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Il Dio delle vette

Il colle del Gran San Bernardo in Valle d'Aosta

Il colle del Gran San Bernardo in Valle d'Aosta

Ai tempi degli antichi romani il colle del Gran San Bernardo era conosciuto con il nome di Alpe Poenina, da Pen il dio delle vette pagano. Lì sorgeva un tempio a lui dedicato, un caso per niente raro: i valichi erano spesso luoghi pericolosi, ammantati da un’aura di mistero e per questo consacrati a divinità tutelari.

Pen venne in seguito romanizzato e sostituito con la figura di Giove, così come anche il tempio che venne intitolato a Iuppiter Poeninus.

Per raggiungere il tempio basta oggi percorrere un sentiero della strada romana delle Gallie, itinerario in passato tra i più trafficati, che veniva percorso in lungo e il largo da legionari, patrizi, matrone, schiavi e prigionieri. Il viaggio era difficoltoso, talvolta funestato da bufere e valanghe.

La strada fu fatta costruire da Augusto nel I secolo a.C. con l’intento di realizzare un percorso che partendo da Aosta superasse le montagne e raggiungesse le Gallie.

Poi, nel IX secolo, salì al colle San Bernardo, originario di Aosta, che sconfisse i saraceni meritandosi la dedica del monte e spodestando in questo modo definitivamente Giove. Bernardo fece anche costruire gli ospizi che si trovavano lungo la strada: questi erano gestiti da monaci che dovevano accogliere e aiutare i viandanti.

Per percorrere questo antico tracciato bisogna partire da Saint-Rhémy-en-Bosses. Il borgo ha la classica struttura medievale, è attraversato da una strada principale lungo la quale si schierano le case. La strada romana esce dalla cittadina e risale la valle seguendo il torrente Artanavaz. Si raggiunge così la strada statale, da percorrere per un breve tratto, per poi imboccare una strada sterrata verso destra.

Dall’altro lato della strada possiamo vedere la variante napoleonica, la via che venne percorsa da Napoleone nella sua discesa in Italia nel 1800.

Dopo aver superato diversi ruscelli si comincia a salire seguendo il percorso originario. Sul cammino incontriamo una lapide, posta a ricordo delle vittime di una tormenta: si tratta di alcuni ‘zingari stagnini’ che persero la vita lungo questa strada.

Continuando a salire il percorso si aggancia alla variante napoleonica e i due confluiscono in un’unica via. Il paesaggio nel frattempo ha cominciato a cambiare, passa da boschi a pascoli attraversati da ruscelli, rocce brulle e cumuli di neve anche in piena estate.

Continuando si raggiunge Fonteinte, dove sorgeva una mansio, antico luogo di sosta dove potevano fermarsi a riposare i viandanti che percorrevano la strada, divenuta in seguito un rifugio e poi una caserma doganale.

Inizia così la traversata del pendio di Tzermanaire, proprio sotto la cresta della Tour des Fous, in passato rifugio di razziatori saraceni.

Lungo la strada una piccola deviazione conduce alla scoperta di un reperto archeologico interessante, che si raggiunge arrampicandosi tra le rocce. Si tratta di una rampa stradale artificiale, scolpita nella roccia, alta 60 metri e larga circa 3,5. L’opera venne probabilmente realizzata dall’Imperatore Claudio, quindi I secolo d.C., allo scopo di favorire il transito di animali e carri.

Il sentiero lastricato conduce al plan de Jupiter, la piana dove sorgeva una mansio con annesso un tempio dedicato a Jupiter Poeninus; non era raro trovare un santuario nello stesso luogo dove sorgeva un ospizio, in questo modo i viandanti potevano ringraziare e propiziarsi gli dei per il buon esito del viaggio. Nei paraggi è stata rinvenuta una gran quantità di offerte, tra cui monete, statue e idoletti. Nel corso del medioevo venne qui installata su una colonna la statua di San Bernardo, patrono degli alpinisti, posto a proteggere i traffici e gli spostamenti. A fianco della piana si trova il lago del Gran San Bernardo, per la maggior parte dell’anno sepolto dalla neve o da strati di ghiaccio.

Si arriva poi al valico con la dogana e l’ospizio: nei suoi locali è stato allestito il Museo del Gran San Bernardo, che raccoglie i resti rinvenuti sul colle, tra cui un bronzetto del Dio Poeninus, monete e altre tavole votive.

Per il ritorno si consiglia di percorrere l’altra strada, che non abbiamo percorso prima, la strada napoleonica, fatta costruire da Napoleone stesso per favorire il transito dei suoi eserciti.

Si ritorna quindi a Saint-Rhémy, località famosa per il suo prosciutto crudo, il Jambon de Bosses DOP, e per il Carnevale, che si festeggia il 7 gennaio e che per 3 giorni di festa anima il villaggio con maschere della tradizione popolare.