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Venezia tra estetismo e decadenza

Visconti mette in scena il famoso racconto di Mann

Visconti mette in scena il famoso racconto di Mann

Venezia è una città dal fascino seducente e decadente allo stesso tempo e forse proprio questa ambivalenza l’ha fatta amare da molti artisti e registi cinematografici. La città è anche sede della prestigiosa Biennale di Venezia, una delle istituzioni culturali più prestigiose al mondo, all’avanguardia nella promozione delle nuove tendenze artistiche, che quest’anno viene inaugurata il 1° giugno.

Per quanto riguarda il cinema l’elenco dei film girati nella città lagunare sarebbe lunghissimo e assai variegato, spaziando dall’Otello di Orson Welles all’italianissimo Venezia, la luna e tu di Dino Risi, per arrivare a Nikita di Luc Besson e a The Italian Job di F. Gary Gray. Venezia si è prestata a ‘varie interpretazioni’, sfondo di tante storie diverse, e in molte è diventata addirittura protagonista.

Un film che ha sicuramente incarnato la doppia anima della città è Morte a Venezia di Luchino Visconti, uscito nel 1971 e tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Mann. Siamo nel 1911 e il compositore Gustav von Aschenbach decide di ristabilirsi dopo una crisi cardiaca andando a fare una vacanza a Venezia. Il protagonista, in età decisamente più che matura, durante il suo soggiorno viene attratto dalla bellezza efebica di Tadzio, un ragazzo polacco. Il sentimento di amore che il compositore prova nei confronti del giovane lo getta in una profonda crisi esistenziale. In città scoppia un’epidemia e Gustav von Aschenbach invece di pensare a salvarsi finisce i suoi giorni osservando Tadzio sulla spiaggia.

Il compositore nel film soggiorna nel lussuosissimo Hotel des Bains, situato al numero 17 del Lungomare Guglielmo Marconi, al Lido di Venezia. Il litorale del Lido fu luogo di rifugio e d’ispirazione per grandi personaggi come Goethe, Byron, George Sand e De Musset. L’Hotel des Bains venne edificato nel 1900, quando il Lido era già un’affermata stazione balneare europea. L’edificio venne realizzato in un sobrio stile liberty dai fratelli veneziani Raffaello e Francesco Marsich. A causa della guerra nel 1915 il Des Bains fu costretto a chiudere e nel 1916 venne distrutto da un incendio. Nel 1919 fu ricostruito e riaperto, venne requisito dai Tedeschi durante il secondo conflitto mondiale e danneggiato dal maltempo nel 1966. Definitivamente chiuso fu adibito a set cinematografico: oltre al film di Visconti nel 1997 Anthony Minghella vi girò alcune scene de Il paziente inglese. Vari personaggi soggiornarono all’interno del Des Bains: da Thomas Mann che vi ambientò il racconto, al coreografo russo Sergej Pavlovič Djagilev, che vi morì nel 1929. Oggi quello che era l’hotel è diventato una residenza privata di lusso, un condominio costituito da sontuosi appartamenti.

In Morte a Venezia le scene della spiaggia, dove Gustav von Aschenbach si perde nella contemplazione della bellezza ideale di Tadzio, sono state girate ad Alberoni, una piccola località del comune di Venezia, posta all'estremità meridionale del litorale del Lido tra il mare, la bocca di porto e la laguna, a poca distanza dall'antico abitato di Malamocco. Il paesaggio di Alberoni è caratterizzato da alte dune sabbiose che fanno parte di un'oasi del WWF. La spiaggia e il suo stabilimento balneare si affermarono negli anni Trenta del Novecento grazie alla frequentazione della ricca borghesia internazionale.

Nel film Venezia è come un labirinto: nelle umide calli della città, disinfettate per evitare il contagio, si respira un odore acre e sinistro e il compositore vaga, spiando il giovane Tadzio, soggetto irraggiungibile. La cinepresa viaggia tra il colonnato e sopra Piazza San Marco, prima di inquadrare Gustav von Aschenbach che cammina in città. Venezia diventa sempre più ambigua nei suoi contrasti interni: in lontananza, dal mare, mostra la sua bella facciata, ma solo poi rivela la sua vera natura, che è gradualmente sempre più ostile. All’arrivo di Aschenbach si vedono i bei palazzi di Piazza san Marco, i colori sono tenui e la nebbia crea un’atmosfera onirica. Più tardi, stanco e ossessionato, il protagonista vaga in una città grigia e dalle forme distorte.

Estetismo e decadenza convivono nella percezione che questo film offre di Venezia, permettendo di allontanarsi dalla città ‘turistica’, per scoprirvi un lato nascosto e molto intimo, che porta l’inconfondibile firma di un maestro del cinema come Luchino Visconti.

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