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Teeshare, il valore del capitale umano in una maglietta

Francesca Mitolo ha messo a frutto la sua esperienza nel mondo della moda per valorizzare chi cuce i nostri vestiti. Parola d'ordine: cotone organico.

Francesca Mitolo ha messo a frutto la sua esperienza nel mondo della moda per valorizzare chi cuce i nostri vestiti. Parola d'ordine: cotone organico.

Dar valore alle persone, alla produzione local e alla materia prima: sono queste le tre coordinate che orientano teeshare, il brand di moda creato da Francesca Mitolo. Dopo un'esperienza a 360 gradi nel mondo della moda italiana e spagnola, ha messo a frutto le sue conoscenze per creare un suo marchio che mettesse insieme arte e moda sostenibile.

Francesca è una sostenitrice del movimento Fashion Revolution ed è la presidentessa del collettivo Rén, il cui obiettivo è creare un progetto d'incontro, di cultura e di riferimento che esplora i confini della moda etica.

«La sostenibilità è un processo: parte da se stessi», dice Francesca. Ecco come ha applicato questo principio al suo lavoro.

«Voglio fare la stilista!»

«Ho sempre voluto fare la stilista, sin da quando ero piccola – racconta Francesca – Ricordo che durante il Festival di Sanremo, disegnavo i vestiti delle cantanti con tanto di microfono in mano!». Crescendo, le insegnanti cercavano di indirizzarla verso studi umanistici, ma lei voleva creare. «Per fortuna mia madre mi ha dato ascolto e mi ha fatto frequentare un Istituto d'arte con indirizzo moda».

Oggi Francesca ha 42 anni e lavora da quando ne aveva venti. Del suo mondo sa tutto perché ha fatto tutto, dagli shooting alla scelta tessuti. «Ho vissuto in prima persona tutte le migrazioni produttive dall'Italia verso Cina e India», ricorda Francesca. Durante una consulenza in Spagna ha scoperto il valore di conoscere il volto di chi produce i vestiti. Lì ha capito cosa fare: creare un progetto che potesse far comprendere agli altri i meccanismi distorti del fast fashion.

Era la fine del 2012. Francesca si autofinanzia e crea teeshare. Crea il suo team, mettendo insieme le professionalità di laboratori di cucito e di stampa, ricamatrici, web designer, e fotografi, piccole realtà e medie imprese. Se si va nella sezione concept ci sono tutti. «Oggi viene definita filiera produttiva trasparente, quando ho ideato il progetto era un modo per valorizzare le persone che collaboravano insieme a me».

Negli anni la scelta della materia prima è diventata fondamentale. Francesca sceglie il suo cotone attraverso fiere di settore e poi, una volta ricevuti i campioni, fa i suoi esperimenti. Stressa il tessuto per capire cosa vede il cliente dopo l'acquisto.

Ora ha investito in un produttore portoghese che crea un tessuto certificato GOTS (Global Organic Textile Standard. Si tratta del principale standard mondiale per la lavorazione tessile delle fibre organiche, compresi i criteri ecologici e sociali, supportato da una certificazione indipendente dell'intera filiera tessile.

«A livello di tatto, di materialità, scelgo un cotone morbido, avvolgente, alle mie clienti non piacciono i tessuti “ruvidini”», spiega Francesca. I prezzi delle sue magliette variano dai 60 euro fino ai 120-130 euro per i prodotti ricamati a mano in collaborazione con artisti internazionali. Tutto ciò che nasce in teeshare si può comprare online. Il nome è nato dall'unione di “tee” che richiama la parola t-shirt e “share”, condividere in inglese.

Quando la moda diventa sostenibile?

Fare moda sostenibile non significa solo cambiare il packaging o scegliere un tessuto bio. Il cambiamento parte da se stessi, da chi acquista e da chi avvia un progetto. «Questa azione deve partire mettendo come valore assoluto la vita. Chi compra deve chiedersi “quello che sto comprando mi serve realmente?” E il designer: “questo prodotto che sto creando che impatto avrà sull’ambiente? Come verrà smaltito?” Il rispetto che abbiamo degli altri, della nostra vita e del nostro ambiente fanno la differenza», riflette Francesca.

Questo processo cambia anche il valore di un capo. «Si crea un legame tra chi crea e chi compra. Il cliente percepisce il pensiero dietro un capo di abbigliamento e si fa ambassador di quel messaggio. Convertire le abitudini del mondo della moda è necessario – dice la creatrice di teeshare – Ho fiducia nella creatività dell'essere umano nel trovare soluzioni adatte».

Il futuro della moda

«Sarebbe bello che il futuro della moda fosse circolare – aggiunge Francesca –. Le attività su cui possiamo concentrare i nostri sforzi oggi sono quelle di recupero, riutilizzo, riparazione, riciclo dei capi e delle materie prime, sia come fruitori che come designer. Ma lo sviluppo della moda circolare passa anche attraverso l’ideazione di nuovi materiali, che in futuro saranno sempre di più».