo e ultimo tocco di questa serie è per forza un altro oggetto vintage un po’ dimenticato.

Dodicesimo e ultimo tocco di questa serie è per forza un altro oggetto vintage un po’ dimenticato.

Prendilo con spirito benaugurale, e

con un pizzico di civetteria riciclista: quest’oggetto è il borsellino

(o se preferisci, il portamonete).

Già i nomi - borsellino, portamonete - sono desueti. Perché il borsellino, quello per gli spiccioli, non usa più. Non usano più tanto neanche gli spiccioli, visto il poco che ci si può comprare. Le cose sono cambiate: il posto dove metti i soldi, le carte di credito, le tessere del supermercato, i badge dell’ufficio, della palestra, del parcheggio etc etc adesso si dice portafogli. Ha più scomparti che stanze in un appartamento. È firmatissimo o kawaii oltre ogni sospetto. Ed è tutta un’altra storia.

Stanando invece dal fondo dell’armadio una borsa vintage di pelle color avorio anni ’50, di quelle da portare al braccio anche se io la infilo su su su fino alla spalla, e svuotandola della carta velina appallottolata che la teneva in forma, ho trovato nelle tasche interne a) lo specchietto e b) il borsellino della stessa pelle avorio della borsa. Uno di quei borsellini anonimi e un po’ sussiegosi con la chiusura a scatto dorata. Ma gentilmente coordinato alla - e inseparabile dalla sua borsa.

Insomma, un semplice e lineare borsellino di pelle liscia. Li facevano anche di pelle operata o ricamati, in verità, di solito monoscomparto, ma anche a fisarmonica. E nei primissimi anni ’70 ne ricordo alcuni di forma più cubica, di tela plasticata a disegni hippy, ma sempre con la chiusura a scatto. Forse cose che si trovavano da Fiorucci?

L’immaginario legato a questo oggetto è di vite dignitose e risparmiose, nonne che ti danno i soldi per il ghiacciolo, signore anni ’60 che fanno la spesa con la retina al braccio negli anni del boom e signore anni ’50 che escono a passeggio, mamme del tempo di guerra con poche lire. Per contro, sono esistiti borsellini da gran sera anche in maglia metallica o argento lavorato. Ma non erano borsellini. Quelle erano microborse.

Se dunque ne trovi uno adesso, come puoi utilizzarlo? Riciclalo in porta-chiavetta USB!

O mettici altrimenti il lucchetto dell’armadetto, o gli spiccioli per davvero.

E se l’onda nostalgica dovesse prendere una piega libraria, ti segnalo Purse pizzazz, stravagante libro su borse e borsellini, ma anche Carried away - all about bags che tratta davvero tutti i contenitori dal borsellino allo zaino.