Educazione
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Maria Montessori, la donna che non ha mai avuto paura di ricominciare

Appassionata, ironica, persino buongustaia: il libro di Martine Gilsoul getta una nuova luce sulla figura della rivoluzionaria pedagogista

Appassionata, ironica, persino buongustaia: il libro di Martine Gilsoul getta una nuova luce sulla figura della rivoluzionaria pedagogista

Dimenticate la Maria Montessori vestita di nero. Dimenticate la sua aura di “santità”, costruita dai suoi collaboratori.

Dietro Maria Montessori, c'era Maria, una donna ironica, forte, intelligente e appassionata. Amante della cucina italiana, vedeva metafore educative e messaggi pedagogici in ogni cosa, anche in un film. In occasione dei 70 anni dalla sua morte, avvenuta il 6 maggio 1952, Giunti pubblica Maria Montessori. Una vita per i bambini, una biografia firmata dall'educatrice Martine Gilsoul in collaborazione con Charlotte Poussin.

Nelle sue ricerche, Gilsoul ha trovato anche una risposta al perché tenere i bambini davanti agli schermi non è fare educazione.

Maria Montessori: l'intervista a Martine Gilsoul

Nella premessa al suo libro promette di allontanare l'immagine stereotipata di Maria Montessori dagli occhi dei lettori. Quindi le chiedo: chi è la donna oltre il metodo, chi era davvero Maria Montessori?

Era una donna diversa dalla media, con un carattere molto forte, decisa, con una volontà di ferro e allo stesso tempo con tantissime fragilità. Una donna umana, naturale. Il suo entourage aveva costruito l'immagine di una santa, di una persona sovra umana.

Invece, era una donna divertente, con un grande senso dell'umorismo, che ha dovuto vivere una vita difficile. Era convinta di aver intravisto qualcosa di nuovo attraverso il suo lavoro e ha dato tutta la vita per dimostrare la sua visione del bambino. Scrivendo il libro, mi sono avvicinata a lei. All'inizio scrivevo Maria Montessori, poi è diventata semplicemente Maria. Era anche una buongustaia!

Qual era il suo piatto preferito?

Gli gnocchi fatti in casa: i nipoti dicono di non averli più fatti dopo la morte della nonna. Maria amava il cibo. Quando è andata all'estero, amava rifornirsi di prelibatezze italiane.

«C'è un dolore più forte che perdere l'uomo amato [...] è doversi convincere che è tutt'altro che quello che credevamo. Doverlo disprezzare è atroce». Secondo lei, perché Maria rinunciò a sposare Montesano? La sua carriera nella psichiatria si è interrotta comunque, alla fine, anche senza il matrimonio...

Non ho una risposta, ma dai miei studi sembra probabile che, dietro questa scelta, ci sia stata la mamma di Maria. Dopo aver osservato tutti i sacrifici fatti dalla figlia per iscriversi a medicina, unica donna del suo anno, l'ha convinta a non sposarsi e, una volta mamma, ad affidare il suo bambino a un'altra famiglia. Non sembra dunque un caso che, alla morta della madre, Maria è andata a prendere suo figlio, portandolo a vivere con sé. Ha dato la vita per i bambini degli altri e ha sacrificato l'infanzia del suo.

Durante la sua ricerca dice di aver scoperto un modo speciale di usare la lingua italiana da parte di Montessori. Ci può fare qualche esempio?

Maria era capace di mettere insieme diversi registri linguistici. Ad esempio, era capace di descrivere aspetti della psicologia del bambino con il lessico astronomico. Inoltre, quando scriveva alle sue amiche, si può trovare la vera Maria: meno attenta alla forma, ma libera.

Il metodo. Secondo lei qual è la vera caratteristica rivoluzionaria della filosofia Montessoriana?

Lo sguardo di Maria Montessori sul bambino. Lei ha parlato del nuovo bambino, ci ha mostrato il grandissimo potenziale dei piccoli. Quando insiste sul fatto che l'adulto deve essere passivo, ha messo in luce il fatto che facciamo tutto al posto loro e rubandogli delle esperienze. Bisogna fare un passo indietro e permettere al bambino di tirare fuori il suo grande potenziale. Il metodo è solo una tecnica per imparare.

Nel suo libro ci riferisce di una donna piena di curiosità e passione. Una caratteristica oggi molto rara, soprattutto in generazioni più precoci. Secondo lei cosa ci ha intorpiditi?

Come dicono i suoi nipoti, anche da anziana, Maria Montessori si alzava alle 6 di mattina per leggere. Si interessava a tutto, aveva una grande intelligenza. Anche dopo aver visto un film al cinema, era in grado di fare collegamenti con la visione del bambino, le sue attività e ciò che aveva visto. Era convinta di aver trovato un'altra visione e ciò le dava le energie per non stancarsi mai.

È andata sempre oltre, non si è mai accontentata. Invece noi, forse, ci accontentiamo troppo rapidamente. All'epoca, lei viveva in un periodo pieno di modernità, mentre noi diamo tutto per scontato. I ragazzi pensano: «è tutto su internet perché dovrei studiare?». Forse è anche colpa nostra, che non riusciamo a trasferire la passione.

Cosa mi dice dei più piccoli “ipnotizzati” davanti agli smartphone?

Quella non è una scelta del bambino, ma del genitore, che vuole un po' di pace. Sta di fatto che non è educativo: i bambini reali hanno due mani. Per citare Montessori, la mano è l'organo della mente, mentre ora abbiamo dei bambini quasi senza mani. Mentre sta davanti al cellulare, non è un attore, è passivo, è lo schermo che agisce lo spettatore, chiedendo solo di sfiorarlo quando si deve cambiare video.

Abbiamo tolto tante possibilità ai bambini, come quella di giocare per strada, perché siamo noi ad aver paura. Di un coltello, ad esempio. Nelle scuole Montessori, i bambini mangiano con stoviglie frangibili e posate. Dare oggetti in plastica è facile per il genitore, ma non per il bambino, che non si perfeziona.

Maria Montessori aveva individuato tre leggi nel cuore del bambino: amare, lavorare e perfezionarsi. Noi pensiamo che sia felice quando gioca, invece lo è quando lavora per fare cose impegnative, che hanno un senso. Lei ci chiede di fermarsi, di osservare il bambino e di non agire al posto suo.

Qual è l'insegnamento più importante che la vita di Maria Montessori dovrebbe darci?

Di non fermarsi mai e di ricominciare. Lei ha dovuto farlo molte volte: dopo la disavventura a Barcellona, si è spostata a Londra; dopo la scuola creata a casa sua, è arrivata la guerra civile ed è andata in Olanda, a crearne un'altra. Si può pensare che siano fallimenti, ma la verità è che dopo moltissimi anni le sue idee sono emerse con forza. Ha seminato tanto e ancora oggi ho la sensazione che il suo pensiero non sia stato ben compreso. Il segreto dell'infanzia, uno dei suoi libri, è un simbolo perché il suo metodo è ancora un segreto anche per noi.