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Storia del costume da bagno: il Novecento

In principio era “l'abito da bagno”: la storia di questo indumento da mare è iniziata con metri e metri di stoffa da trascinare anche in acqua. Ma le forbici erano in agguato... 

In principio era “l'abito da bagno”: la storia di questo indumento da mare è iniziata con metri e metri di stoffa da trascinare anche in acqua. Ma le forbici erano in agguato... 

Nel 1700 si diffuse la scoperta delle proprietà terapeutiche delle acque marine. Questa informazione diede il via alla corsa alle vacanze in riva al mare, con spiagge attrezzate, sdraio e ombrelloni. Che "abito" mettere dunque in queste occasioni? Il costume da bagno era ancora un concetto astratto, ma signore e signori desideravano rinfrescarsi tra i flutti. Bisognava trovare una soluzione.

Mentre gli uomini entravano in acqua nudi, nel Novecento le donne iniziarono a indossare "abiti da bagno": sottovesti di flanella a maniche lunghe

Lo stile da mare delle donne di inizio Novecento comprendeva larghi mutandoni lunghi fino alla caviglia, su cui venivano indossati gonnelloni con sottovesti. La parte superiore era costituita da una casacca con maniche a sbuffo fino al gomito.

Sotto questo indumento c'erano ancora bustier di gomma (per le donne curvy), camiciole, camicine. Il capo era ricoperto da cuffiette di stoffa. Il tutto corredato con calze nere e scarpe gommate.

I colori tra cui scegliere non era molti: blu e nero erano quelli più comuni, ma c'era anche chi sceglieva il rosso, colore presente anche nei costumi a fantasia. I motivi stampati sugli "abiti da bagno" erano rigorosamente composti da righe bianche e rosse o bianche e blu.

I tessuti usati per gli antichi costumi da bagno si rifacevano tutti alla tradizionalissima lana spessa che, una volta in acqua, si inzuppava, diventando pesante e soprattutto slabbrando interamente il costume.

Alla fine dell'Ottocento però qualcosa iniziò a cambiare. Le caviglie iniziarono ad essere scoperte. I mutandoni, sempre sovrastati dagli "abiti da bagno", furono tagliati al ginocchio e le maniche delle tuniche superiori lasciarono scoperti avambracci e gomiti. Poco per volta sparirono anche le calze e le scarpette.

I primi costumi da bagno ovviamente non erano aderenti. Complice anche la lana, si sformavano e nascondevano le curve delle indossatrici. Ma nei primissimi anni del Novecento in Francia il sarto Paul Poiret riuscì ad imporre a uomini e donne costumi più aderenti, sempre in maglia.

Rispetto ai costumi da bagno odierni, quelli usati all'inizio del Novecento erano quasi monacali. Ma nel 1906 il caso della nuotatrice australiana Annette Kellerman fece gridare allo scandalo proprio per le dimensioni del suo abito acquatico. In una gara in America l'atleta ha indossato un costume intero fatto a tutina che lasciava scoperte le cosce. Kellerman fu arrestata, multata e rispedita in Australia con un foglio di via. Ma già in quegli anni la lotta alle lunghezze dei costumi da bagno era iniziata.