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Come difendersi dai cani randagi senza farsi prendere dal panico

Due aggressioni perpetrate da branchi di cani randagi ai danni di altrettante persone in pochi giorni scatenano il panico nella popolazione. Ma come difendersi? Ecco come comportarsi se ci si imbatte in gruppi simili.

Due aggressioni perpetrate da branchi di cani randagi ai danni di altrettante persone in pochi giorni scatenano il panico nella popolazione. Ma come difendersi? Ecco come comportarsi se ci si imbatte in gruppi simili.

Il fenomeno del randagismo è tornato tristemente alla ribalta nelle ultime settimane a seguito di due aggressioni perpetrate da gruppi di cani randagi ai danni di altrettante persone.
Ma fare dell’allarmismo sull’onda delle emozioni genera panico inutile, soprattutto se non si dà la reale dimensione del problema circoscrivendo il pericolo e se non si spiega ai cittadini come difendersi qualora si trovassero nelle stesse situazioni.

Fermo restando che questo tipo di aggressioni andrebbero prevenute a monte, risolvendo il randagismo in generale con pene più severe per chi lo incrementa o, nel nostro piccolo, evitando di abbandonare animali e segnalando ogni randagio che si incontra alle autorità competenti (vedi DEA TIPS), proviamo a vedere “a freddo” cosa è necessario “fare” e “non fare” in caso di contatto con branchi di cani sciolti.

Che cosa non fare

  • Aggredirli: urlare, lanciargli contro oggetti, alzare le mani e tentare in altro modo di colpirli è la prima cosa da evitare in assoluto: scatenerebbe l’aggressività anche di un animale senza intenzioni minacciose.
  • Guardarli negli occhi: viene inteso dalla maggior parte degli animali (non solo cani) come un atteggiamento di sfida e minaccia. Guardate lontano all’orizzonte. Riuscirete lo stesso a tenere d’occhio la situazione.
  • Mettersi a correre: i cani vi correrebbero dietro o per giocare o perché gli state facendo credere di essere una “preda”.
  • Fare movimenti bruschi: gesti scomposti o troppo rapidi possono essere interpretati come minacce.
  • Tenere del cibo in mano: potrebbe essere l’obiettivo dei cani. Liberatevene gettandolo a terra o, meglio, lanciandolo lontano.
  • Cercare di interagire: accovacciarsi o cercare il contatto non è una buona idea se il o i cani mostrano atteggiamenti visibilmente aggressivi, tanto più se sentono spalleggiati da un gruppo. Il discorso è diverso, ovvio, se il cane cerca il contatto amichevole, è spaesato o ferito e ha bisogno di aiuto. Ma anche in questo caso è meglio segnalare subito il caso alle autorità competenti se non avete esperienza e non sapreste come portarceli voi stessi.

Che cosa fare

  • Assumere un atteggiamento neutro: bisogna cercare di rimanere il più possibile indifferenti e impassibili e di trasmettere sensazioni neutre (né belligeranti né di terrore) anche col linguaggio del corpo: busto eretto, braccia lungo i fianchi e sguardo all’orizzonte.
  • Retrocedere lentamente: se l’aggressività è stata scatenata da un’invasione del territorio da parte vostra, ci sono buone probabilità che il cane o il gruppo si plachi, semplicemente, uscendone. Fate qualche passo indietro, prima senza voltarvi e poi girandovi sul fianco. Se non vedete segni di aumento di aggressività e anzi si acquietano, giratevi completamente e allontanatevi, ma sempre molto, molto lentamente e senza mai fissarli negli occhi.
  • Rifugiarsi in un luogo sicuro: se per qualunque motivo e come estrema possibilità foste costretti a scappare, cercate subito un rifugio sopraelevato o comunque non raggiungibile dagli animali. Non sfidate i cani sulla velocità: non vincereste mai!
  • Rispondere ad aggressioni con atteggiamenti di sicurezza e forza: lo scontro diretto è da evitare il più possibile, ma se foste attaccati per primi cercate di mostrarvi sicuri, forti e pronti a reagire.


photo credit: ressaure via photopin cc

Tipsby Dea

Segnalare sempre i randagi

Gli animali randagi, soli o in branco, vanno sempre segnalati alle Autorità competenti telefonando alla Polizia municipale, alla Asl o direttamente al canile (Legge 281). E' importante per ridurre il rischio di problemi sanitari e di aggressioni da parte di branchi inselvatichiti e per garantire un futuro migliore agli animali stessi.