Vivere eco
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Impronta ecologica: tutto il peso delle nostre scelte. A confronto

Quanto impatta un bicchiere di latte vaccino rispetto a un bicchiere di latte vegetale? Abbiamo messo a confronto l'impronta ecologica di alimenti, abitudini, oggetti, abiti che fanno parte della nostra vita quotidiana. Ecco cosa abbiamo scoperto.

Quanto impatta un bicchiere di latte vaccino rispetto a un bicchiere di latte vegetale? Abbiamo messo a confronto l'impronta ecologica di alimenti, abitudini, oggetti, abiti che fanno parte della nostra vita quotidiana. Ecco cosa abbiamo scoperto.

Siediamo comodi immersi nel tepore delle nostre case, al riparo dal freddo che avanza. Magari lavoriamo in smartworking, la sera ci rilassiamo a guardare film su Netflix sul nostro divano rosso di zecca. Nessuno di noi direbbe di star contribuendo in maniera neanche tanto trascurabile all'inquinamento ambientale.  Insospettabili e sconosciuti ai più, difatti, sono molti dei modi in cui la nostra impronta ecologica diventa più pesante. 

Abbiamo messo a confronto la carbon footprint di alimenti, azioni, oggetti, abiti che fanno parte della nostra vita quotidiana.

Ecco il risultato.

100 grammi di legumi vs 100 grammi di manzo

Diventare vegani magari non è da tutti, ma mangiare meno carne è un impegno da prendere molto sul serio. Fatta eccezione per le zone coperte dai ghiacci, il 26% delle terre emerse del Pianeta è occupato dai pascoli e un altro 33% dalla produzione di mangime. È il prezzo da pagare per sfamare una popolazione mondiale in continua crescita? Non esattamente, visto che la carne fornisce all’umanità appena il 15% dell’apporto calorico e il 25% dell’apporto proteico. Per portare sul nostro piatto un etto di carne bovina si sprecano 1.500 litri d’acqua e si emettono in atmosfera fino a 6 kg di CO2, contro i 405 litri d’acqua e i 90 grammi di CO2 di un etto di piselli.

Una mail di testo vs una mail con allegati

Senza rendercene conto, contribuiamo alle emissioni di CO2 anche quando siamo seduti alla scrivania. Qualsiasi piattaforma – da Google a Netflix – funziona grazie ai data center, strutture estremamente energivore. Nel suo insieme la rete emette il 3,7% dei gas serra di origine antropica, all’incirca come il trasporto aereo. Uno studio (celebre ma un po’ datato) sostiene che una mail di solo testo emetta in atmosfera 4 grammi di CO2 equivalente, che salgono a 50 grammi in presenza di allegati. Se tutti gli adulti del Regno Unito mandassero una mail di ringraziamenti in meno, risparmierebbero 16.433 tonnellate di CO2; sarebbe come togliere dalla circolazione 3.334 auto a diesel.

Una t-shirt in cotone vs una t-shirt certificata Gots

Quando dobbiamo acquistare le lenzuola o una tutina per un neonato, andiamo subito alla ricerca della dicitura “100% cotone”. È garanzia di qualità, ma che dire della sostenibilità? Per far crescere le piante più in fretta si consuma l’11% dei pesticidi e il 24% degli insetticidi usati nel mondo; sostanze che avvelenano aria e acqua, impoveriscono il suolo, compromettono la biodiversità e, a volte, anche la salute degli agricoltori. Un’ottima alternativa è il cotone organico, riconoscibile dall’etichetta Gots. Secondo Textile Exchange, consuma il 91% di acqua in meno, richiede il 62% di energia primaria in meno e contribuisce in modo più limitato al riscaldamento globale (il 46% in meno).

Una giornata in ufficio vs una giornata in smart working

Alla vigilia della pandemia 570mila dipendenti italiani lavoravano da casa; a settembre 2021 erano 4,07 milioni, soprattutto nelle grandi imprese (1,77 milioni) ma anche tra pmi (640mila), microimprese (810mila) e pubblica amministrazione. A dirlo è l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano. L’ambiente ringrazia: bastano 2,5 giorni alla settimana da remoto per risparmiare 123 ore all’anno di tragitto in auto e 1.450 euro di spese pro capite, evitando anche 1,8 milioni di tonnellate di emissioni. Insomma, è come piantare 51 milioni di alberi. Benefici sociali e ambientali “troppo rilevanti per non essere considerati nelle scelte politiche”, sottolinea Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio.

Latte vaccino vs bevanda vegetale

Molti di noi già immaginano che, per una colazione amica dell’ambiente, una bella tazza piena di una bevanda vegetale sia l’ideale. Sì, ma quale? Ecco un po’ di numeri. Partiamo da un presupposto: il latte vaccino è tutt’altro che green, visto che una tazza da 200 ml porta con sé 0,63 kg di CO2 emessa in atmosfera, un consumo di suolo pari a 1,79 mq e un’impronta idrica di 125,6 litri. Vanno molto meglio il latte di soia (0,2 kg di CO2 e 0,13 mq di suolo per tazza) e quello di mandorla (0,14 kg di CO2 e 0,1 mq di suolo). Attenzione, però, perché la coltivazione intensiva delle mandorle consuma una quantità spropositata di acqua: ecco perché una per una tazza di latte di mandorla si consumano addirittura 74,3 litri d’acqua, contro i 5,6 del latte di soia.

Un viaggio su un’auto elettrica vs su un’auto a benzina

Mentre alcuni stili di vita green appaiono ormai sdoganati, l’auto elettrica tuttora scatena dibattiti accesissimi. Sì, quando circola su strada inquina meno, ma che dire delle batterie? Transport & Environment ha voluto fare chiarezza prendendo in esame i dati sull’intero ciclo di vita. Esistono differenze tra Stato e Stato, perché fabbricare una batteria in Cina ha un impatto ambientale maggiore rispetto a farlo in Svezia, e ricaricare un’auto in Polonia (dove l’elettricità deriva prevalentemente dal carbone) non è la stessa cosa che ricaricarla in Francia. Nonostante ciò, il responso è netto: in media, un’auto a benzina o diesel in Europa emette quasi il triplo della CO2 di un modello elettrico.

Un viaggio Milano-Roma in aereo vs in treno

Partire di buon mattino da Milano per un appuntamento a Roma e dover rincasare in giornata. È una situazione che prima o poi capita a tutti, costringendo a fare l’annosa scelta: treno o aereo? C’è chi ama sprofondare nella lettura di un buon libro mentre il Frecciarossa marcia a 300 kmh e chi non resiste al fascino del volo, ma in termini di sostenibilità la bilancia pende da un lato solo. La carbon footprint di un volo domestico infatti è pari a 255 grammi di CO2 per chilometro percorso, più di sei volte rispetto ai 41 grammi di CO2 di un chilometro a bordo di un treno.

Un’insalata da agricoltura convenzionale vs un’insalata biologica

Nell’ultimo decennio frutta e verdura biologica hanno conquistato gli scaffali dei supermercati, ma ne varrà la pena? La risposta è sì. Stando a un report dell’Organizzazione meteorologica mondiale, basterebbe coltivare a biologico il 20% dei campi europei per evitare l’immissione in atmosfera di 92 milioni di tonnellate di CO2, l’equivalente di quelle che genera l’Austria per un anno intero. E non è finita qui: le coltivazioni biologiche usano in media il 45% di energia in meno, trattengono più acqua e quindi hanno una resa migliore anche durante le ondate di siccità.

Un divano nuovo vs un divano di seconda mano

Altro che ripiego: il second hand è una scelta vincente per l’ambiente e il portafoglio. L’Osservatorio Second Hand Economy 2020 condotto da Bva Doxa per Subito svela che nel 2020 23 milioni di italiani hanno fatto acquisti di seconda mano, e quasi la metà (il 46%) ha approfittato della comodità delle piattaforme digitali. Il 48% del campione ritiene che l’usato sia una scelta sostenibile, e non ha tutti i torti. Le compravendite su Subito.it nel 2020 hanno evitato di generare quasi 5,4 milioni di tonnellate di CO2 e di consumare 310mila tonnellate di plastica e oltre 2 milioni di tonnellate di acciaio.