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Educazione finanziaria, a che punto siamo e perché è uno strumento prezioso

Cos'è l'educazione finanziaria e perché è così importante nella vita di ogni persona? Gli italiani sono rimasti un po' indietro sul tema, soprattutto le donne: è arrivato il momento di recuperare

Cos'è l'educazione finanziaria e perché è così importante nella vita di ogni persona? Gli italiani sono rimasti un po' indietro sul tema, soprattutto le donne: è arrivato il momento di recuperare

Pianificare un viaggio tanto atteso, firmare la proposta di acquisto per una casa, decidere che cosa fare di un “tesoretto” ricevuto in eredità, scegliere come investire i propri risparmi. Sono azioni molto diverse; alcune di esse rappresentano traguardi non da poco nella vita di una persona. Tutte hanno qualcosa in comune: ci richiedono di saper gestire il nostro denaro. Se non facciamo parte di quella nicchia della popolazione che ha studiato economia e contabilità, nessuno ci ha mai insegnato a farlo. Ecco perché l’educazione finanziaria è così importante.

Come sono messi gli italiani in termini di alfabetizzazione finanziaria

Ma c’è davvero bisogno di lavorare sull’educazione finanziaria oppure si tratta di nozioni che, bene o male, ciascuna di noi impara da sola nel corso della vita? La domanda è lecita. Lasciamo che a rispondere siano i dati della S&P Global FinLit Survey, la rilevazione più completa che abbiamo a disposizione. 

150mila ragazzi e adulti dai 15 anni in su sono stati messi alla prova, attraverso una serie di test, su quattro macro-argomenti: diversificazione del rischio, inflazione, capacità di calcolo e capitalizzazione degli interessi. Sui 140 paesi esaminati, i primi della classe sono Norvegia e Svezia, dove il 71% degli adulti è alfabetizzato dal punto di vista finanziario. A seguire ci sono il Regno Unito e i Paesi Bassi, rispettivamente a quota 67 e 66%. E l’Italia? Risultati non brillanti: appena il 37% della popolazione, cioè poco più di un terzo, raggiunge almeno la sufficienza.

Più di recente, nel 2023, la Banca d’Italia ha interpellato quasi 5mila italiani di età compresa tra i 18 e i 79 anni, misurando il loro livello di alfabetizzazione finanziaria su una scala da 0 a 20. Il punteggio complessivo mostra una lieve crescita, passando dai 10,2 punti del 2020 ai 10,6 del 2023. Ma ci sono due “ma”. Il primo è che questi timidi passi avanti riguardano i comportamenti (da 4,2 a 4,6) e gli atteggiamenti (da 2 a 2,3), non le conoscenze (che, al contrario, passano da 3,9 a 3,7 punti). Il secondo è che stiamo parlando pur sempre di 10,6 punti su 20: a scuola, sarebbe una sonora bocciatura.

L’educazione finanziaria ci permette di fare scelte consapevoli

Insomma, di educazione finanziaria c’è un gran bisogno. Perché è la cassetta degli attrezzi di cui ciascuna di noi ha bisogno per poter fare scelte ponderate. L’esempio tipico è quello della casa: meglio prenderla in affitto o acquistarla? Non esiste una risposta valida per tutte, perché dipende dalle tue disponibilità economiche, dai tuoi piani per il futuro, dalla tua affidabilità agli occhi di chi eventualmente dovrà prestarti del denaro (quella che le banche chiamano merito creditizio). 

Se deciderai di fare il grande passo e acquistare la casa dei tuoi sogni, ti basterà un prestito personale, cioè una somma che sei libera di usare come meglio credi e che restituirai nell’arco di dieci anni al massimo? Oppure dovrai accendere un mutuo, vincolandoti quindi per un periodo più lungo e mettendo un’ipoteca sull’immobile come garanzia? In questo secondo caso, ti basta il 60 o l’80% del valore della casa o punti al 100%? Tasso fisso o variabile? E sei proprio sicura di aver capito quanto pagherai di interessi nel corso degli anni? 

Gli esempi potrebbero andare avanti all’infinito, ma il messaggio dovrebbe essere chiaro. L’educazione finanziaria non è una scocciatura, è la nostra migliore amica. Perché è quella che ci permette di fare scelte consapevoli. Potremmo anche affidarci ciecamente a un amico esperto o al nostro consulente finanziario, certo. Potremmo anche firmare gli interminabili documenti della banca senza leggerli. Così facendo, però, metteremmo i nostri risparmi nelle mani degli altri, scoprendoci vulnerabili a qualsiasi imprevisto.

L’economia deve diventare un affare da donne

Per noi donne, questo principio è doppiamente valido. Perché, ancora oggi, i sondaggi dicono che esiste un gender gap importante in merito alla gestione del denaro. Prendiamo per esempio il rapporto realizzato a ottobre 2022 da Edufin insieme all’istituto di ricerche di mercato Doxa.

Scopriamo per esempio che il 62,5% delle donne fa fatica ad arrivare a fine mese, contro il 56,8% degli uomini. In parte, è anche perché il 37,5% ha visto diminuire le proprie entrate dopo la pandemia, contro il 35,7% degli uomini. Non c’è dunque da stupirsi se il 44,7% delle donne si sente un po’ in ansia a pensare alla propria situazione finanziaria, ben 16,5 punti percentuali in più rispetto agli uomini. 

È importante possedere gli strumenti e le conoscenze necessarie per saper gestire i propri soldi. Il 37% delle nostre connazionali, sostiene un rapporto Eumetra del 2019, non ha nemmeno un conto corrente bancario. Per quanto riguarda le conoscenze, il rapporto Edufin-Doxa ha interrogato intervistati e intervistate su tre concetti di base: inflazione, tasso di interesse e diversificazione del rischio. Ebbene, quasi la metà degli uomini (il 48,2% per la precisione) ha azzeccato tutte e tre le risposte corrette, contro il 38% delle donne.   

Chi lavora per l’educazione finanziaria in Italia

Insomma, è arrivato il momento di rimboccarci le maniche. E per fortuna abbiamo chi ci aiuta a recuperare il tempo perduto. Prova a digitare su Google “Quello che conta”: scoprirai un portale ricchissimo di informazioni, guide, glossari, quiz, consigli (e c’è anche una sezione per le donne). A gestirlo è un apposito Comitato istituito nel 2017 dal governo. Tra le sue iniziative di punta c’è il mese dell’educazione finanziaria: a ottobre di ogni anno, sono decine gli eventi e le iniziative sul territorio e online.

Tra i partecipanti più attivi c’è Feduf, la Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio costituita su iniziativa dell’Associazione bancaria italiana (Abi). Attraverso i suoi programmi didattici kids, junior e teens, Feduf entra nelle scuole primarie e secondarie. In parallelo, attiva progetti ad hoc sempre rivolti a bambini e ragazzi.

Educazione finanziariaImmagine EticaSgr

I nostri soldi hanno un impatto sulla nostra vita e sul mondo 

Per Etica Sgr, società di gestione del risparmio del Gruppo Banca, che istituisce e gestisce esclusivamente fondi comuni di investimento etici e sostenibili, l’educazione finanziaria è un “pilastro fondamentale per costruire un futuro sostenibile e orientare le persone nel complesso universo della finanza”.

Una nuova sezione del sito raccoglie gli approfondimenti pensati per aiutare le persone a “navigare nel mondo della finanza con consapevolezza e visione, per costruire il proprio futuro”.  Non è un caso se a mettersi all’opera per l’educazione finanziaria è proprio la società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Etica, che – per missione e identità – vede il risparmio come un mezzo per contribuire al bene comune. Conoscere i meccanismi basilari della finanza, infatti, è necessario anche per comprendere come ogni scelta abbia un impatto. Un impatto in termini sociali, ambientali ed economici. 

Anche quando crediamo di non scegliere, perché riceviamo lo stipendio e lo lasciamo parcheggiato nel conto corrente prelevando ciò che ci serve per le nostre spese, in realtà stiamo prendendo una posizione. Perché il nostro denaro è nelle mani di una banca che potrà usarlo come meglio crede.

Vale lo stesso discorso per gli investimenti. Per fare un esempio, ci sono fondi che continuano a detenere nei loro portafogli i titoli delle compagnie petrolifere. E ce ne sono altri che, per fare la loro parte nella battaglia contro la crisi climatica, selezionano solo le aziende più virtuose a livello ambientale. Etica Sgr da sempre si impegna da questo punto di vista, selezionando per i propri fondi comuni di investimento solo i titoli con principi di sostenibilità e responsabilità sociale ed ambientale basati sulle normative internazionali di riferimento. 

Questi sono soltanto alcuni casi-tipo, ma la realtà è che noi abbiamo un enorme potere, quello di “votare col portafoglio”. Ma possiamo farlo soltanto se partiamo da una base di conoscenze, una cassetta degli attrezzi per agire in modo consapevole.

Foto di apertura: 123rf