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Non solo mascherine. Come i rifiuti della pandemia stanno uccidendo i nostri animali

La pandemia da COVID-19 sta facendo soffrire gli animali ed il nostro pianeta. Ecco cosa possiamo fare per evitarlo.

La pandemia da COVID-19 sta facendo soffrire gli animali ed il nostro pianeta. Ecco cosa possiamo fare per evitarlo.

Le mascherine e i guanti, utili a proteggere dal virus SARS-CoV-2, oramai tristemente noto come COVID-19, si stanno rivelando una grande minaccia per la fauna selvatica e domestica. Ma non è solo questo: tra cene delivery e aperitivi take-away casalinghi, rigorosamente postati su Instagram e su tutti i social media con hashtag #restiamoacasa, nell’ultimo anno ci siamo resi responsabili dell’importante aumento dei rifiuti in plastica monouso.

Mascherine e guanti fanno male agli animali

Con 500 morti al giorno (solo in Italia) è difficile portare l’attenzione su altri tipi di vittime, ma anche la nostra fauna sta soffrendo gli effetti della pandemia dovuti soprattutto alla disattenzione nello smaltimento dei dispositivi di protezione individuale.

Tra i caduti di questo ultimo anno troviamo un pesce intrappolato nel dito di un guanto di gomma nei Paesi Bassi, un pinguino in Brasile con una mascherina nello stomaco e una volpe nel Regno Unito impigliata negli elastici di una mascherina.

Ma anche gli animali domestici sono a rischio. In diverse parti del mondo sono stati segnalati casi di ingerimento di mascherine da parte di cani e di gatti. Questo ci fa comprendere che anche tra le mura domestiche possono capitare degli imprevisti pericolosi.

Cosa possiamo fare per proteggere la nostra fauna dai rifiuti pandemici

Hai mai staccato l’elastico della mascherina prima di buttarla nella spazzatura? Se la risposta è no, questa è la prima cosa che dovresti fare per limitare i danni. Uccelli e gatti randagi rovistano spesso nella spazzatura alla ricerca di cibo. Trovando una mascherina all’interno potrebbero impigliarsi negli elastici con il becco o con le zampe, com’è capitato al pettirosso americano la cui foto ha fatto il giro del mondo.

pettirosso

Pettirosso intrappolato in una mascherina. Photo: Sandra Denisuk

Ai fini di sensibilizzare le masse, sui social è diventata virale la campagna “Taglia l’elastico prima di gettare la mascherina nella spazzatura!”, a cui hanno aderito personaggi noti come Licia Colò, famosa per il suo Alle falde del Kilimangiaro, ma anche associazioni animaliste come la LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli).

Ma la problematica della cosiddetta “pandemic trash” non si limita all’elastico delle mascherine, bensì allo smaltimento generale dei dispositivi di protezione individuale, spesso gettati per strada, sulle spiagge o nei parchi. Questa noncuranza da parte dell’essere umano si sta trasformando in una delle minacce più pericolose per l’ecosistema e per la fauna, portando irrimediabilmente verso un punto di non ritorno.

È stato proprio il WWF a lanciare l’allarme, dichiarando che:

se anche solo l’1% delle mascherine venisse smaltito non correttamente, e magari disperso in natura, questo si tradurrebbe in ben 10 milioni di mascherine al mese disperse nell’ambiente. Considerando che il peso di ogni mascherina è di circa 4 grammi, questo comporterebbe la dispersione di oltre 40mila chilogrammi di plastica in natura: uno scenario pericoloso che va disinnescato.

Ma si sa che le donne possono salvare il mondo.

Ora, non ti chiediamo di vestire i panni di una supereroina Marvel o di viaggiare con la mente in un futuro post-apocalittico, ma certo puoi fare la tua parte e dare il buon esempio semplicemente ricordandoti di rimuovere l’elastico dalla mascherina quando la getti nella spazzatura. Questo può salvare la vita a tanti animali selvatici che popolano le nostre città ed il nostro paese.

Del fatto che le mascherine non si buttano per terra non dobbiamo nemmeno parlare, vero?

Per quanto riguarda i guanti, seppur siano meno utilizzati delle mascherine, è necessaria una qualche accortezza in più. Il suggerimento è quello di tagliarli completamente prima di smaltirli per evitare che gli animali restino intrappolati. Non a caso, ad agosto 2020 è stato segnalato nei Paesi Bassi un caso di un pesce persico incastrato nelle dita di un guanto.

Aiutare i nostri animali (e il nostro pianeta) è compito di tutti noi e non si può più rimandare.

Un sito web che raccoglie le segnalazioni delle vittime animali della pandemic waste

Alcuni ricercatori hanno creato un sito web nel quale chiunque può segnalare l’avvistamento di animali vittime dei rifiuti pandemici.

Il portale (www.covidlitter.com) è ancora poco utilizzato perché poco conosciuto, ma è attivo da oltre un anno per il tracciamento di tale problematica.

La prima segnalazione, nell’aprile 2020, riguarda un pettirosso americano impigliato in una mascherina in Canada. Altri incidenti includono animali selvatici, domestici e fauna marina, ma ancora i numeri possono dirsi sottostimati rispetto alla reale portata del problema.

Un male anche per l’ambiente e non solo per gli animali

Che la pandemia da COVID-19 abbia ostacolato l’ambizione globale di ridurre la plastica non è una novità. Per esempio, nel Regno Unito è stato sospeso l’addebito obbligatorio dei sacchetti nelle consegne online, mentre negli USA è stata limitata la possibilità di portare le borse della spesa riutilizzabili direttamente da casa. In tutto il mondo è aumentato l’asporto, con conseguente utilizzo di bicchieri e contenitori usa e getta, e il restare forzatamente a casa ha aumentato la produzione di rifiuti plastici.

Inoltre, in alcuni comuni italiani, a tutti i soggetti positivi al COVID-19 è stata vietata la raccolta differenziata dei rifiuti, per ridurre il timore di trasmissione involontaria. Questo ha portato ad un duplice effetto: contenimento del rischio, che ancora non è chiaro se sia realmente avvenuto, e un impatto ambientale devastante.

Inoltre, nel caso dei rifiuti plastici, la dispersione nell’ambiente è sempre all’ordine del giorno. Questa pratica era un tumore per il pianeta anche prima della pandemia e in quest’ultimo anno sembra che i dati siano notevolmente aumentati.

Il 2021 poteva essere l’anno del plastic-free, ma per questo dobbiamo attendere ancora un po’.

Cosa possiamo fare per limitare i danni

Di seguito alcuni consigli per limitare i danni alla fauna selvatica e all’ambiente:

  1. Utilizza mascherine lavabili e riutilizzabili;
  2. Alle salviette igienizzanti preferisci un gel in boccetta, magari che si possa riempire al termine con un prodotto sfuso;
  3. Ricorda di tagliare gli elastici alla tua mascherina prima di buttarla;
  4. Preferisci prodotti sfusi oppure che abbiano un packaging biodegradabile (o comunque non in plastica);
  5. Evita cosmetici e prodotti che nell’INCI contengono polietilene (PE), polietilene tereftalato (PET), polipropilene (PP), politetrafluoroetilene (PTFE), Nylon (Nylon-12), polimetilmetacrilato (PMMA);
  6. Bevi acqua del rubinetto (è sicura).

Ci stai ancora pensando? Ne va della salute delle generazioni future, degli animali e del nostro pianeta.