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Pillole anticoncezionali: diventano tutte a pagamento

La nuova decisione dell'AIFA di riclassificare i farmaci anticoncezionali, escludendo quelli gratuiti, scatena polemiche.

La nuova decisione dell'AIFA di riclassificare i farmaci anticoncezionali, escludendo quelli gratuiti, scatena polemiche.

In epoca di Fertility Day, una decisione del genere non poteva che riaccendere il delicato dibattito su procreazione e maternità. Risale infatti a due mesi fa la decisione dell'AIFA (Agenzia italiana del Farmaco) di riclassificare le pillole anticoncezionali: quella che però viene definita "riclassificazione" è in realtà una scelta che potrebbe comportare non poche ripercussioni a livello sociale.

Secondo tale provvedimento infatti le ultime pillole anticoncezionali rimaste a carico del Sistema Sanitario nazionale diventano a pagamento.

In altre parole, le donne non potranno più contare su nessun tipo di contraccettivo orale gratuito ma solo a pagamento.

L'AIFA ha sottolineato che la decisione non è stata presa per ragioni scientifiche o politiche ma è stata dettata dall'esigenza di "sanare una precedente disomogeneità in merito al regime di rimborsabilità tra i nuovi estroprogestinici in classe C e i vecchi farmaci".

Il provvedimento ha però scatenato numerose polemiche: a scendere in campo è stata soprattutto l'Associazione di medici No grazie pago io, da anni impegnata a difesa dell'indipendenza della professione medica dall'industria farmaceutica.

Ad essere escluse dalla fascia A che prevede l'esenzione da parte del Sistema Sanitario nazionale sarebbero pillole anticoncezionali di fatto poco costose, con prezzi intorno ai 3/5 Euro a confezione e questo è un altro dato su cui si è aperto un acceso dibbattito.

Se da un lato infatti molte donne scelgono da anni pillole anticoncezionali a pagamento perché di ultima generazione, dall'altro è giusto sottolineare che i conraccettivi orali passati oggi in fascia C rappresentavano un'importante opportunità per gli strati della popolazione economicamente più deboli.

"Stiamo parlando di persone per cui 3 Euro sono un chilo di pane" - hanno infatti sottolineato le ginecologhe di No grazie pago io, aggiungendo:" allo stato l'unica pratica anticoncezionale rimborsata dal Sistema Sanitario nazionale è l'aborto".

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