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Vita da Mamma: la rubrica di Federica Federico

Educazione
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Bambini prodigio chi sono e come si riconoscono

Laurent Simons ha 9 anni ed è già laureato in ingegneria elettronica: un genio. Ma i bambini prodigio sono anche bambini felici? 

Laurent Simons ha 9 anni ed è già laureato in ingegneria elettronica: un genio. Ma i bambini prodigio sono anche bambini felici? 

Laurent Simons è un enfant prodige, un bambino prodigio: all’età di 11 anni ha conseguito la laurea in fisica presso l’università di Anversa sfiorando il primato di più giovane laureato al mondo. 

Il Guinness dei primati attribuisce questa record a Michael Kevin Kearney, classe 1984, attualmente Professore universitario, laureato all'età di 8 anni, nel 1994, in Antropologia presso l’ University of South Alabama.

Che significa bambino prodigio

La vita è un percorso, talvolta ad ostacoli, durante il quale evolviamo passando attraverso l’esperienza. L’intelligenza stessa “cresce” con la complicità della pratica acquisizione, ovvero mentre ci si muove nel mondo e si accumula un sempre maggiore bagaglio di saperi.

E’ in ragione di ciò, assecondando la natura umana e i suoi bisogni, che l’accesso all’esperienza, ad ogni stadio e livello della crescita, è gradualmente fondamentale. La pedagogia, le neuroscienze  e la psicologia lo dicono alle mamme, alle maestre e agli educatori: lasciate ai bambini l’occasione dell’esperienza e il tempo della metabolizzazione. 

La stessa spensieratezza dei bambini non è altro che una “camera di decompressione”, ovvero uno spazio neutro in cui ciascun cucciolo d’uomo trasforma le esperienze in crescita affrontandole con naturalezza e metabolizzandole con altrettanta spontaneità
Il cervello umano è plastico, vuol dire che adatta le sue risposte alle stimolazioni quotidiane; i bambini non lo sanno razionalmente ma lo vivono anche più degli adulti perché la plasticità delle loro risposte neuronali e massima.

In ragione di tutto ciò, ai bimbi si insegna pian piano prima a sommare 1 a 1, poi a sottrarre, moltiplicare e dividere, lasciando tempo al pensiero astratto di svilupparsi. Questa è la norma rispetto alla quale emergono, con l’eccezionalità di una quercia in un campo di papaveri, gli enfant prodige, i bambini che ad un’età precoce (generalmente prima dei 10 anni) riescono ad avere accesso a competenze avanzate in settori specifici del sapere, della scienza e dell’arte.

I bambini prodigio possono avere un QI superiore alla media (che comunemente si assesta nel range di punteggio tra 80 e 100); possono avere particolari capacità mnemoniche e tecnico-pratiche concentrate su materie peculiari nelle quali eccellono; talvolta non si tratta di bimbi naturalmente plus dotati ma, piuttosto, di ragazzi “adultizzati e genializzati” dai genitori che sin dai primi anni di vita stimolano competenze sempre più ambiziose.

Il caso di Laurent Simons: laureato in Fisica (con lode) a 11 anni

 

Laurent Simons è stato immatricolato presso l'Università di Anversa nel luglio 2020 e si è laureato il 6 luglio 2021, quindi ha terminato gli studi in soli 12 mesi. La stampa internazionale mette in luce due caratteristiche di questo bambino: un quoziente intellettivo definito fuori scala e una prima laurea in ingegneria elettronica sfiorata all’età di 9 anni

Il QI di Laurent Simons è di 145, un numero che impressiona se non fosse per il fatto che il QI è più giusto intenderlo come un potenziale. 

Come valutare il QI dei bambini

Il quoziente intellettivo è un test statistico che si prefigge lo scopo di cogliere le abilità cognitive. Dette abilità, però, non rappresentano l’intelligenza in sé ma, piuttosto, sottostanno ad essa. 

Laurent Simons stava per laurearsi già prima dei 10 anni

All'Università di Eindhoven Laurent si è iscritto all’età di 9 anni con l’ambizione di laurearsi prima dei 10, cosa che gli avrebbe garantito il primato di più giovane laureato del mondo. Ma il rettorato e il consiglio di facoltà di quell’ateneo sono entrati in contrasto con la famiglia perché ritenevano opportuno un piano di studi spalmato in più mesi prima di conseguire la laurea in Ingegneria Elettronica. 

Del resto se il QI non è il corrispettivo dell’intelligenza la memorizzazione di un libro di fisica non è il corrispettivo di una maturata esperienza nella materia.

Per parte sua Laurent Simons sembra più un bambino convinto del suo percorso che un genio da titoli sensazionalistici, a quanto pare ambisce a “costruire organi artificiali per far vivere le persone più a lungo e curare le malattie”, resta da capire se l’obiettivo di realizzare il suo progetto tra i 13 e i 14 anni sia concreto e fattibile. L’ispirazione romantica sono stati gli amati nonni a cui il bambino vorrebbe regalare anni di salute e vita condivisa rendendoli più longevi attraverso la sua scienza.  A questo scopo gli studi di questo piccolo genio stanno per deviare verso la medicina.

Laurent Simons non è il primo né l’unico bambino prodigio contemporaneo, prima di lui Shreyas Royal, bambino indiano campione di scacchi a 9 anni; Alasdair Howell il bambino pianista considerato l'erede di Chopin già all’età di 10 anni; Esther Okade il genio della matematica di 9 anni, una bambina prodigio britannico-nigeriana e residente nel Regno Unito.

I bambini prodigio della storia

La storia consegna pagine e pagine di prodigi alti un metro e poco più: 

  • Fu un enfant prodige Pablo Picasso (1881-1973), pittore;
  • Maria Gaetana Agnesi (1719-1799), matematica e linguista. Poco nota al grande pubblico l’Agnesi fu eroina del femminismo già nel tardo 700, quando la donna era relegata a ruoli più “tradizionali” e raramente le era dato accesso ai saperi; 
  • Noto a tutti il genio di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791); 
  • Prodigioso anche il matematico Kim Ung-Yong (1962) il cui nome è iscritto nel Guinness dei Primati nella categoria "Altissimo QI” per il suo sorprendente punteggio di 210. 

Chi potrebbe mai immaginare i like e le condivisioni e il rumore mediatico se fossero esistiti i social quando Kim divenne uno studente uditore presso la facoltà di fisica all’Università di Hanyang, basti pensare che incominciò a seguire i suoi corsi quando aveva solo 4 anni e all’età di 8 era già alla NASA, dove terminò gli studi e fu impiegato lavorativamente già a 15 anni.

Un bambino prodigio è un bambino felice?

Maria Montessori ci ha lasciato il più grande degli insegnamenti: dare ai bambini un’educazione esperienziale che consenta loro di capire il mondo toccandolo. L’esperienza fattiva e graduale nel mondo porta con sé l’allenamento alle emozioni che passano per le percezioni fisiche, i piccoli accadimenti e il contatto, fino a trasformarsi in scintille dell’anima. 

Un bimbo prodigio, a fronte del suo altissimo potenziale, corre il rischio di assimilare meccanicamente tecniche, concetti e nozioni senza avere però quella “spensieratezza” che serve da filtro per le emozioni. Così il genio è più esposto a una delicata fragilità emotiva e spesso è carente nelle relazione. L’esortazione a non bruciare le tappe è sempre valida e in questo contesto si lega alla possibilità di cogliere le sfaccettature del mondo.

A scuola il genio è il fuoriclasse, elogiato dalla maestra, distinto dalla massa ma può trovarsi anche a disagio nella maglia della relazione con i pari: 

  • Diventa il diverso,
  • Il secchione, 
  • Il cocco e, di conseguenza, rischia, a seconda dei contesti, la presa in giro piuttosto che l’isolamento silente.

Un genio può provarle tutte per omogeneizzarsi al gruppo, i suoi tentativi di “normalizzazione di se stesso” possono passare per la ribellione alle istituzioni, arrivare al calo volontario di rendimento nello studio, transitare per atteggiamenti oppositivi e sfociare persino nell’aggressività.

I bambini plusdotati rischiano la noia sociale

Per quanto il bimbo geniale voglia aderire al gruppo dei coetanei, che costituisce la classe o il circolo di scacchi o la squadra di calcetto o pallavolo, sta di fatto che nel rapporto con le istituzioni e con i coetanei il piccolo genio spesso si annoia

  • i bambini fanno giochi che non attraggono il suo interesse; 
  • i programmi scolastici sono troppo elementari per lui; 
  • la sua mente cammina su binari lontani.

Il problema dell’inserimento della plusdotazione nelle maglie sociali è profondo e non si risolve nella sintesi dell’ultimo caso mediatico di genialità. Piuttosto pretende la formazione dei docenti, l’accompagnamento delle famiglie e reti che mettono i bambini eccezionali in contatto tra loro per favorirne lo sviluppo in un ambiente adatto ai bisogni individuali ma non alterato né forzato rispetto all’età. L’età dei bambini, qualunque sia il loro QI, non è solo un dato anagrafico, essa va vista come l’espressione valoriale di un percorso di vita.

In Italia questo lavoro di supporto è svolto da diverse associazioni, ne ricordiamo due: AISTAP, associazione specializzata “nell'educazione e nell'insegnamento agli studenti dotati di elevate capacità cognitive o di un talento in un ambito specifico”, e Step-Net, “Rete per il Supporto e lo Sviluppo del Talento, delle Emozioni e del Potenziale (STEP-net)”.

“Mio figlio è intelligentissimo”, cosa non fare per aiutarlo

Un bambino è un bambino, il suo talento è pur sempre un seme, anche se destinato a diventare una quercia in un campo di papaveri. 

  • Non forzate il talento del bambino ma lasciate che si esprima da solo;
  • Abbiate cura che sia integrato nel contesto classe e se possibile cercate ambienti supportivi ai legami sociali, lo sport è colla tra i coetanei;
  • Create un rapporto aperto con le maestre e le insegnanti e condividete con loro un percorso di formazione che abbia cura del talento senza allontanare il bambino dal bisogno di esperienza e metabolizzazione che è proprio della sua età;
  • Abbiate particolare cura delle emozioni.

Il sapere è sensibilità, la cultura tocca le corde più intime dell’essere umano e spesso lo avvicina alla sofferenza perché gli rende evidenti le ingiustizie del mondo, fate in modo che il bambino trovi nell’adulto un referente, uno specchio e un rifugio e col buon esempio istruitelo a verbalizzare le emozioni e a mediare le proprie posizioni ideali col mondo e nella società.

Non esistono i geni, esistono i bambini che possono cambiare il mondo e questa facoltà meravigliosa e salvifica dipende più dalla loro educazione e dal loro livello di felicità che non dal QI.

Foto apertura: chomnancoffe/123RF