Educazione
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Come gestire i capricci dei bambini

Un bambino che fa i capricci è difficile da gestire. Cosa bisogna fare per farlo smettere? Ecco alcuni preziosi consigli e suggerimenti

Un bambino che fa i capricci è difficile da gestire. Cosa bisogna fare per farlo smettere? Ecco alcuni preziosi consigli e suggerimenti

Quando i bambini fanno i capricci l'unica cosa che desideriamo è che smettano. Ma come bisogna comportarsi e perchè i bambini fanno i capricci?

Cominciamo col chiarire che, in generale, i bambini iniziano a fare i capricci, in modo consapevole, dopo i due anni, cioè quando il loro sviluppo cognitivo permette di iniziare a distinguere 'io' e tu e a sperimentare alcune abilità importanti: nel linguaggio, nel movimento, nella manipolazione di oggetti, nel controllo autonomo di diverse funzioni.

In questa fase importantissima del loro sviluppo, i bambini hanno bisogno di esplorare anche oltre i limiti che noi vorremmo imporre. Spesso dunque certi comportamenti sono il loro modo di testare fin dove possono spingersi, fino a dove si è allargato il loro potere, soprattutto nei nostri confronti.

Un esempio pratico ci aiuta a capire.

Sono le otto di sera e il bambino sta giocando. E' l'ora in cui deve mangiare. Lo chiamiamo, ma ci risponde 'no'. Insistiamo e lui continua a ripetere 'no' e a giocare. C'è un punto di rottura in cui questo 'no' può trasformarsi in lacrime, urla, aggressività, portando la tensione a livelli anche molto alti.

Questa 'scena madre' che molti di noi hanno vissuto probabilmente coi propri bambini, è un tipico esempio del tentativo del bambino di verificare fino a che punto può spingersi con noi. Una sfida aperta all'autorità.

E' un modo di verificare se può strapparci qualche metro in piu' in quel mondo fatto di regole e divieti nel quale il bambino comincia a voler affermare la sua identità. Insomma i 'no' hanno una funzione importante per il bambino.

Con una battuta potremmo dire che il bambino utilizza una tecnica di sfinimento dell'avversario. Noi li chiamiamo capricci e possiamo citarne una gamma molto ampia.

  • Quando un bambino rifiuta di mangiare,
  • quando non si vuole vestire,
  • quando non si vuole mettere le scarpe,
  • quando non le vuole allacciare,
  • quando non vuole restituire il giocattolo di un altro bambino
  • quando non vuole alzarsi da terra
  • quando non vuole sedersi nel seggiolino

La lista potrebbe essere lunghissima, ma il punto fondamentale per noi genitori è capire che con i capricci il nostro bambino sta cercando di dirci qualcosa.

  • In alcuni casi è un modo di richiamare la nostra attenzione, perchè magari lo stiamo trascurando.
  • In molti casi è solo il sonno, la stanchezza o l'arrivo della febbre che rende i bambini insofferenti.
  • In altri casi è una reazione a un sistema di divieti e di regole che percepisce eccessivo o confuso.
  • Può essere il suo modo di esprimere la competizione con un fratellino, piu' grande o piu' piccolo.
  • Può essere il modo di manifestare il suo disagio per qualcosa che accade in famiglia.
  • Perfino un campanello di allarme per qualcosa che il bambino subisce all'asilo e di cui ci ritiene responsabili perchè ce lo portiamo o che non sa dire in altro modo.

Dunque quelli che genericamente chiamiamo capricci, ci richiamano maggiormente a far bene il nostro compito di genitori.

Come dobbiamo comportarci?

  • Ascoltare ed essere attenti al bambino e alle sue esigenze. Ai messaggi che cerca di inviarci.
  • Mantenere una buona fermezza. Polso, senza per questo essere dei tiranni e soprattutto spiegando in modo semplice il motivo per cui certi suoi atteggiamenti non sono corretti.

I bambini hanno bisogno di sperimentare fin dove possono spingersi, ma noi genitori quel muro ideale dobbiamo farglielo trovare e definire bene i confini. Le regole e il rispetto delle regole sono il miglior modo di accompagnare la crescita di un bambino

  • Se un bambino fa i capricci, anche in modi estremi come urlando, buttandosi a terra, picchiando o rompendo oggetti, occorre innanzitutto non cedere alla tentazione che va bene tutto purchè la smetta. Provate a ignorarlo del tutto finchè capirà da solo che il suo atteggiamento non ottiene il risultato sperato e smetterà.
  • Non bisogna cedere alla provocazione e iniziare anche noi a urlare e usare le mani. No allo sculaccione, sì all'abbraccio. Abbracciare e coccolare un bambino è un modo di rassicurarlo e abbassare il livello di tensione, per spiegargli che quello che pretende non è possibile.
  • Lo sculaccione e le punizioni fisiche sono un modo violento di umiliarlo sia sul piano fisico che emotivo e non portano nessun risultato nel tempo.
  • Se il bambino ha rovesciato il piatto della cena, si può intervenire con un'ammonizione e una forma di punizione che deve essere comunque educativa. Si può mandare il bambino nella propria stanza chiedendogli di tornare solo quando avrà capito di aver sbagliato.
  • Si può chiedere a un bambino di raccogliere quello che ha gettato in terra o rotto, ma non bisogna umiliarlo con aggettivi o giudizi che non hanno a che fare con l'accaduto.
  • Il rispetto delle regole è accettabile per un bambino in un ambito di rispetto della sua persona. Se chiediamo rispetto per noi e per gli altri, dobbiamo portarlo a lui. Tutto il giorno e tutti i giorni.

Gli errori da evitare

  • Essere coerenti con le regole che abbiamo dato e mantenere chiaro ciò che è permesso e ciò che è vietato. Quello che è vietato non può diventare permesso a seconda dell'umore o della nostra stanchezza. E anche viceversa.
  • Mantenere un atteggiamento uniforme tra mamma e papà. Sbagliatissimo che la mamma vieti e il papà conceda o viceversa.
  • Se abbiamo dato una punizione dobbiamo mantenere la nostra fermezza fino in fondo. Mandare un bambino nella sua stanza dopo averlo rimproverato e poi andare a portargli il piatto è il modo peggiore per educarlo. Il bambino capirà che il rimprovero era solo un nostro sfogo isterico e che il suo comportamento era corretto.
  • Utilizzare le minacce o la promessa di una ricompensa. Sono un modo di invitare il bambino a verificare se siete attendibili. In entrambi i casi diseducativi.

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