Carriere e Visioni
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Personaggi femminili nei fumetti: intervista a Giulio Macaione

Giulio Macaione è un autore di fumetti nato a Catania nel 1983. Oggi collabora con la casa editrice BAO Publishing e insegna alla Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia.

Giulio Macaione è un autore di fumetti nato a Catania nel 1983. Oggi collabora con la casa editrice BAO Publishing e insegna alla Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia.

Ci sono diverse cose, sensazioni e odori che mi riportano immediatamente in Sicilia, nel paesino in cui sono cresciuta, e mi fanno camminare sul viale dei ricordi.

Le facciate mai finite, quelle della canzone Lo stretto necessario.

La parola Accomodati, usata per invitarti a entrare in casa, con così tanto calore da sembrare quasi palpabile.

L’odore inconfondibile di limoni e gelsomini, che popolano ancora oggi il giardino dei miei genitori. E del basilico cresciuto a dismisura nei vasi, quello che quando sei al nord non riesci mai a replicare.

Mi sono ritrovata a perdermi in Sicilia anche nelle pagine di Giulio Macaione, leggendo il suo graphic novel Basilicò (BAO Publishing, 2016).

giulio macaione intervista basilico

Ed è proprio di Sicilia, basilico, donne, fumetti, scelte di vita che abbiamo parlato in questa intervista, con un dolcissimo sottofondo di malinconia che accomuna entrambi, fin da quando eravamo bambini.  

Ci sono tante donne nei tuoi fumetti. Partiamo da Basilicò (con pronuncia rigorosamente sicula). Perché troviamo una matriarca come protagonista di questa storia?

Sì, le donne hanno sempre popolato il mio immaginario, mi reputo un femminista. In Basilicò la protagonista è una matriarca perché la storia è un po’ uno specchio del mio rapporto di amore e odio con Palermo, la città nella quale sono cresciuto, che amo come una madre ingombrante. Ma io, da figlio ribelle, ho avuto bisogno di allontanarmi per trovare la mia strada.

Perché è proprio il basilico il fil rouge della vicenda? Da dove nasce l'idea?

Il basilico è il profumo che più di tutti mi fa pensare alla Sicilia e alla sua cucina, ai balconi dei suoi paesi. Essendo Basilicò una storia che ruota attorno alla cucina, non avrei potuto scegliere altra erba aromatica. E poi ci sono già diverse leggende sul basilico nella tradizione siciliana, quindi il richiamo era inevitabile.

In Basilicò si parla di quanto il rapporto con i nostri genitori, in particolare con la figura materna, possa condizionare la nostra autostima, le scelte di vita e in un certo senso forgiare la nostra personalità. Tu ti sei trasferito a Bologna. Pensi che per capirsi e conoscersi davvero bisogna allontanarsi, anche dalla propria famiglia?

Indubbiamente, lasciare il luogo nel quale si è cresciuti ci permette di imparare a vederlo con occhi più obiettivi e, anche per quanto riguarda la famiglia, ci vuole un allontanamento per crescere, autodeterminarsi. Questo ovviamente non significa tagliare i ponti, in nessuno dei casi, ma cercare il proprio posto nel mondo come individui a sé.

C'è tanta Sicilia nei tuoi racconti. Torneresti mai a vivere lì?

Ormai ho trascorso quasi metà della mia vita a Bologna, ma se ancora non riesco a considerarmi bolognese un motivo ci sarà… Se tornerei in Sicilia non lo so, forse tra qualche anno. Al momento sto bene qui, ma ammetto che la mancanza del mare è un fattore da non trascurare per il mio benessere e mi vedo a invecchiare in un posto di mare.

In Mortén, i toni erano tristi e malinconici. In Basilicò, c'è più consapevolezza, una visione un po' più matura dei fatti, che definirei dolceamara. Pensi che la malinconia che ti porti addosso sia anche un po' legata a questo? All'essere andato via da quello che hai amato, ma che ti ha anche fatto stare male?

Secondo me la malinconia è un sentimento profondamente radicato in tutti i siciliani e negli isolani in genere. Forse perché siamo cresciuti con questo senso di distanza dal resto del mondo, o forse perché la nostra terra è stata un porto di mare dal quale in molti sono passati e in moltissimi sono andati via, lasciando in chi restava un senso di nostalgia. Io ho sempre avuto un’indole malinconica e ammetto che a volte la assecondo, è una cosa della quale ogni tanto sento il bisogno. L’importante è non esagerare e non farla diventare un malessere. Non so se dipenda dal fatto che ho lasciato la Sicilia, perché ero incline alla malinconia già da bambino.

Da dove arriva, invece, questo tocco un po' noir? Ci sono scrittori che hai letto in passato e che ti hanno segnato?

Forse non si direbbe dai miei fumetti, ma sono sempre stato affascinato da un certo tipo di horror e noir. Molti dei miei romanzi e film preferiti rientrano nel genere: penso a L’esorcista, The Others, i vecchi film di Dario Argento... Ma in Basilicò in realtà ho pensato più a un certo realismo magico o a riferimenti molto più pop, come la prima stagione di Desperate Housewives.

Anche in altri lavori che hai realizzato ci sono delle protagoniste femminili, per esempio in Scirocco oppure in Alice: from Dream to Dream. Si tratta di persone reali alle quali ti sei ispirato?

Generalmente non mi ispiro a persone reali per i miei personaggi, se non forse cogliendo qualche aspetto caratteriale delle persone che mi stanno attorno. Però di solito evito, perché preferisco muovere i personaggi in maniera del tutto libera da influenze esterne alla storia che devono raccontare. Spesso sono più i luoghi a ispirarmi le storie, come è accaduto appunto nel caso di Alice: From Dream To Dream, che è ambientato a Cincinnati, in Ohio, perché vivevo lì quando ho pensato alla storia. È stato il cimitero monumentale di Spring Grove, un posto incantevole, a farmi venire alla mente le vicende di Alice.

Hai (o hai avuto) un punto di riferimento a livello lavorativo?

Ho avuto tanti punti di riferimento, che sono cambiati col tempo e a seconda delle mie fasi. Mi sono formato con i manga di autorə come Ai Yazawa, Takehiko Inoue, Rumiko Takahashi, Tsukasa Hōjō… Poi ho scoperto il fumetto d’autore occidentale, autori come Enki Bilal e Hugo Pratt, per approdare a autorə italianə che fondevano le due scuole, come Vanna Vinci, Andrea Accardi e Davide Toffolo. Oggi guardo con ammirazione a tantissimə artistə da tutto il mondo. Se devo fare qualche nome su due piedi: Frederik Peeters, Becky Cloonan, Cyril Pedrosa, Keigo Shinzo

Ho letto un tuo post su Sailor Moon e sul momento in cui hai capito che quella - i fumetti - sarebbe stata la tua strada. Che consiglio daresti agli adulti che non riescono più a coltivare un po' di leggerezza? Sempre troppo arrabbiati, invidiosi e arroganti... che non riescono più a vedere il mondo con gli occhi di un bambino?

Consiglierei di ritagliarsi due ore libere, spegnere il cellulare e guardarsi Il mio vicino Totoro di Hayao Miyazaki. Miyazaki ha il dono di saper raccontare l’innocenza e lo stupore dell’infanzia come nessun altro.

In proporzione, le donne che fanno fumetti, almeno in Italia, sono ancora in minoranza. Cosa diresti ai giovani (senza etichette di genere) che sognano di intraprendere questa strada, ma si sentono spesso dire (dai genitori e dalla società) che quello non è un vero lavoro, ma un hobby?

In realtà sono molto speranzoso sul fatto che le donne si stiano ritagliando il loro spazio, sempre più grande e riconosciuto, nell’editoria a fumetti. Di sicuro non è un mestiere facile, bisogna fare tanti sacrifici per farlo diventare “un lavoro vero”. Io allə miə studentə dico sempre che il Fumetto deve essere un’esigenza come mangiare e dormire, altrimenti meglio che resti un hobby.

Foto: FB Giulio Macaione