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Coco Chanel: un mito che resiste a 50 anni dalla morte

La stilista francese si spense al Ritz Hotel di Parigi nel 1971. Ecco perché ogni donna dovrebbe ringraziarla.

La stilista francese si spense al Ritz Hotel di Parigi nel 1971. Ecco perché ogni donna dovrebbe ringraziarla.

«Io non faccio la moda, io sono la moda». 
In questa frase pronunciata da Gabrielle Bonheur Chanel, nota semplicemente come Coco, c’è tutta l’essenza di una stilista che ha cambiato le regole della moda, liberando le donne dalla schiavitù di abiti pensati solo per compiacere l’uomo e quasi mai per essere amati da chi li indossava.
Imprenditrice di successo e self made woman in un tempo in cui alle donne era concesso raramente di lavorare, figuriamoci di dirigere un’azienda, non si è mai definita femminista ma nonostante ciò ha contribuito notevolmente al processo di emancipazione femminile del Novecento.
Proprio per questo, il suo mito, a mezzo secolo dalla morte, è più vivo che mai.

Coco Chanel, origini, carriera, declino

Coco Chanel si è spenta il 10 gennaio 1971, in una lussuosa stanza dell’Hotel Ritz di Parigi, all’età di 87 anni. Di lei si è detto tutto e il contrario di tutto: che fosse una donna fragile, desiderosa di affetto ed estremamente generosa, ma anche avida, spietata, omofoba e fortemente antisemita. Proprio a causa di questo, nel corso della Seconda Guerra Mondiale venne accostata ai servizi segreti nazisti e accusata di essere una spia, ma su questa vicenda non vi è certezza.
Certezza che, invece, si ha su quale fosse il suo obiettivo fin dagli esordi: convincere le donne ad abbandonare corsetti, merletti, crinoline e gonne voluminose, a favore di abiti altrettanto eleganti ma comodi e adatti alla vita di tutti i giorni, che non costringessero il corpo femminile ma accompagnavano la silhouette in modo naturale. 

Le origini umili

Nata a Saumur, nella Loira, il 19 agosto del 1883 da una sarta e un venditore ambulante, alla morte della madre venne abbandonata dal padre insieme a due sorelle all’orfanotrofio di un convento a Aubazine, dove restò fino ai 18 anni.
Proprio l’educazione impartita dalle suore del Sacro Cuore, pare abbiano influenzato il suo gusto, tradotto poi in uno stile austero e nel bianco e nero che caratterizza buona parte delle sue creazioni.
In piena Belle Époque, accosta al lavoro di sarta quello di cantante nei locali notturni di Moulins, dove pare sia nato il soprannome di Coco, dovuto al fatto che cantasse spesso la canzone Qui qu’a vu Coco dans l’Trocadéro?

Lì conobbe il suo amante, nonché finanziatore della prima linea di cappelli dalla quale tutto partì, Étienne de Balsan, un facoltoso ex ufficiale di cavalleria con il quale visse tre anni. In quel periodo, narrato nel film Coco avant Chanel con protagonista Andrey Tautou, incontrò anche il grande amore della sua vita, Arthur Edward Capel, detto Boy. Ricco esponente dell’alta società inglese, la aiutò nella sua prima boutique a Biarritz, e nonostante nove anni di relazione alla fine sposò un’aristocratica inglese, pur non staccandosi mai da Coco. Pare la stesse proprio raggiungendo a Parigi quando, nel 1919 morì in un incidente stradale. «Quando persi Capel persi tutto. Devo dire che poi la mia vita non fu felice», affermò spesso la stilista.

Parigi, il successo mondiale e il declino

Tutte le fashion addicted del mondo conoscono un indirizzo: 31 di rue Cambon. È lì che nacque, nel 1918, il primo negozio parigino e quartier generale del marchio Chanel, tutt’ora esistente e meta di un pellegrinaggio laico intensissimo. 

Il picco della sua carriera fu tra gli anni Venti e Trenta, grazie a una serie di collezioni di estremo successo, alla nascita del famosissimo profumo Chanel n°5 e all’apprezzamento di dive di Hollywood come Greta Garbo e Marlene Dietrich.
Durante la Seconda Guerra Mondiale l’atelier chiuse e dopo il conflitto si susseguirono anni difficili, di vera e propria crisi.
Coco Chanel però non si arrese e si rimise in gioco nel 1954, a 71 anni, con una collezione casual ma raffinata, che la riportò al centro della scena. Continuò a disegnare abiti fino al giorno della sua morte.

Le sue creazioni più celebri

Oltre ad aver ridefinito genericamente i canoni della moda, a Coco Chanel si deve la nascita di  pezzi iconici, presenti ancora oggi in quasi tutti i guardaroba.

Il jersey

Originariamente era una stoffa da lavoro usata solo dai pescatori o per realizzare intimo maschile e indumenti sportivi. Fu Chanel a intuire fosse perfetta per abiti femminili belli ma allo stesso tempo comodi, utili soprattutto durante la Guerra, quando le donne sostituirono gli uomini nei posti di lavoro.

Il tailleur femminile

Introdotto nel 1923, negli anni è stato copiato da marchi di alta moda e catene fast fashion. Inconfondibile quanto essenziale, si compone di una giacca senza colletto e con le tasche e una gonna aderente sopra al ginocchio, entrambe in tweed. A renderlo tristemente noto fu soprattutto Jackie Kennedy, che ne indossava uno rosa il giorno dell’uccisione del marito, il presidente John F. Kennedy.

Il tubino nero

Tutte dovremmo avere un tubino nero nell’armadio o, come lo chiamò Chanel, un petite robe noire. L’idea alla base della creazione era quella di sdoganare il nero, fino ad allora usato solo nelle occasioni di lutto, e di realizzare un abito elegante ma non troppo, adatto a quasi tutte le occasioni e che cambiasse mood a seconda degli accessori abbinati.

La maglia a righe

Chiamata ufficialmente Breton, questa fantasia era usata un tempo solo sulle uniformi dai marinai ma di ritorno da un viaggio in Costa Azzurra, Coco Chanel iniziò a disegnare maglie da donne a righe, che divennero presto il capo più usato per il tempo libero.

5 curiosità che forse non conosci

  1. La formula olfattiva di Chanel n.5 fu realizzata dal chimico franco-russo Ernest Beaux, dopo diversi esperimenti. Il nome probabilmente indica il quinto tentativo su oltre una ventina. 
  2. Al suo funerale erano presenti anche Salvador Dalí e Yves Saint Laurent.
  3. La It bag 2.55 è ispirata a un borsello maschile usato da Boy Chapel.
  4. Era acerrima nemica della stilista Elsa Schiaparelli.
  5. Fu la prima a sdoganare l’abbronzatura come sinonimo di bellezza. 

Nuovi libri in uscita a 50 anni dalla morte

Per celebrare l’anniversario della sua morte, sono molti i libri in uscita in questo periodo.
Coco Chanel - La rivoluzione dello stile della giornalista Chiara Pasqualetti Johnson è una biografia illustrata di 150 immagini, pubblicata in italiano, inglese e tedesco dalla casa editrice White Star.
Si chiama Coco Chanel, una donna del nostro tempo, invece, il libro di Annalisa Briganti edito da Cairo che racconta la stilista come una contemporanea guerriera, che ha sempre lottato per ottenere ciò che voleva. Ripercorre, infine, la storia non solo di Gabrielle ma anche delle sue sorelle Julia-Berthe e Antoinette che la aiutarono a inizio carriera, il volume scritto da Judithe Little,  Le sorelle Chanel.

Foto apertura: Justine Picardie