Editoriali
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Jalisse a Sanremo: una storia (in)finita

Niente da fare, di nuovo: nemmeno nel 2023 vedremo il duo al Festival di Sanremo. Qualcuno ci dica perché, dopo la vittoria nel 1997, l’Ariston è diventato per loro un tabù.

Niente da fare, di nuovo: nemmeno nel 2023 vedremo il duo al Festival di Sanremo. Qualcuno ci dica perché, dopo la vittoria nel 1997, l’Ariston è diventato per loro un tabù.

Ragazz*, siamo seri: in questo Festival di Sanremo dal rétro-gusto Anni '90 che ci ha apparecchiato Amadeus, quanto ci sarebbero stati bene i Jalisse? E invece no, il conduttore e direttore artistico ci ha privati di nuovo del piacere di vedere l’iconico duo sul palco dell’Ariston.

Puntuale come Una poltrona per due sotto Natale, anche quest’anno è arrivata l’esclusione dei coniugi Fabio Ricci e Alessandra Drusian dalla kermesse canora.

«26 no, ma non ci fermiamo. In bocca al lupo al ricco e variegato cast di Sanremo 2023 e buon lavoro ad Amadeus. Viva il Festival!», hanno scritto sui canali social i Jalisse con malcelata amarezza, ricordando poi l’uscita del singolo natalizio “Noi l’unica salvezza, così come di aver realizzato la colonna sonora del film "4 Misteri ed un Funerale": i nuovi Morricone di cui non sapevamo di avere bisogno.

Ipotizziamo: i brani che ogni anno i Jalisse presentano sono veramente brutti oppure stanno antipatici a qualcuno? Ci sentiamo di dire che la seconda ipotesi sia la più probabile, dato che all’Ariston non vengono proposti sempre dei capolavori. C’è in realtà una terza ipotesi: ovvero che i Jalisse stiano ancora pagando per la vittoria scomoda del 1997, un trionfo nemmeno da underdog (ci permettiamo di citare la premier), ma proprio da sconosciuti. Sfruttando la regola che all’epoca permetteva ai finalisti non vincitori della sezione "Nuove Proposte" dell'edizione precedente di contendersi quattro posti tra i "Campioni", i Jalisse sbancarono Sanremo con Fiumi di parole: rimane una delle vittorie più discusse del Festival per gli strascichi polemici, che compresero tra l’altro accuse di plagio (per la somiglianza con Listen to Your Heart dei Roxette).

I Jalisse come Davide contro Golia, l’etichetta indipendente che sconfigge le major. Gli sconosciuti che fanno saltare il banco e per questo da punire con la damnatio memoriae. Può essere, ma va anche analizzato il contesto. La loro vittoria si inserì infatti un triennio anomalo: nel 1996 Ron e Tosca “scipparono” il primo posto a Elio e le Storie Tese, mentre nel 1998 Annalisa Minetti vinse addirittura in entrambe le categoria (Giovani e Campioni). Insomma, di cose strane ne succedevano.

All'Eurovision Song Contest del 1997, Fiumi di parole ottenne il quarto posto, con ombre di boicottaggio addirittura a opera della Rai, che avrebbe dovuto organizzare l’edizione successiva in caso di vittoria dei Jalisse, operazione ritenuta commercialmente svantaggiosa visto lo scarso interesse che la kermesse canora riscuoteva all’epoca. Verofalso, citando Paolo Meneguzzi (anche tu quanto ci manchi)? Nel dubbio, #JeSuisJalisse. Per l'edizione del 2022 i Jalisse avevano proposto alla commissione artistica per il Festival di Sanremo il brano “È proprio questo quello che ci manca”. Che no, non parlava dell’Ariston. Dopo l'esclusione numero 25, Fabio e Alessandra scrissero una lettera ad Amadeus, per chiedergli lumi. Non ricevettero risposta: «Forse non abbiamo messo il francobollo giusto», commentarono. Abbiamo accennato a eventuali antipatie, eppure i Jalisse pare abbiano estimatori anche di un certo spessore: nel 2021 avevano scritto al Presidente della Repubblica per invitarlo ad ascoltare il loro ultimo disco “Voglio emozionarmi ancora”, ricevendo una lettera dal Quirinale, che li esortava a inviare l’album.

Ora, si potrebbe anche dire che a disco donato non si guarda in bocca, ma sarebbe solo una cattiveria. Come lo è quella di escludere ancora i Jalisse da Sanremo. Che poi, alla fine, riflettiamoci un attimo: il figlio di Gigi D’Alessio sì e loro due no?

Foto apertura: LaPresse